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L’apparenza inganna: e se valesse il contrario!?

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L’apparenza inganna:e se valesse il contrario!?

«Cumu ti vidinu ti trattanu!» («come ti vedono, ti trattano»), dice un adagio della nostra lametinità

Comunicato Stampa

È un avvertimento che gli anziani d’una volta solevano dare ai giovani, perché non prendessero troppo sotto gamba le apparenze.

Era loro convinzione, infatti, che l’esteriorità, anche se non è tutto, ha una sua innegabile importanza, specie nei rapporti con gli estranei, i quali spesso trattano una persona per come si presenta, ed ahinoi anche per il modo in cui veste.

A quest’ultimo riguardo, vien da pensare che fossero dello stesso avviso i nostri lontani progenitori, ove si consideri che ci è stata tramandata quella massima medievale, che è ben più esplicita del nostro modo di dire, ovvero «ex habitu colligitur persona hominis» (trad.: «dall’abito si desume la personalità di un individuo») senza trascurare che, secondo un’altra briosa sentenza dello stesso periodo storico, «bene vestitum stultum putat esse peritum» («il popolino reputa bravo uno sciocco ben vestito»).

Tuttavia, per smussare il tono apodittico di tutta questa questione, occorre segnalare che, se a volte l’occhio vuole la sua parte (ci mancherebbe, sic!), di contro valgono due espressioni paremiologiche di matrice ecclesiale a correggere i problemi di visus, dal momento che «l’abito non fa il monaco» così come «la tonaca non fa la monaca».

Come se non bastasse, c’è pure il «cucullus non facit monachum», che ricorda a menadito persino il nostro William Shakespeare, l’autore «dell’essere e del non essere». Questo è un problema, allora!?

Prof. Francesco Polopoli

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