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Antico oroscopo… (ancor prima di Paolo Fox)

9 min di lettura

L’astrologia è un’arte divinatoria tanto antica quanto controversa: senza delegittimare il corpus astrale di Lucio Ampelio, derubricato a buona mitologia, preme sottolineare l’atteggiamento dell’uomo colto di Roma, rivolto alle costellazioni, nell’animo del Faber fortunae suae!
oroscopoE’ il caso di  Quinto Orazio Flacco (65 a.C. – 8 a.C.), il poeta della consapevolezza felice, un Kant dell’antichità, sostanzialmente: “Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me.
Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell’oscurità, o fossero nel trascendente fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza”.

Or., Odi 1, 11, 8

Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi

finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios

temptaris numeros. Ut melius, quidquid erit, pati!

Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,

5quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare

Tyrrhenum, sapias: vina liques et spatio brevi

spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida

aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.

Traduzione:

Tu non chiedere, è vietato sapere, quale fine a me, quale a te

gli dei abbiano assegnato, o Leuconoe, e non consultare

la cabala babilonese. Quanto (è) meglio, qualsiasi cosa sarà, accettarla!

Sia che Giove abbia assegnato più inverni, sia che abbia assegnato come ultimo

quello che ora sfianca con le scogliere di pomice che gli si oppongono il mare

Tirreno, sii saggia: versa i vini e ad una breve scadenza

limita la lunga speranza. Mentre parliamo sarà fuggito, inesorabile,

il tempo: cogli il giorno, il meno possibile fiduciosa in quello successivo.

Il suo è un invito a godere di ciò che offre il presente, cogliendone le occasioni e le opportunità, dentro il perimetro della propria coscienza, al di là delle congiunture celesti, di cui è un fortunato insipiente. Un credo laico, come questo, dovrebbe scuotere i  tanti credu-loni di oggi, spesso turlupinati da maghi, cartomanti, chiromanti, e fattucchieri d’ogni risma e d’ogni conio;  d’altra parte, se un fenomeno ha una tale espansione, risponde forse a un vuoto che necessariamente occorre colmare con altre realtà, più intelligenti e profonde. Ecco perché richiamarsi all’Antico: un buon Classico agisce da antitruffa e non è poco! L’unico incantesimo, che può permettersi, sta fondamentalmente nella sua lettura, satis est!

E questo Oroscopo in latino, alla luce di tutto ciò, come considerarlo, allora?! Solo gusto narrativo, pasto di fantasia nel sapore di Sapienza che è menù d’alta raffinatezza. Fate voi!

Signa sunt in caelo duodecim

  • Aries beneficio Liberi, quod is cum exercitum in Indiam per Libyam duceret per loca sicca et arenosa, qua aquae inopia esset et exercitus eius siti adfligeretur, aries eis aquam demonstravit; et ob id a Libero Iovis Ammon est appellatus, eique fanum magnificum fecit ad eum locum ubi aquam invenit; quod abest ab Aegypto et Alexandria milia passuum novem. Ob eam rem a Iove petit ut inter sidera reciperetur. Alii putant eum esse qui Hellen et Phryxum vexerit.
  • Taurus beneficio Iovis, quem Iuppiter a Neptuno fratre per gratiam abduxit; qui sensum humanum figura tauri continebat hisque Iovis iussu Europam Agenoris filiam Sidonia adludens decepit et eam Cretam deportavit. Ob eam rem Iuppiter in sideribus eum dignatus est immortali memoria.
  • Gemini, qui Samothraces nominantur [esse]; quorum argumentum nefas est pronuntiare praeter eos qui misteriis praesunt. Alii Castorem et Pollucem dicunt, quod hi principes mare tutum a praedonibus praestitissent. Sunt qui dicant Herculem et Theseum, quod similia athla sint adepti.
  • Cancer, carcinus, receptus beneficio Iunonis, quod eius iussu, cum Hercules missus esset ad hydram Lernaeam (quam nos excetram dicimus) interficiendam, is carcinus ingressus Herculis pedes et crura lanians incommodiorem faciebat eum quam ipsa excetra; idque malum Hercules difficillimum habuit, carcinumque [cancrum] ob id factum Iuno sideribus est dignata.
  • Leo, leon, qui educatus est [Nemeae] Iunonis consilio ad Herculis interitum, missus in terram in Argiva diu spelunca latitavit; quem Hercules dicitur interfecisse cum Molorcho hospite suo, cuius clavam ei tributam tum principio est adeptus; qua leonem interfecit, eiusque pellem postea pro tegumento habuit. ob id factum Iunoni odio esse coepit, leonemque caelesti dignitate est honorata.
  • Virgo, quam nos Iustitiam dicimus, fuit cum hominibus; sed postquam homines malefacere coeperunt, Iovis eam inter signa posuit. Sunt qui Erigonam Icari filiam Atheniensem dicunt; cuius patri Liber vinum dedit, ut hominibus ad suavitatem daret: quibus dedit ebriati sunt et lapidibus eum occiderunt.
    Canis qui cum illo erat vidit dominum occisum, et cum ululatu ad Erigonem rediit; quem ut maestum et singularem vidit, sollicita proficiscitur cum eo. Venere ad locum ubi Icarius iacebat.
    Vidit corpus patris, magna lamentatione in Hymetto monte sepelivit, ipsa vero se suspendit laqueo. Canis ad pedes eius discumbens diutius et sine alimentis deficiens, post aquam anhelans in puteum se proiecit.
    Tum Liber a Iove petit, quod suo imperio deficerent, ut inter siderum cursus ponerentur. Virgo, Icarius autem Arcturus nominatus est (cuius stella cum exoritur, continuas tempestates facit), canis Canicula.
  • Libra, quam Graeci zygon appellant, virile nomen est adeptus summa clementia et iustitia; Stathmuchos dictus, quia> primus dicitur libram et pondus [hominibus] invenisse, quae utilissima mortalibus aestimantur; ideoque in numerum stellarum est receptus [est] et Libra est dictus. Scorpius.
    Qui dicitur ad perniciem Orionis in insula Chio in monte Pelinaeo voluntate Dianae natus. Orion autem dum venatur, visa Diana stuprare eam voluit. Illa scorpionem subiecit, qui eum vita privaret. Iuppiter et scorpionem et Orionem inter sidera recepit.
  • Sagittarius, Crotos, filius nutricis Musarum; quem Musae semper dilexerunt eo quod plausu et lusu sagittarum eas oblectaret. Alii Chironem dicunt, quod iustus et pius [doctus] hospitalis fuerit. Ab eo Aesculapius medicinam, Achilles citharam et alia multa.
  • Capricornus, cui nomen Pan. Quo tempore Python speluncas incolens in monte Tauro Aegyptum profectus est ad bellum, Pan se in caprae figuram convertit. igitur dii immortales postquam Pythonem digna poena affecerunt, Pana astrorum memoria decoraverunt.
  • Aquarius, qui putatur esse Ganymedes; dicitur Deucalion Thessalus; qui maximo cataclysmo cum uxore Pyrrha solus evasisset, hic pietatis causa inter sidera locatus est.
  • Pisces, ideo [pisces] quia bello Gigantum Venus perturbata in piscem se transfiguravit. Nam dicitur et in Eufrate fluvio ovum piscis in ora fluminis columba adsedisse dies plurimos et exclusisse deam benignam et misericordem hominibus ad bonam vitam. Utrique memoriae causa pisces inter sidera recepti.

(Ampelio,Liber Memorialis)

Traduzione

12 sono i Segni zodiacali:

  • Ariete, assurto a costellazione per grazia di Dioniso, per il seguente motivo: allorquando Dioniso si trovò a condurre il proprio esercito attraverso i deserti libici, alla volta dell’India, fu proprio un ariete a mostrare una fonte alla compagine stremata dalla sete.
    Perciò, Dioniso insignì l’ariete del nome di Giove Ammone, e gli dedicò un magnifico tempio, in corrispondenza del luogo in cui quello rinvenne la fonte, luogo distante 9 miglia da Alessandria d’Egitto.
    Per riconoscenza, dunque, Dioniso chiese a Giove di accoglierlo tra le costellazioni. Secondo un’altra versione, invece, si tratterebbe dell’ariete che portò in groppa Elle e Frisso.
  • Toro, assurto a costellazione per grazia di Giove, che se lo fece dare dal fratello Nettuno. Questo toro aveva, sotto fattezze animali, intelligenza umana; per ordine di Giove, rapì Europa, figlia di Agenore, mentre giocava sulla spiaggia di Sidone, e la portò a Creta. In segno di eterna riconoscenza, dunque, Giove lo fece assurgere tra le costellazioni.
  • Gemelli, trasfigurazione celeste dei Cabiri: trattandosi d’un culto misterico, parlarne significherebbe contravvenire alle leggi divine, se non si appartiene al novero degli adepti. Un’altra versione identifica i Gemelli con Castore e Polluce, per il fatto che costoro hanno reso sicuri i mari, disinfestandoli dalla presenza dei predoni. Un’altra tradizione  ancora li identifica con Ercole e Teseo, per il fatto che hanno compiuto “fatiche” simili.
  • Cancro, gambero, accolto tra le costellazioni per grazia di Giunone; infatti, la volta in cui Ercole fu mandato ad uccidere l’Idra – in latino “excetra” (serpente) – di Lerna, il granchio, su ordine di Giunone, s’intrufolò tra i piedi di Ercole, e lacerandogli le gambe (con le chele), gli riusciva più molesto che non la stessa idra, rappresentando per lui una vera e propria dannazione. Per riconoscenza, Giunone lo elesse nel nobile novero delle costellazioni.
  • Leone, fu allevato nella valle di Nemea allo scopo precipuo di uccidere Ercole, secondo la volontà di Giunone; mandato sulla terra, si nascose a lungo in una grotta della regione argiva. Secondo la leggenda, Ercole – valendosi dell’aiuto di Molorco, che aveva ospitato l’eroe presso di sé – uccise  la fiera proprio con la clava che Molorco gli aveva dato in precedenza e da allora in poi indossò, a mo’ di veste protettiva, la pelle leonina. Affronto che alimentò l’odio di Giunone, la quale, di contro, per riconoscenza, elesse il leone nel nobile novero delle costellazioni.
  • Vergine, che noi romani identifichiamo con Dike. Un tempo viveva tra gli esseri umani, ma quando costoro presero a commettere ingiustizie, Giove la pose tra le costellazioni. Un’altra versione, però, identifica la Vergine con l’ateniese Erigone, figlia di Icario. Al padre di lei Dioniso offrì del vino, ché fosse fonte di ebbrezza per gli esseri umani; ma gli uomini a cui Icario, a sua volta, lo offrì, s’ubriacarono e lo uccisero, lapidandolo.
    Il cane ch’era con lui (ovvero con Icario, il padre di Erigone), testimone dell’omicidio del padrone, ululando di dolore tornò da Erigone; la quale, vedendolo tornare triste e da solo, lo segue con apprensione fino al luogo dove Icario giaceva morto. Scorto il cadavere del padre, Erigone lo seppellì, disperata, sul monte Imetto, e poi s’impiccò.
    Il cane rimase a lungo accucciato ai suoi piedi, senza mangiare; poi, preso dalla sete, si gettò in un pozzo. Dioniso chiese a Giove di farli assurgere tra le costellazioni, dato che (da vivi) non li aveva favoriti con la sua protezione. Erigone fu eternata nella Vergine, Icario nella costellazione di Boote – il cui apparire segna continui rivolgimenti atmosferici – e il cane nella costellazione del Piccolo Cane.
  • Bilancia, in greco “zygon”, nome che allude esplicitamente a somma clemenza e giustizia e che va riferito, in origine, ad un uomo; Stathmuchos (?) vien detto colui che, per primo, stando alla leggenda, fece scoprire agli uomini la bilancia ed il peso, cose considerate (da allora in poi) d’immensa utilità per il genere umano. Per tal motivo, egli venne fatto assurgere al novero delle costellazioni, col nome, appunto, di Bilancia.
  • Scorpione. L’animale che – nato sul monte Pelineo, nell’isola di Chio – punse a morte Orione, obbedendo ad un ordine di Diana. Orione, infatti, durante una battuta di caccia, scorse Diana e volle prenderla con la forza. Diana ricorse appunto allo scorpione, per ucciderlo. Giove fece assurgere nel novero delle costellazioni sia lo Scorpione che lo stesso Orione.
  • Sagittario. Si tratta di Croto, figlio della nutrice delle Muse, e delle Muse entrato nelle grazie perché le faceva divertire con le sue prove di maestria con l’arco. Secondo un’altra versione, si tratterebbe invece di Chirone, (assurto al novero delle costellazioni) per via del suo temperamento improntato a giustizia, rispetto degli dei e ospitalità, nonché per la sua dottrina: infatti, fu maestro di Esculapio, in medicina, ed insegnò ad Achille a suonare la cetra e molte altre cose.
  • Capricorno. Vi fu immortalato il dio Pan. Al tempo in cui il Pitone, che abitava nelle grotte del Tauro, raggiunse l’Egitto per far guerra (agli dei), Pan (per affrontarlo) assunse fattezze caprine. Così, dopo che gli dèi immortali ebbero comminato al Pitone una pena degna del suo affronto, in segno di eterna riconoscenza, fecero assurgere Pan nel novero delle costellazioni.
  • Acquario. Si tratterebbe di Ganimede, conosciuto anche come il “Deucalione di Tessaglia”. Scampato, lui solo con la moglie Pirra, al diluvio universale, gli dei lo fecero assurgere al novero delle costellazione come premio della sua rinomata pietà.
  • Pesci. All’epoca della gigantomachia, Venere, presa da spavento, si mutò in pesce. Leggenda vuole, inoltre, che sul lido dell’Eufrate una colomba avesse covato per più giorni un uovo di pesce, (trovato) nelle acque del fiume; una volta schiusosi, dall’uovo fuoriuscì (Venere), dea benevola e misericordiosa verso gli esseri umani. A memoria di entrambe le vicende, i pesci furono fatti assurgere al novero delle costellazioni.

Quali previsioni vale la pena incoraggiare in futuro? Beh, una lettura può bastare e salvare! La fortuna, per natura imprevedibile, non è nel giorno dei fasti o nefasti, ma nel nuovo che sapremo mettere in quel giorno. Volere, Volare: sarà detto e ben fat(t)o, volente o nolente il buon Fato.

Nel blu dipinto di blu:

meglio una canzone, e non una canzonatura!

P.S. Buon anno a tutti con l’augurio di trovare le ragioni di una speranza che non venga mai meno.

Prof. Francesco Polopoli

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