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ArkCiak, l’ambiente è cultura. Parola a D’Audino

4 min di lettura

LAMEZIA. In una città in cui l’ambiente non sembra essere una priorità né per le amministrazioni, commissariali e politiche, né per buona parte della cittadinanza, la qualità della vita può avere una chance di crescita solo in maniera proporzionale alla consapevolezza. Più volte da queste pagine abbiamo parlato di degrado e di desiderio di riscatto, ma è davvero possibile un’inversione di rotta? I macrotemi relativi alla tutela e alla cura dell’ecosistema Terra possono essere ricondotti al quotidiano lametino? Ce lo siamo chiesti e abbiamo girato i nostri quesiti a chi, proprio in questi giorni, si sta prodigando affinché anche nella nostra città si acquisiscano mezzi e conoscenze atte a migliorare il rapporto che abbiamo con l’ambiente. Per tale ragione abbiamo contattato l’architetto Eugenio D’Audino, consigliere della Foac (Fondazione architetti Catanzaro).

Dallo scorso 25 ottobre, per cinque giovedì di fila, la Foac sta proponendo degli incontri in seno al progetto “ArkCiak: l’ambiente non è solo un luogo della mente”, del quale D’Audino è responsabile delegato. Responsabile istituzionale dell’iniziativa è l’architetto Eros Corapi, presidente della Foac. L’intento è quello di incontrarsi per riflettere e prendere coscienza delle problematiche ambientali partendo dal fenomeno in generale fino ad arrivare al singolo gesto quotidiano, il tutto accompagnato dalla proiezione di film che presentano il tema in maniera facilmente accessibile.

“Il progetto”, ci ha spiegato D’Audino, “s’inserisce nel panorama delle offerte culturali cittadine con una sua specifica identità. È un evento rivolto non esclusivamente a un pubblico di addetti ai lavori, l’intento infatti è quello di fornire a tutti gli strumenti per comprendere determinate problematiche. Sfruttando l’espediente cinematografico si riesce a veicolare alcuni concetti importanti”. Con ArkCiak quindi ci si pone l’obiettivo di far incontrare le comunità con i temi propri della cura e del rispetto dell’ambiente.

A partire da tale premessa, il passo successivo è stato quello di individuare la percezione attuale del rapporto tra uomini e ambiente, inteso non solo dal punto di vista climatico e geografico ma anche come patrimonio naturale, artistico e culturale. D’Audino ha riscontrato un’evidente “povertà culturale” che mette in evidenza la necessità di colmare il vuoto creatosi. “Siamo in piena crisi culturale, viviamo in una società che vive nell’istantaneo, nel tempo reale. Siamo a contatto con una quantità infinita di informazioni immediate, brevi e stringate che di fatto non consentono di creare una vera e propria cultura, in quanto questa richiede tempi di sedimentazione e approfondimento oltreché un confronto diretto e personale coi temi. C’è una povertà culturale e l’ambiente rientra in questo circuito di assoluta miseria”. In questo senso si perde di vista il focus centrale: “l’ambiente non è qualcosa a cui possiamo permetterci di non pensare. Le catastrofi climatiche ci dimostrano che anche se noi ci dimentichiamo dell’ambiente, l’ambiente non si dimentica di noi nonostante il nostro torpore culturale”.

E il cinema, in questo caso, assurge al ruolo di espediente per svegliarci e riprendere in mano la consapevolezza. ArkCiak, come ci ricorda D’Audino, non è una mera rassegna cinematografica. La proiezione del film s’inserisce in un contestuale dibattito con esperti per poi ampliarsi al confronto coi cittadini che sono chiamati a essere protagonisti condividendo le proprie esperienze o i propri dubbi. “Tutto fa parte di un progetto, un percorso che vuole affrontare la tematica ambientale dai grandi temi alle corrispondenti ripercussioni locali”, spiega D’Audino. Il senso è quindi quello di comprendere come “ognuno può dare il proprio contributo per invertire il processo. I film sono stati scelti anche per la costante, ogni film avvia una costante perché fanno capire come fare rete, come alimentare la partecipazione civica. I comportamenti individuali incidono sull’ambiente pesantemente, il problema è che non ce ne rendiamo conto, non si ha la percezione del danno. In un certo senso i film sono duri, fanno vedere una scomoda verità che spesso preferiamo ignorare”.

E Lamezia come sta rispondendo a questa chiamata alle armi culturale? Il format è nuovo, conclude D’Audino auspicando che la timidezza del primo incontro possa tradursi in una graduale partecipazione attiva al confronto.

Intanto il prossimo appuntamento con ArkCiak è per questo pomeriggio con la proiezione del film “Trashed: Verso Rifiuti Zero” dalle ore 16.30 alle 20.30 nella Sala multimediale del Chiostro – Caffè Letterario. Ricordiamo infine che questo progetto culturale è stato promosso dalla Fondazione Architetti Catanzaro (FOAC) in partnership con le associazioni culturali lametine Open Space, Chiostro e associazione Natale Proto.

Daniela Lucia

 

 

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