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All’Uniter si discute della modernità di Gabriele D’Annunzio

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Marinella Vitale
Marinella Vitale

La modernità di Gabriele D’Annunzio, il più grande scrittore moderno della letteratura italiana, è stata al centro della conversazione della professoressa Marinella Vitale durante un incontro culturale “Quale D’Annunzio?” organizzato dall’Uniter di Lamezia Terme, presieduta da Italo Leone.
La relatrice con squisita puntualità ha delineato la complessità umana ed artistica del D’Annunzio che vive la sua vita in funzione dell’arte con lo sguardo attento ai mutamenti sociali e culturali non solo italiani ma anche europei collocandosi a pieno titolo nel Decadentismo europeo.
La critica, compresa quella più accreditata, ha interpretato la vasta produzione letteraria dannunziana alla luce di pregiudizi di carattere morale e politico i quali negli anni ‘70 cominciano ad infrangersi per dare spazio all’uomo e all’artista dai tratti a volte esaltanti ma a volte irritanti ma soprattutto mette in luce la modernità di questo personaggio eccezionale che estende i suoi interessi alle ricerche e agli studi condotti  in ogni campo.
Pertanto, per molti aspetti D’Annunzio è considerato un precursore dei nostri tempi. «Un aspetto decisamente moderno di D’Annunzio – ha chiarito Marinella Vitale – è l’arringatore di folle, l’abile stratega della propria immagine, addirittura il creatore di testi pubblicitari. Una tendenza manifestata ancora giovanissimo».
Il marketing, la comunicazione di massa, la pubblicità, individuabili nei diversi carteggi, rappresentano altri elementi presenti nella società odierna.
Oltre a fare pubblicità ad alcuni prodotti come l’Amaro Montenegro e l’Amaretto di Saronno, il poeta diede ai grandi magazzini milanesi il nome di La Rinascente e il nome di Saiwa ai noti biscotti rivelandosi innovativo anche nella lingua italiana con l’uso di termini come tramezzino, veicolo, “milite ignoto”, scudetto, riferito a quello tricolore posto, per la prima volta, sulle maglie dei legionari a Fiume in una partita di calcio.
«Ben più importanti, come comunicatore di massa, quei motti come “Eia eia alalà” e “Me ne frego”, di cui si approprierà il regime fascista» ha precisato Marinella Vitale aggiungendo che D’Annunzio comprese la portata rivoluzionaria dei mezzi di trasporto veloci come l’automobile e l’aereo.
Leggendaria è la sua Isotta Fraschini con cui attraversò la penisola, adesso esposta al Vittoriale insieme alla Fiat tipo 4. Di rilievo l’interesse del poeta per le innovazioni tecnologiche e i progressi scientifici ed anche per il cinema di cui intuì la potenzialità di attrarre le moltitudini, come amava definire le masse, mentre il teatro si rivolge ad una platea di spettatori più esigua.
E ancora, D’Annunzio con largo anticipo promosse il turismo culturale di massa, così diffuso ai nostri giorni, accogliendo al Vittoriale, dove visse «come un re etrusco seppellito dai suoi tesori», i visitatori tra cui scolaresche ed intellettuali del tempo permettendo loro la consultazione della sua ricchissima biblioteca.

Gabriele D’Annunzio

La modernità di D’Annunzio si coglie perfino nella difesa dei beni artistici e culturali per i quali Giovanni Spadolini nel 1974 istituì un ministero ed attualmente se ne occupano le varie soprintendenze, numerose fondazioni come la Fai, diverse associazioni come Italia Nostra.
D’Annunzio riuscì a salvare abbazie, monumenti, affreschi, volumi e spartiti preziosi e anche torri, borghi ed opere d’arte del nostro Paese e recensì i beni artistici della Sardegna.
Inoltre esistono documenti che attestano i suoi viaggi nel Meridione alla ricerca delle sue bellezze, purtroppo, senza conseguenze sul piano pratico.

Lina Latelli Nucifero

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