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Aggressione a parroco di Varapodio, individuati i presunti autori

2 min di lettura
Varapodio. Aggredito il parroco, è ricoverato per lesioni

Denunciati 2 cugini, episodio al termine di una funzione funebre

Sono due cugini i presunti autori dell’aggressione ai danni di don Giovanni Rigoli, parroco di Varapodio, in provincia di Reggio Calabria, avvenuta la sera del 15 gennaio scorso.

Ad individuare i due – per i quali è scattata una denuncia per lesioni, violenza privata e turbamento di funzioni religiose – sono stati i carabinieri della Compagnia di Taurianova.

I militari, a distanza di qualche giorno, sono riusciti a ricostruire quanto accaduto all’interno della chiesa di Santo Stefano di Varapodio, quando il sacerdote, al termine di una messa di suffragio per una emigrante da poco deceduta in Australia, è stato aggredito da alcuni parenti della defunta restii a sottostare ad alcune disposizioni parrocchiali legate alla liturgia.

Per dare un volto ed un nome ai responsabili del gesto delittuoso, i militari, oltre alla denuncia del parroco, hanno acquisito e analizzato le videoregistrazioni delle telecamere di zona e le testimonianze delle persone presenti al momento del fatto.

Così facendo hanno stretto il cerchio attorno a due cugini, uno di Varapodio e l’altro di Taurianova, ritenuti gli autori dell’aggressione.

A chiarire i motivi alla base della reazione violenta dei due, uno dei quali segnalato in passato per oltraggio a pubblico ufficiale, è stato lo sacerdote che ha raccontato di essere intervenuto, al termine della funzione, per evitare che si creasse un assembramento di persone. Disposizioni non recepite dai familiari della defunta.

A quel punto il prete ha chiesto nuovamente il rispetto delle norme ma è stato raggiunto da uno dei due cugini che, secondo quanto riferito, lo ha afferrato per i polsi e strattonato intimandogli di lasciare immediatamente la chiesa.

L’altro presunto aggressore, approfittando del fatto che il prete fosse immobilizzato, si è posto alle sue spalle e gli ha assestato una testata nell’incavo della nuca.

Gli accertamenti dei carabinieri proseguono adesso per chiarire anche ciò che è avvenuto all’esterno della chiesa di Santo Stefano a seguito dell’aggressione.

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