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Aldo Moro a 40 anni dalla morte, l’ultima commovente lettera alla moglie

4 min di lettura
Aldo Moro, statista

Durante i 55 lunghissimi giorni di prigionia il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro scrisse numerose lettere. Molte delle quali alla moglie Eleonora Chiavarelli, a cui dedicò questa ultima commovente lettera.

40 anni sono trascorsi dalla morte di Aldo Moro, il presidente della Democrazia Cristiana, rapito il 16 marzo 1978 e ucciso il 9 maggio successivo dopo cinquantacinque interminabili giorni di prigionia che sconvolsero l’Italia intera.

Lo statista durante la lunga detenzione nel covo di via Camillo Montalcini 8, Roma, scrisse moltissime lettere – alcune delle quali furono secretate dal Parlamento dopo il primo processo – al presidente del Consiglio Giulio Andreotti, al partito della Democrazia Cristiana, al presidente della Repubblica Giovanni Leone e al ministro dell’Interno Francesco Cossiga, tra gli altri. Ma la prima destinataria delle sue missive e dei suoi pensieri fu sempre la moglie Eleonora Chiavarelli (1915-2010), sposata nel 1945 e con la quale ebbe quattro figli: Maria Fida, Anna, Agnese e Giovanni.

Dopo il rapimento da parte delle Brigate Rosse del 16 marzo 1978 in via Fani (durante il quale rimasero uccisi i cinque uomini della scorta Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi), i brigatisti cominciarono una sorta di trattativa per concludere il sequestro senza l’uccisione di Moro; 55 giorni che si conclusero nel peggior modo possibile.

Aldo Moro ed Eleonora Chiavarelli

La commovente ultima lettera di Aldo Moro

Tra le righe di questa ultima lettera che pubblichiamo traspare tutta la sofferenza e la rassegnazione di un uomo che si sente ormai un uomo solo, abbandonato da tutti, certo di non poter più rivedere l’amata famiglia.
Ecco l’ultima toccante lettera alla moglie Eleonora Chiavarelli (che amava chiamare Noretta) recapitata il 5 maggio 1978.

 

Mia dolcissima Noretta,

dopo un momento di esilissimo ottimismo, dovuto forse ad un mio equivoco circa quel che mi si veniva dicendo, siamo ormai, credo, al momento conclusivo. Non mi pare il caso di discutere della cosa in sé e dell’incredibilità di una sanzione che cade sulla mia mitezza e la mia moderazione.
Certo ho sbagliato, a fin di bene, nel definire l’indirizzo della mia vita. Ma ormai non si può cambiare. Resta solo di riconoscere che tu avevi ragione. Si può solo dire che forse saremmo stati in altro modo puniti, noi e i nostri piccoli.
Vorrei restasse ben chiara la piena responsabilità della D.C. con il suo assurdo ed incredibile comportamento. Essa va detto con fermezza così come si deve rifiutare eventuale medaglia che si suole dare in questo caso. È poi vero che moltissimi amici (ma non ne so i nomi) o ingannati dall’idea che il parlare mi danneggiasse o preoccupati delle loro personali posizioni, non si sono mossi come avrebbero dovuto. Cento sole firme raccolte avrebbero costretto a trattare. E questo è tutto per il passato.
Per il futuro c’è in questo momento una tenerezza infinita per voi, il ricordo di tutti e di ciascuno, un amore grande grande carico di ricordi apparentemente insignificanti e in realtà preziosi. Uniti nel mio ricordo vivete insieme. Mi parrà di essere tra voi.
Per carità, vivete in una unica casa, anche Emma se è possibile e fate ricorso ai buoni e cari amici, che ringrazierai tanto, per le vostre esigenze. Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani.

Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile.

Sono le vie del Signore. Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo. Amore mio, sentimi sempre con te e tienimi stretto. Bacia e carezza Fida, Demi, Luca (tanto tanto Luca) Anna Mario il piccolo non nato Agnese Giovanni.
Sono tanto grato per quello che hanno fatto.

Tutto è inutile, quando non si vuole aprire la porta.

Il Papa ha fatto pochino: forse ne avrà scrupolo.

 

Antonio Pagliuso

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