L’Antico Testamento di Lamezia
2 min readProprio così: si tratta di un frammento di una tabella bronzea iscritta, proveniente dalla contrada Terravecchia di Santa Eufemia Vetere, della seconda metà del IV sec. AC.
Il testo, malgrado un’evidente lacunosità lessicale, fa cogliere il senso generale: ‹‹a Phylilla si diano venti mine, mentre a Dia, figlia di Konon, altre ancora››, senza precisarlo.
Si parla di gruzzolo, qui, non di bombe a mano, per inciso!
‹‹Tutti gli altri beni vanno suddivisi nell’ambito della famiglia secondo questo ordine: ad Aristocretes, figlio di Histiaios, la parte decima di tutti i beni, a Philotas, figlio di Histiaios, la terza parte; la metà di un’altra proprietà invece a Nikylis, figlio di Histiaios. Costoro conservino però per il minore le case in città, finché questi non raggiunga la maggiore età››.
Qualche osservazione, in barba alla traduzione, mi preme farla: intanto, che Lamezia Terme anticamente sia stato un insediamento stabile ed organizzato lo deduciamo anche dall’organizzazione giuridica presente a quei tempi; tra le righe di questo placito scorgo pure un prytanis, un magistrato, cioè, cui è sottesa la salvaguardia giuridica di un diritto.
Ancora: leggo a chiare lettere gli antichi nomi dei nostri progenitori, al di là della trama intrigata in questa specie di atto notarile, che sembra coinvolgere una famiglia stile Beautiful d’allora.
Phillilla, Dia, Konon, i figli di Histiaios: Aristocretes, Philotas e Nikilis (almeno questi, sicuramente!): d’ora in poi, la natura magnogreca del nostro territorio la collegherò alla loro eredità, sentendomene coerede insieme alla mia gente.
In che modo? Tramite la memoria che, come soleva dire Cicerone, è tesoro e custode di tutte le cose.
Prof. Francesco Polopoli