All’artista lametino Raffaele Mazza il Premio Leone Alato “Viva Arte Venezia”
4 min di letturaAlla 57.Biennale di Venezia
Comunicato stampa:
“Un onore e un privilegio raro”, per l’artista Raffaele MAZZA, che è stato chiamato a presenziare artisticamente a Venezia all’evento Internazionale “Viva Arte Venezia 2017, Premio Leone Alato” alla 57. BIENNALE DI VENEZIA a Palazzo Albrizzi–Capello sede del Padiglione Guatemala.
“Un evento che celebra il fascino ineguagliabile della Serenissima” un luogo “magico” dove chiese, palazzi, antichi ponti, monumenti e piazze raccontano la vivacità artistica e culturale che ha segnato e segna ancora la storia di questa città.
Ospite d’Onore il Conte Prof. Daniele Radini Tedeschi che ha presentato la mostra; l’evento patrocinato da Goethe Institut e dall’Associazione Culturale Italo-Tedesca, promosso dall’Associazione ArtetrA in collaborazione con Prince Art Art Selling e Prince Art Gallery—Casa d’Aste, azienda sostenitrice del Padiglione Nazionale Guatemala, si è aperto nel salone centrale del piano nobile di Palazzo Albrizzi nella sala dei concerti Portego, finemente decorata con stucchi di scuola ticinese e affreschi di scuola tiepolesca, con le magnifiche musiche di Beethoven, Chopin, Lalo Con il Frank Bridge Trio–violino, violoncello e pianoforte.
Gli eventi in programma sono tanti, tra cui la Speciale video-intervista a cura del Critico d’Arte Federico Caloi.
Raffaele Mazza si è distinto con un’opera “unica” dal titolo “Ecce Homo”, che ripercorre gli stessi “significati evangelici” dell’opera donata a Papa Francesco sul sagrato della Basilica di San Pietro in Roma e al Museo Diocesano di Lamezia Terme, ma come scenografia si arricchisce di un nuovo elemento a completamento “dell’ispirazione massima” ossia i Petali della Rosa Rossa, fiore che più d’ogni altro si presta a rappresentare metaforicamente gli eventi cardini della religione cristiana, come il “Sacro Graal” che secondo una leggenda d’ispirazione Cristiana, il colore rosso, vuole che sia stato generato delle piaghe del Cristo dalle quali sgorgò il Suo Sangue per la redenzione dell’umanità.
Questi sono stati i “caratteri” con cui l’opera ha “conquistato” un palcoscenico internazionale così importante, con la seguente motivazione: “Nella sua opera sono simbolicamente presenti tutti i caratteri con cui Venezia ama pensare e descrivere se stessa: Maestosità, Potenza, Saggezza, Giustizia e pace. Così come “La Serenissima” ha scritto la millenaria storia di una Città che ha dominato i mari, tra Oriente e Occidente, così la Sua presenza a Venezia, scrive la storia dell’arte, lasciando un segno che lo faccia ricordare per sempre”.
Nel testo critico a lui dedicato, pubblicato insieme alla foto dell’opera nel Catalogo ufficiale “Viva Arte Venezia”, descrive l’arte di Raffaele Mazza come il dischiudersi di una sostanza spirituale: la sua ricerca plastica si inscrive nella categoria dell’arte sacra.
Nella realizzazione di Ecce Homo sono stati utilizzati tre elementi naturali della terra: l’ulivo, la vite, il grano. Partendo dal tronco di un albero di ulivo, ha cercato di rappresentare il Cristo Crocifisso con richiami al racconto evangelico della Passione. La fragilità dell’esistenza è il tema predominante nel quadro-scultura di Mazza, attraverso il quale cerca di evidenziare l’azione della fede come forza plasmante. La sua passionalità viene estrinsecata in un rapporto “fisico” con la materia, con la tela, con l’oggetto, con gli elementi da forgiare, con l’insaziabile istinto di “toccare” e “sentire” la sostanza delle cose tra le mani. La base della sua ispirazione deriva dalla Natura: forme biomorfe segnano decisamente il suo stile particolare.
Appare evidente la liaison tra la materia naturale che Mazza manipola (legno) e le forme “naturali” a cui si ispira: l’ispirazione si fonde con la manipolazione, fusione di materia e concetto. Aggiungendo alla bellezza formale una grande espressività e una potenza d’animo significativa, egli cerca di sorpassare i limiti della pittura e di conferire al manufatto le caratteristiche materiali che possiede la scultura. Le sue potenti rappresentazioni dimostrano una perfetta conoscenza dell’anatomia umana. Per l’artista l’opera non è altro che l’adattamento, contingente, di un messaggio religioso a un registro tematico e formale necessariamente intimo. La sua vocazione spirituale affonda le radici nell’amore per le forme di misticismo da lui sperimentate. L’esigenza della perfezione artigianale accompagna tutta la sua intera produzione e costituisce una realtà inseparabile del suo essere.
L’opera dell’Artista Lametino ancora una volta ha portato ai massimi livelli la sua arte e il nome della città di Lamezia Terme, sarà esposta fino al 21 ottobre nel magnifico Palazzo Albrizzi-Capello del ‘500 al piano nobile nella “Sala della Pace”, che forma quasi un corpo unico con il Portego, dove le pareti sono tappezzate di damasco e si conserva un elegante soffitto del Guarana, l’affresco che rappresenta il Trionfo dell’Amore; e proprio in questo favoloso palcoscenico “Ecce Homo” attrae i Visitatori “offrendo un’emozione unica.