Annullato sequestro cellulari a carico di 2 detenuti a Rossano
2 min di letturaIl difensore: non è provato il loro coinvolgimento. Confermato per altri
Il Tribunale del riesame ha annullato il sequestro di cellulari e altri oggetti elettronici a carico di due detenuti nel carcere di Rossano effettuato il 7 febbraio scorso.
In quella occasione, la Polizia penitenziaria sequestrò numerosi cellulari a carico di un centinaio di detenuti, molti dei quali ristretti nei reparti di alta sicurezza.
Il sequestro è stato poi convalidato per tutti tranne che per M.G. e P.G., entrambi difesi dall’ avvocato Mario Alberelli del Foro di Cosenza.
“Sono particolarmente soddisfatto – afferma il legale in una nota – non solo perché è stato annullato il sequestro nei confronti dei miei assistititi, ma anche perché il Tribunale del Riesame, in una composizione così altamente qualificata, ha accolto tutti i motivi di ricorso che ho suggerito”.
Il Collegio, accogliendo l’istanza dell’avvocato Alberelli, ha ritenuto illegittimo il sequestro e la successiva convalida, per erronea attribuzione agli indagati dei beni oggetto di sequestro.
Secondo quanto riferito dal legale non è stato dato l’avviso ai detenuti di nominare un difensore dal momento che il sequestro è stato fatto il 6 febbraio ma solo il giorno successivo i detenuti sono stati avvisati che potevano farsi assistere da un difensore.
Il legale ha anche sottolineato la differenza tra il decreto della Procura, dove si afferma che i cellulari erano “detenuti nelle camere di pernottamento”, ed il verbale di sequestro della Polizia penitenziaria dove invece si dice che i “cellulari erano nell’areatore metallico del bagno delle camere”.
Luogo, ha evidenziato il legale, dove i cellulari potrebbero essere stati messi da chiunque.
Ogni smartphone rinvenuto in carcere, sostiene l’avvocato Alberelli, è sicuramente un indizio di reato, ma è mancato il legame tra i due detenuti del reparto di alta sicurezza ed il materiale elettronico che potrebbe aver lasciato chiunque.
I telefoni, ovviamente, costituendo comunque un reato, sono rimasti a disposizione della Procura di Castrovillari.