Archeologia e Archeologia Industriale: un Patto culturale dell’Istmo per creare sviluppo
8 min di lettura
La presenza del ricco patrimonio archeologico e archeologico-industriale che attraversa l’antichissimo tragitto di territorio calabrese, al centro della Calabria, rappresentato dall’Istmo, situato tra due vicinissimi golfi, l’uno contrapposto all’altro, il lametino che si affaccia sul Tirreno e lo Scilletino che si protende sullo Ionio e le coste di Squillace, potrebbe rappresentare la svolta per rilanciare una proposta di visione culturale di quest’area così antica, così ricca di giacimenti culturali e di pregio.
Un pezzo di territorio, narrato nella storia antica, così stretto da poter essere attraversato in mezza giornata di viaggio, di straordinaria importanza storica, le cui tracce giungono dalle opere sull’Italia di Antioco, storico siracusano del V sec. a.c. e dal trattato sulla Politica ( VII, 10.1229b) dal filosofo Aristotele ( V sec. a.c.).
In buona sostanza la storia ci assegna da sempre un pilastro su cui poggiare una visione ed una proposta progettuale contemporanea che parta da quanto è stato sicuramente un luogo centrale per la storia e la nascita d’Italia ma che oggi ha bisogno di radicarsi e rigenerarsi per produrre nuovi cammini culturali e nuove occasione di impresa culturale e di lavoro.
Occorre pensare ad una terapia d’urto programmatica per l’avvio di nuovi processi culturali che possano trainare le varie attività presenti su questa lingua di terra bagnata da due mari, arricchita dall’alba dello Ionio e il tramonto del Tirreno che già da soli rappresentano un patrimonio naturale unico sulla punta dello stivale, così prestigioso e dalle forti potenzialità attrattive.
A parere di Pino Campisi, consigliere nazionale dell’AIAMS ( Associazione Nazionale Amici Mulini Storici ) e presidente di Acli Terra Calabria, la relazione e riproposizione in chiave contemporanea delle due materie da riproporre, di sviluppo e di rilancio culturale e turistico possono aprire una prospettiva anche dal punto di vista di nuove occasioni di lavoro per giovani imprenditori che in questi ambiti trovano gli stimoli autopropulsivi per valorizzare una fascia di territorio che allo stato sembra aver dimenticato il valore della propria identità.
Prima ancora di verificare le opportunità in ambito dei servizi che questa area può offrire attraverso nuove scelte imprenditoriali e della logistica, nonché di un patto formativo per le imprese, bisognerebbe dare una caratterizzazione culturale che sta già nel ventre storico dell’Istmo, che va riproposta all’attenzione delle Istituzioni, delle Università e delle scuole, nonché del mondo dell’industria culturale.
Per sostenere questo interesse culturale-produttivo è in preparazione un incontro che va verso il collegamento tra i siti e ritrovamenti archeologici e l’archeologia industriale.
La parte archeologica, già presente e ricca come poche altre aree della Calabria a partire dal Museo Archeologico lametino, area archeologica di Terina, il complesso termale di Acconia di Curinga, Abbazia di Sant’Eufemia, il Museo e Parco Archeologico Scolacium, altre aree archeologicamente ricche, come attestano ritrovamenti di reperti di vari secoli a Crichi, a Uria, a Santa Maria, a Germaneto, a Sellia Marina.
Nell’ambito archeologico-industriale si parte da un primo sito, dove si svolgerà il forum, nello specifico dai Mulini del Vescovo, di proprietà della famiglia Tolomeo, e ubicati in località Giulivetto, nei pressi del fiume Alli, territorio del comune di Catanzaro, due impianti un frantoio e un mulino con macine in pietra già azionati ad acqua.
Intorno al fiume Alli siamo in presenza di un luogo ambientale da scoprire, nella sua morfologia idrografica, nella varietà botanica e faunistica e nella riserva naturalistica, ambientale e paesaggistica.
Possiamo dire che la proposta progettuale alla luce dell’importante territorio dell’Istmo di Lamezia-Catanzaro-Squillace può rappresentare la nascita di un parco archeologico-industriale open aire, diffuso e attrattore di turismo moderno, giovane e delle tradizioni storiche ed esperenziali.
Per discuterne saranno chiamati ad intervenire oltre ai corpi intermedi come le Acli e Acli Terra, il mondo accademico, l’Università di Catanzaro, l’Accademia di Belle Arti, Lamezia Europa Spa, i comuni di Lamezia, Catanzaro e Squillace e tutti i piccoli comuni ricadenti nella fascia dell’Istmo, la Provincia di Catanzaro, l’ACAI (Ass.ne calabrese di Archeologia Industriale, la Regione e l’Aiams. il FAI per la bellezza dei luoghi e l’AIPAI ( Associazione Italiana per il patrimonio archeologico industriale.
Bisogna rilanciare l’idea anche a livello nazionale: un turismo sociale ed economico e di pregio, con una gradazione crescente sui punti da sviluppare verso una rigenerazione urbana e territoriale.
Attraverso l’AIAMS nazionale nascerà un luogo di confronto sui giacimenti culturali dell’Istmo, da cui far partire progettualità istituzionali coinvolgendo i Comuni dell’area che in co-programmazione e co-progettazione daranno respiro a quanto fino ad oggi non è stato valorizzato se non addirittura dimenticato.
La messa in rete dei beni archeologici, il ripristino di beni archeologico-industriali, la nascita di un museo etnofotografico saranno i punti di forza regionale.
Pino Campisi – Presidente regionale Acli Terra Calabria
Prof. Danilo Franco Presidente dell’Associazione ACAI (Ass.ne Calabrese i Archeologia Industriale);
Arch. Antonio Monte (Puglia) Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale
DIMORE STORICHE COME VOLANO PER LA RIPRESA SOCIALE ED ECONOMICA DEL PAESE
MACROAREE TEMATICHE Settori e paesaggi della produzione Storia e cultura del lavoro La città industriale La costruzione per l’industria: innovazione e sperimentazione nel patrimonio industriale italiano Strumenti e strutture per la conoscenza, la conservazione e la valorizzazione Industria e comunicazione Associazionismo: realtà ed esperienze Narrazione del patrimonio Conservazione, restauro e recupero Il patrimonio industriale nella rigenerazione urbana e territoriale Criticità della dismissione Turismo culturale industriale: accessibilità e valorizzazione territoriale
Lo spettacolo, con la regia di Mirko Artuso, racconta dieci ritratti femminili legati alla tela e alla tessitura: uno spaccato tutto italiano, di una società ormai scomparsa. Pittrici, tessitrici, sarte, suore, attrici, poetesse, operaie… Laura Curino le definisce “donne-ragno” con in comune il Veneto, l’arte, le tradizioni e la vita vissuta con coraggio. Connettendo storia e memoria, la Curino ripercorre le biografie di donne lavoratrici – da Zanetta Casanova alla badante di colore Bakhita, fino all’assassina Maria Tarnowska – con tale cura di dettagli da farle sembrare leggenda. Le differenti vite di questi personaggi divengono degli scatti di storia che testimoniano i cambiamenti della vita di una donna in una quotidianità data troppo per scontata e che invece, a volte, può divenire un’arena in cui combattere e reagire. La tessitura diventa, per le protagoniste dello spettacolo, un intrecciarsi di attese in vista di un’occasione, un momento di cambiamento e di riscatto da una scontata quotidianità. Lo spettatore si trova catapultato in un alternarsi di epoche e frammenti storici – dalla Venezia settecentesca, alle prime fabbriche, fin quasi ai nostri giorni – tra figure di donne emarginate, discriminate, che però non si fanno travolgere dagli eventi negativi e reagiscono con grande forza d’animo, coraggiose e fiere. Lo spettacolo è tratto da un racconto di Luca Scarlini sulla base di storie raccolte dalla stessa Curino. Lei interpreta tutte le parti, entrando nei personaggi con maestria e dando allo spettacolo un carattere polifonico di grande intensità.
AIPAI Photo Contest è realizzato in collaborazione con: DICEA – Università Sapienza di Roma, Do.co.mo.mo Italia, Fondazione AEM (Milano), Fondazione ISEC (Sesto San Giovanni), Fondazione Maire Tecnimont (Roma), Fondazione musil (Brescia), RoMe Museum Exhibition e Rete Fotografia.
DECRETO LEGISLATIVO 22 gennaio 2004, n. 42
Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137.
Art. 10
Beni culturali
- Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro , ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico.
- Sono inoltre beni culturali:
- a) le raccolte di musei, pinacoteche, gallerie e altri luoghi espositivi dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico;
- b) gli archivi e i singoli documenti dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico;
- c) le raccolte librarie delle biblioteche dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente e istituto pubblico , ad eccezione delle raccolte che assolvono alle funzioni delle biblioteche indicate all’articolo 47, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616.
- Sono altresì beni culturali, quando sia intervenuta la dichiarazione prevista dall’articolo 13:
- a) le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico particolarmente importante, appartenenti a soggetti diversi da quelli indicati al comma 1;
- b) gli archivi e i singoli documenti, appartenenti a privati, che rivestono interesse storico particolarmente importante;
- c) le raccolte librarie, appartenenti a privati, di eccezionale interesse culturale;
- d) le cose immobili e mobili, a chiunque appartenenti, che rivestono un interesse particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte, della scienza, della tecnica, dell’industria e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose
((. Se le cose rivestono altresì un valore testimoniale o esprimono un collegamento identitario o civico di significato distintivo eccezionale, il provvedimento di cui all’articolo 13 può comprendere, anche su istanza di uno o più comuni o della regione, la dichiarazione di monumento nazionale))
d-bis) le cose, a chiunque appartenenti, che presentano un interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico eccezionale per l’integrità e la completezza del patrimonio culturale della Nazione;
- e) le collezioni o serie di oggetti, a chiunque appartenenti, che non siano ricomprese fra quelle indicate al comma 2 e che, per tradizione, fama e particolari caratteristiche ambientali, ovvero per rilevanza artistica, storica, archeologica, numismatica o etnoantropologica, rivestano come complesso un eccezionale interesse.
- Sono comprese tra le cose indicate al comma 1 e al comma 3, lettera a):
- a) le cose che interessano la paleontologia, la preistoria e le primitive civiltà;
- b) le cose di interesse numismatico che, in rapporto all’epoca, alle tecniche e ai materiali di produzione, nonché al contesto di riferimento, abbiano carattere di rarità o di pregio;
- c) i manoscritti, gli autografi, i carteggi, gli incunaboli, nonché i libri, le stampe e le incisioni, con relative matrici, aventi carattere di rarità e di pregio;
- d) le carte geografiche e gli spartiti musicali aventi carattere di rarità e di pregio;
- e) le fotografie, con relativi negativi e matrici, le pellicole cinematografiche ed i supporti audiovisivi in genere, aventi carattere di rarità e di pregio;
- f) le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico o storico;
- g) le pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi aperti urbani di interesse artistico o storico;
- h) i siti minerari di interesse storico od etnoantropologico;
- i) le navi e i galleggianti aventi interesse artistico, storico od etnoantropologico;
- l) le architetture rurali aventi interesse storico od etnoantropologico quali testimonianze dell’economia rurale tradizionale.
- Salvo quanto disposto dagli articoli 64 e 178, non sono soggette alla disciplina del presente titolo le cose indicate al comma 1 e al comma 3, lettere a) ed e), che siano opera di autore vivente o la cui esecuzione non risalga ad oltre settanta anni, nonché le cose indicate al comma 3, lettera d-bis), che siano opera di autore vivente o la cui esecuzione non risalga ad oltre cinquanta anni.