L’assenza del padre, storia di un disagio esistenziale
3 min di letturaRomanzo postumo di Costantino Mustari, edito da Tralerighe
Una storia ‘semplice’ ma che racconta di un vuoto, incolmabile.
Di un’assenza che si tramuta in disagio esistenziale mitigata, solo in parte, da un’amicizia intergenerazionale che, nel tempo, pur tra tante traversie, diventa un legame autentico come è quello tra un genitore e un figlio.
A grandi linee è questa la storia di Rinuccio, il protagonista di “Padre! Una storia semplice”, l’ultimo libro edito da Tralerighe, che Costantino ‘Nino’ Mustari ci ha lasciato assieme a tante idee e progetti su cui stava lavorando.
Inizia con una tragedia – la morte improvvisa e inaspettata del giovane genitore quando il piccolo Rinuccio ha pochi mesi di vita – la vicenda di un bambino che seppure ‘tristu’ (irrequieto) fin dalla più tenera età è, in realtà, come si avrà modo di vedere, “una persona buona e gentile” capace di rivelarsi tuttavia “a volte impulsiva e a volte pericolosa per sé e per chi ha a che fare con lui”.
Si arricchisce di un nuovo personaggio, con questa storia, tra realtà a fantasia, il repertorio di caratteri ed esperienze di vita che Nino Mustari ha messo in fila nella sua produzione letteraria incentrata principalmente su Taverna (Catanzaro), il paese natale, la Sila e la Presila, i suoi luoghi del cuore.
Figure e ambienti che si ritrovano nei tanti racconti, la forma letteraria prediletta e che rappresenta la sua cifra stilistica peculiare.
E pure in questa opera, che anche per questo si può agevolmente definire racconto lungo, il registro è sempre quello: costruire una storia partendo dalla vita vissuta, assimilata attraverso esperienze e memorie, poi rielaborata con fantasia e, infine, declinata in una scrittura piana e scorrevole.
Al centro c’è il disagio, un elemento che attraversa tutta l’adolescenza di Rinuccio e che si mantiene anche nell’età adulta. E che lo porta a compiere piccoli reati che gli cagionano condanne e, sia pure per un breve periodo, gli fanno anche conoscere il carcere. Tutto questo dipende dalla mancanza del padre che ha perso quando lui aveva soltanto tre mesi, dall’assenza dell’affetto paterno e comunque di questa importante figura di riferimento all’interno della famiglia e della sua vita?
Certo quel vuoto lo ha in qualche modo segnato.
Una mancanza che ha sempre avvertito, sin dai primi anni, allorché già si chiedeva cosa potesse significare la parola “padre”, quale mistero nascondesse, cosa fosse un padre e perché lui non ne aveva uno.
Interrogativi che col tempo e in uno sfondo di amore e di famiglia ma anche grazie ad una passione per gli animali declinata, nel tempo, in un lavoro anche di relativo successo, si tramutano felicemente, come ci racconta Mustari, in desiderio appagato, e anzi ampliato a dismisura, di paternità.