Alfredo Cosco e Carmelo Musumeci: Le Urla Dal Silenzio
2 min di letturaLe Urla dal silenzio: Blog composto dagli scritti di chi sta in carcere, da chi sta fuori del carcere, da chi sta nella linea dell’interesse e vuole conoscere le condizioni di pene che già Beccaria condannò.
Dei delitti e delle pene. Quante pene per i delitti. Sono delitti anche le pene? Seguendo Beccaria che già nel 1764 chiedeva abolizione della pena di morte, essendo questa un altro delitto, leggiamo il libro di Alfredo e Carmelo, oggi, 12 Luglio 2015, on the road, in una via di Lamezia, nella domenica assolata d’estate. Le sedie fuori dal Comics, locale che Gian Lorenzo fa vivere, invitando fumettisti, recentemente c’è stato Daw, cantautori come Colandrea, giornalisti e scrittori, c’è stato Domenico Marcella con le sue interviste a donne catanesi, questa sera ospita Alfredo Cosco, ricercatore.
Siamo pronti. Ascoltiamo la favolistica storia dell’incontro e dell’intrecciarsi una corrispondenza fra Alfredo, studioso e curioso di situazioni al limite, e Carmelo, ergastolano ostativo. Alfredo è in piedi, nella strada. Nessun automobile passa e il carcere sembra una irrealtà, inventata e dimenticata. Sembra sia impossibile che un luogo di rieducazione, così il fine delle pene dovrebbe tendere, sia invece un luogo di vessazioni, di umiliazioni, di tormento. Si sta parlando del carcere duro, carcere poi soppresso, come l’Asinara, carcere dove si perseguiva l’annientamento della resistenza individuale con violenze e torture.
Carmelo Musumeci da quel carcere è andato via, benché ancora in carcere. Andato via, volando sui fogli della corrispondenza umana, trasvolando mari di incomunicabilità con lo studio, oltrepassando ogni sbarra con tutti i libri che lui ha letto, facendo dello studio il suo paradiso, e rimanendo ancorato al mondo dei carcerati come un megafono che urla dal silenzio. Questo ci sta dicendo Alfredo, mentre noi ci sentiamo piccolissimi, inutili e decisamente inadeguati davanti a queste forze centripete che irradiano energia. La fuga sta nel correre verso il centro della circonferenza. Nessun carcere potrà impedirlo. Da Cesare Beccaria, aspettando, noi tutti, l’Illuminismo. “Il fine delle pene non è di tormentare ed affliggere un essere sensibile. Il fine non è altro che d’impedire il reo dal far nuovi danni ai suoi cittadini e di rimuovere gli altri dal farne uguali.”
Ippolita Luzzo