AMA Calabria. Alessandro Quarta, la musica come non l’avete mai ascoltata
3 min di letturaLamezia Terme, 30 novembre 2019. Splendida e indimenticabile serata al Teatro Grandinetti per il concerto di Alessandro Quarta plays Astor Piazzolla con l’Orchestra Femminile del Mediterraneo, diretta dal M° Antonella De Angelis nell’ambito della nuova stagione teatrale firmata AMA Calabria.
Una elegantissima orchestra d’archi tutta al femminile a fare da splendida cornice ad un trascinante Alessandro Quarta, violinista.
“Disordinario”e geniale, Quarta si presenta in palcoscenico in jeans sdruciti e T-shirt bianca, carico di monili come un divo del rock. In mano il suo violino, un Gagliano di scuola napoletana. E suona o meglio dispiega il suo opulento virtuosismo nell’interpretazione delle Cuatro Estaciones Porteñas, omaggio di Piazzolla al tango e alle Quattro Stagioni di Vivaldi. Il testo musicale, che nel suo tessuto narrativo conserva citazioni fedeli o abilmente mascherate delle stagioni vivaldiane, ha il fascino avviluppante di rarefatte atmosfere. L’orchestra è lieve, l’esecuzione di Quarta, tra lirismo e rigore ritmico, è pulsante attraverso momenti di tensione e distensione esattamente calcolati mentre passaggi nervosi e taglienti si stemperano in note sussurrate di rapinosa bellezza.
Dialoghi orchestrali pregevolmente diretti dalla De Angelis ed episodi solistici anche nel II tempo intervallato da divertenti incursioni durante le quali Quarta intrattiene il pubblico in una sorta di guida all’ascolto.
La scelta cade su alcuni dei più compiuti risultati del rinnovamento musicali operati da Astor Piazzolla in una sorta di racconto in musica della vita del grande autore argentino. Così Chau Paris è un riverbero della memoria, l’immagine lontana di una Parigi notturna e viva che prosegue in Rio Sena evocante dame con l’ombrellino a passeggio nel bosco di Fontainbleu o a chiacchierare allegramente al Moulin de la Galette come nei dipinti di Renoir. Alla raffinata melodia di Years of Solitude Quarta affida la lucida, interiorizzata contemplazione del dolore, un grido in musica che nel sottofinale si placa in una nota carezzata, un pianissimo prodigiosamente impercettibile. Poi è la volta di Oblivion, colonna sonora del film “Enrico IV” che restituisce la (finta?) follia del re in un piano di struggente tenerezza attraversato da torsioni e dissonanze.
Ancora la sensualità de La Muerte de l’angel, uno dei brani più significativi di Piazzolla che scuote il cristallizzato mondo del tango con l’introduzione del “tango nuevo” come equazione di tango+tragedia+commedia+bordello. Sensualità ed erotismo anche per Jeanne y Paul, colonna sonora di “Ultimo tango a Parigi”; le tumultuose note di Fracanapa e poi lo slancio aereo, travolgente e passionale, che si chiude nell’imperioso finale di Libertango.
Quarta e il suo violino, protesi incarnata nel suo corpo che sussulta, si contrae, si inarca godendo di ogni nota mentre l’archetto percuote, carezza, struscia sullo strumento con una cura e un colore del gesto che diventa libido sonora dove la passione non è fatta solo di controllati impeti di soggettivismo e di abbandoni sensuali ma è profonda sensibilità e varietà di sentimenti in relazione con una ricchezza di vita interiore che rivela sacrificio e amore per lo studio continuo, per la ricerca e la sperimentazione.
Alessandro Quarta, violinista non convenzionale. Sintesi perfetta tra passione, tecnica e rigore formale. Suona come un dio ma conserva la terrena carnalità dell’uomo Alfa trascinando la platea nel vortice orgiastico di una musica di terribile bellezza.
Standing ovation e bis con un superbo Paganini versione pop con torsioni acustiche e pizzicato.
Giovanna Villella
[ph_Marco Masi /Courtesy AMA Calabria, Lamezia Terme]