L’associazione culturale “Le Città Visibili” ha spento sei candeline di attività
2 min di letturaL’associazione culturale Le Città Visibili ha spento ieri, 19 ottobre, sei candeline di attività, seppur operante sul territorio regionale da circa venti anni
Una realtà associativa, no profit, dedita alla scoperta e riscoperta del patrimonio della nostra terra, spesso invisibile agli occhi, ma di profonda valenza storica e sociale.
Un gruppo, quello di Città Visibili, che aggiunge al valore della conoscenza quello della condivisione senza la quale, il sapere rimarrebbe mera informazione. La missione infatti, dei soci, è quella di esplorare gli angoli più nascosti, condividerne la scoperta per pianificarne la promozione.
Un percorso che investe ogni suo socio, del compito-missione, di abbandonare ogni sua certezza per lasciarsi contagiare dalla bellezza, coniugata in tutte le forme della cultura e della natura. Al centro dell’attenzione è sempre la Calabria, guardata con la lente di ingrandimento della positività, che trasforma l’imperfezione in peculiarità.
Un’associazione no profit che vuole essere oggi, trade union tra istituzioni, cittadini, territorio, richiamando le altre realtà associative ad un lavoro di sinergia che guardi solo ed esclusivamente al rilancio del bene comune.
Gli amici di Città Visibili, non viaggiano con la Nina, la Pinta e la Santa Maria come fece Colombo, ma con la sua medesima passione e con il desiderio di scoprire il nuovo. In fondo anche per loro, l’esplorazione di borghi, città, comunità sembra Calabria ma in realtà approdano nel Mediterraneo, ai banchetti di greci e romani, nel laboratorio di grandi maestri pittorici, alle porte di un nuovo mondo, metaforicamente l’America di sconvolgenti ricchezze così’ come fu per Colombo.
Così come quella rivelazione modificò il corso della storia, anche per loro, ogni scoperta lascia il segno, una indelebile contaminazione culturale ed umana.
Il viaggiare di Città Invisibili è finalizzato ai propri concittadini, regalando loro costanti sollecitazioni linguistiche e artistiche grazie, appunto, al condividere un tesoro chiamato Calabria.
Nel viaggio – dichiarano dall’associazione – non possiamo essere lasciati da soli, ma abbiamo bisogno di un dialogo costante con amministratori, professionisti, sognatori e cittadinanza tutta, affinché si riesca ad approdare finalmente, ad un unico porto che possa ospitare in terra calabra, il mondo intero.