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L’Associazione Antiracket Lamezia intitola la sala di Civico Trame a Lucia Precenzano

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Associazione Antiracket Lamezia intitola la sala di Civico Trame a Lucia Precenzano

Trentesimo anniversario dell’attentato al sovrintendente di Polizia Salvatore Aversa e a sua moglie Lucia Precenzano: l’Associazione Antiracket Lamezia intitola la sala di Civico Trame all’insegnante lametina finita nel mirino dei clan

La targa a Lucia Precenzano, docente, nel centro culturale di via degli Oleandri, contribuirà a mantenere sempre vivo il suo ricordo in un presidio di cittadinanza eclettico che propone ai giovani e ai volontari che lo frequentano percorsi educativi e culturali fondati sui principi della legalità e della partecipazione civica.

La sua figura negli anni è spesso rimasta nell’ombra, talvolta oscurata da quella intransigente e carismatica del marito, memoria storica locale del Comando di Polizia, e dai risvolti della vicenda.

Lucia si era macchiata unicamente della colpa di aver voluto stare accanto ad un uomo col quale condivideva valori e ideali.

I suoi sogni, la sua vita ingiustamente spezzata, il suo coraggio di donna, oggi sono un pungolo per l’impegno contro la ‘ndrangheta.

L’omicidio Aversa – Precenzano resta tra le pagine più buie della storia calabrese. Consumato negli anni in cui il comune di Lamezia Terme era stato sciolto per la prima volta per infiltrazioni mafiose e le cosche avevano iniziato a investire nel campo dei rifiuti.

Il sovrintendente di Polizia aveva iniziato a occuparsi delle misure di prevenzione da adottare nei confronti dei boss locali. Pare avesse già pronto un dossier da inviare alla procura.

Nel tardo pomeriggio di quel 4 gennaio, nella centralissima via dei Campioni, i coniugi furono raggiunti da diciassette colpi sparati da una calibro 9.

Fu un omicidio tanto cruciale da richiedere un importante depistaggio e un’accurata pianificazione. Le indagini si indirizzarono subito verso gli ambienti della malavita locale, ma la vicenda giudiziaria successiva fu lunga e tortuosa, fatta di inquietanti silenzi e false testimonianze. Solo nel 2004 i colpevoli saranno incriminati, ma tanti aspetti rimarranno nell’ombra.

Il trentesimo anniversario della loro morte è un monito per ricordare che le mafie, pur essendosi evolute, uccidono ancora e in molti modi. Perché la storia del nostro territorio è anche quella dei condizionamenti mafiosi e la memoria condivisa è un valore civile essenziale per fronteggiarli.

La proposta dell’istituzionalizzazione della “Giornata della Memoria lametina delle vittime di ‘ndrangheta” del 24 maggio, per la quale l’iter istruttorio è già stato avviato, è emblematica perché ricorre nell’anniversario dell’altra strage mafiosa, quella del 1991 nell’ex comune di Sambiase, in cui persero la vita i due giovani netturbini dipendenti comunali Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano.

I due attentati terroristico-mafiosi, del ’91 e del ’92, sono strettamente connessi tra di loro: al primo seguì lo scioglimento per infiltrazione mafiosa del Consiglio Comunale di Lamezia Terme, a pochi mesi dal rinnovo elettivo dell’amministrazione, aprendo il biennio nero dell’attacco della ‘ndrangheta alla città che vedrà poi, il 4 gennaio 1992, l’altro gravissimo agguato.

Oggi, a trent’anni di distanza dai fatti, il valore istituzionale e sociale della lotta alle mafie non può che tradursi in un impegno quotidiano di resistenza e contrasto, espressione della volontà collettiva di non dimenticare e non rassegnarsi ulteriormente all’assedio costante e silenzioso della criminalità organizzata sul territorio.

Maria Francesca Gentile

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