L’antico mulino delle fate: un albero con le radici
2 min di letturaIn questo breve video abbiamo cercato di raccontare le emozioni ricevute durante la ricerca della nostra storia: quella personale, di chi è andato via per lavoro, ma anche quella collettiva, di un intero popolo che ha tranciato le sue radici, ha dimenticato, è stato colto da amnesia.
Con amore e sacrificio abbiamo dato voce allo spirito di un grumo di rovine abbandonate da oltre un secolo e destinate a scomparire a causa dell’incuria umana.
Ma quelle rovine, a differenza delle macerie, che sono afone, non appena le abbiamo incontrate ci hanno parlato, sono divenute eloquenti per i nostri cuori assetati di conoscenza.
E’ stato un percorso difficile ma entusiasmante. Ogni passo, per quanto arduo, ci ha dato la forza per andare avanti.
Abbiamo ripreso un dialogo, fra noi e i luoghi. Abbiamo ascoltato quel che aveva da dirci questa piccola valle addossata ad un centro storico che è esso stesso fatto di rovine e nel quale vivono pochi irriducibili.
In questo percorso di riscoperta non ci siamo mai sentiti soli: spontaneamente, con sincera generosità, si sono avvicinati a noi scrittori, poeti, artisti, gente comune. Ognuno ci ha donato il suo amore incondizionato ed il suo aiuto. E, giorno dopo giorno, ci siamo ritrovati in tanti, con gli stessi sentimenti e lo stesso desiderio di riallacciare un legame sfilacciato. Con la speranza di contribuire a far rivivere un mondo più vero, più bello, più buono, un mondo per gente con l’anima!
Come scrive Francesco Bevilacqua, forse siamo riusciti a dimostrare che oltre al PIL (prodotto interno lordo) esiste anche un FEN, acronimo che sta per “felicità esterna netta”, un indicatore che non può omettersi nel valutare il benessere autentico di una comunità che serba memoria.
Più che un PNRR (“piano nazionale di ripresa e resilienza”) occorre un PLRR, ossia un “piano locale di riconoscenza e rigenerazione” (sempre Bevilacqua).
Perché anche i luoghi hanno un’anima e senza di loro non riusciremo mai ad essere realmente noi stessi, a creare futuro. Perché, come diceva Carlo Levi, “il futuro ha un cuore antico”. E noi non abbiamo mai visto un albero dare frutti se ha le radici recise.
Associazione Culturale – “Amici dell’Antico Mulino delle Fate”