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AMA Calabria. Divina Noa in “Letters to Bach”

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Lamezia Terme, 21 febbraio 2020. Magnifica serata al Teatro Grandinetti nell’ambito della nuova stagione teatrale firmata AMA Calabria. Ospite l’artista israeliana Achinoam Nini in arte Noa con il concerto Letters to Bach accompagnata dai musicisti Gil Dor (chitarra) e Or Lubianiker (basso elettrico). Un progetto discografico prodotto dal leggendario Quincy Jones.

Elegante, si presenta sul palco in abito di tulle nero nude look. L’empatia con il pubblico è immediata. Un saluto in italiano e poi la sua voce avvolgente e melodiosa  porge le parole in inglese, in ebraico e in italiano come un racconto in musica. E la cosa meravigliosa è che Noa canta anche con le mani che si muovono armoniose disegnando linee nell’aria o suonano le percussioni  mentre le dita volano leggiadre sui chimes.

Nella sequenza dei brani la sua linea vocale si modula fino a creare atmosfere rarefatte e suggestive.

U.N.I., You and I, Tu ed io è la prima bellissima canzone d’amore che esprime anche i dubbi e le paure “Come possiamo vivere nell’angoscia e nella paura / Come possiamo proteggere tutto quello che ci è caro / Come possiamo prendere il nostro destino nelle nostre mani?”

A seguire Now, una lirica dolcissima di luce e di speranza accompagnata dai sublimi accordi di chitarra di Gil Dor. Poi la performance di Noa alle percussioni che raggiunge l’apoteosi in Blue touches blue con quel suo “bisogno di essere più forte” mentre raccoglie “tutte le lacrime e gli anni nel palmo della mano” e ancora Shalom Shalom, una canzone contro la guerra “per dire una parola o due / in nome dell’amore e dell’innocenza”.

Arriva l’interazione con il pubblico in un dialogo cantato con accompagnamento di percussioni e chitarra e ancora I don’t now in cui si chiede “Se io posso volare, volare ora / sono le mie ali abbastanza forti per sopportare/i venti li fuori?/ Hey, Io non lo so” e quel  Non lo so sussurrato in italiano al tintinnio delle campane tubolari prosegue in un recitativo cantato con sonorità orientaleggianti “Sometimes I’m afraid”  (qualche volta ho paura)  invitando gli spettatori ad unirsi a lei nell’esecuzione di I don’t know come in una preghiera.

“Siamo tutti immigrati, alcuni di noi oggi, altri anni fa, alcuni nel corpo, altri nello spirito. Ho attraversato gli oceani del mondo molte volte, la mia casa è una canzone. Avere una barca nel cuore del mondo sotto la luna malinconica…” con queste parole l’artista offre il suo omaggio alla canzone partenopea nella sua versione da brividi di Santa Lucia luntana sempre con la magica chitarra di Gil Dor.

Poi il suo speciale tributo alla nonna Raphel, una piccola e forte donna yemenita e sua maestra di vita, femminista ancor prima che inventassero la parola, scomparsa qualche mese fa all’età di 97 anni.

Il brano strumentale Rain dance, magistralmente eseguito dai maestri Gil Dor alla chitarra e Or Lubianiker  al basso elettrico, traghetta il pubblico nella seconda parte dello spettacolo. Noa, dopo un cambio d’abito, vestito lungo color ottanio, inizia il suo “lyrical offering” a Bach con The race e poi una dichiarazione d’amore al grande genio musicale “Shalom Johann Sebastian Bach. Posso chiamarti solo Johann? Sono io, Noa. Come posso spiegarti quanto profondamente tu mi ispiri? Quanto sono affascinata da te? Circa tre anni fa ho iniziato a sognare la tua musica di notte. Ha iniziato a perseguitarmi e accompagnarmi ovunque andassi e poi le parole hanno cominciato a scorrere nella mia mente e nel mio cuore come acqua, danzando con la tua musica, danzando con te fino a quando ho firmato un intero progetto dedicato a te. L’ho chiamato Lettere a Bach, Letters to Bach. Ogni canzone è una lettera  scritta a te attraverso gli anni con rispetto, stupore, meraviglia e amore”  seguita da Little lovin’ su musica dell’Invenzione #4 di J. S. Bach.

E così, la voce divina di Noa, attraversata da coloriture liriche, innesta su un tappeto sonoro classico tematiche moderne in una delicata alchimia di classe e humour raffinato.

Noa sceglie spesso la forma compositiva dell’Invenzione per le sue narrazioni cantate utilizzando un contrappunto a due voci per i temi in cui, con leggiadra ironia, parla di ecologia, della necessità di salvare il pianeta, dell’amore ai tempi di Internet, del rapporto madre-figlia e della dipendenza dei giovani dai social media. Mentre, con una vocalità caratterizzata da lucentezza timbrica, affida alle più ampie architetture sonore create da Bach, come le cantate e le sonate, i temi della speranza, dell’amore universale e della spiritualità.

“Caro Johann, il mondo è cambiato così tanto da quando tu eri vivo. Ma alcune cose son rimaste le stesse. Gli uomini stanno ancora combattendo guerre orribili e inutili. Dio è ancora troppo spesso usato come strumento di odio piuttosto che come riflesso d’amore, ma le donne, oh le donne, hanno veramente spiegato le ali! Nel Paese in cui vivo, donne israeliane e palestinesi lavorano insieme per la pace. Sono forti, ostinate, sagge, belle. Sono le donatrici e le protettrici della vita. Immagina Johann, ai lati opposti del muro, mai a riposo, finché esso non cade.” Queste  le parole per introdurre Look at me sulla musica del largo da Concerto #5 per piano in F minore, un inno alla sorellanza e alla forza delle donne.

“Caro Johann, lo sai anch’io sono una musicista… Non come te, nessuno potrebbe essere mai come te. Anch’io ho dedicato la mia vita alla musica, ho fatto del mio meglio per glorificarla. Voglio raccontarti di una donna che ho incontrato. Una malata, Johann, molto malata. Amava le mie canzoni, voleva incontrarmi prima di togliersi la vita. Sì Johann, noi possiamo farlo oggi in Svizzera per esempio, non  troppo lontano da dove di solito vivevi. Riesci a immaginare? Questa donna aveva scelto la morte ma nei suoi occhi sorridenti ho visto tutta la gioia della vita! Quanto era coraggiosa questa donna, quanto era libera! E cosa sappiamo davvero della morte, Johann? E perché la santifichiamo? La tua Messa in Si minore è una delle cose più sorprendenti che io abbia mai sentito ma è stata scritta per santificare la morte o per celebrare la vita? Credevi  in Dio Johann? Ascoltare la tua musica mi fa credere in Lui. E gli angeli? Credevi in Loro? Stavo pensando che gli angeli saranno sbalorditi da questa donna proprio come sono sicuramente sbalorditi da te.” Questa la breve introduzione per All of the Angels su musica della Cantata #140 che, in una dimensione profondamente spirituale, descrive l‘accoglienza dell’anima di questa donna da parte degli Angeli richiamando alla mente il canto religioso “[…] accorrete Angeli del Signore / Accogliete la sua anima / e presentatela al trono dell’Altissimo …”.

“Caro Johann, c’è un uomo che vorrei tu potessi incontrare. Il suo nome è Elon Musk,  è davvero pazzo ma meraviglioso. Lo amo perché sembra sempre pensare al  mondo e a come risolvere i suoi numerosi problemi. È brillante, innovativo, audace e nessuno riesce a capirlo… mmm, scrivendo quest’ultima frase mi rendo conto che suona come una descrizione perfetta di te.” Ancora una introduzione per  Mars su musica dell’Invenzione #6, una lirica “ecologista” dedicata a Elon Musk, grande innovatore nel campo della tecnologia, delle energie rinnovabili e della esplorazione nello spazio.

“Caro Johann, sono sposata con l’uomo più adorabile, il mio amore d’infanzia. È un dottore, lo amo così tanto! Sono sicura che hai amato Anna Magdalena. La sua voce ti ha ispirato quando hai scritto la tua musica straordinaria. Ho letto da qualche parte che parlavi diverse lingue. Quale parlavi a casa? E la cosa più importante, come comunicavi prima di WhatsApp? Queste le parole per introdurre Vertigo su musica dell’Invenzione #5, in cui canta l’amore ai tempi dei social network.

“Venti figli, venti figli? Come sei riuscito a farcela? Io ne ho tre e sono sull’orlo di un esaurimento nervoso. Soprattutto per mia figlia adolescente Enea, la regina di Instagram. Ho scoperto che i tuoi figli erano davvero rispettosi, nessuno ti disturbavi mentre stavi componendo… genio al lavoro…shhh… Bene, non più, nel 2020 noi siamo gli studenti, loro sono gli insegnanti. Ma alla fine, genitori, figli, adolescenti, mendicanti, amanti, costruttori, magnati, quelli che raggiungono la luna e quelli che su questo cantano canzoni, tutti noi abbiamo bisogno d’amore e molto, questo, mio caro Johann, non è cambiato affatto.” Preambolo ironico per Oh, Mama dear (Enea’s song) su musica dell’Invenzione #13 in cui indaga, con un sorriso, il rapporto con sua figlia che come la maggior parte dei giovani “vive” sui social tra “stories” e “selfie”.

L’universo sonoro bachiano accompagna il saluto finale di Noa al pubblico di Lamezia e poi doppio bis con Beautiful that way, in duetto con sua figlia, dal film La vita è bella di Roberto Benigni e una toccante Ave Maria su musica di J.S. Bach e Gounod.

E se la musica di Bach, secondo le parole Goethe, è “Un colloquio di Dio con se stesso, poco prima della Creazione”, la voce di Noa è “uno spiraglio di Paradiso”.

Lunga, lunghissima ovazione finale.

Giovanna Villella

[ph_Antonio Raffaele]

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