Autismo: Comune Vibo inadempiente su Progetti Vita, condannato
2 min di letturaSentenza Tar Calabria, risarcimento per genitori minore
CATANZARO. La Prima sezione del Tribunale amministrativo regionale della Calabria ha emesso una sentenza di condanna nei confronti del Comune di Vibo Valentia per la mancata predisposizione e attuazione del previsto Progetto di Vita individuale per un minore con Disturbo dello spettro autistico (Dsa) come stabilito dalla legislazione nazionale e regionale.
L’ente locale, pertanto, dovrà risarcire i genitori del bambino con la somma di 3.300 euro.
Il pronunciamento, definito “storico” dai genitori del minore, che oggi ha più di dieci anni, è stato emesso in accoglimento di un ricorso proposto dall’avv. Felicia Cutili per conto della famiglia nel 2019 avverso “l’inadempienza e il silenzio del Comune di Vibo Valentia”, e rimarcando “il comportamento censurabile dell’Ente che, per oltre 2 anni e mezzo, ha sistematicamente rinviato alle responsabilità esclusiva di altri enti (Regione, Scuole e Asp) ciò che invece è un suo, proprio obbligo di legge.
Tanto che, per i Giudici, ‘non è dato rinvenire la sussistenza di elementi di sorta tali da inverare un errore scusabile che possa escludere la responsabilità dell’Amministrazione'”.
Nella nota diffusa dai genitori del bambino si sottolinea, inoltre, che “il Tar ha specificato definitivamente quanto chiara sia la normativa nel sistema dei supporti delle disabilità, a partire dalla Convenzione Onu dei Diritti delle Persone con Disabilità fino ai dettagli del contenuto e dell’iter di gestione del progetto di vita individuale; adempimenti e principi, questi, tutti palesemente violati dal Comune di Vibo Valentia”.
I genitori del bambino, infine, mettono in evidenza che si è trattato di “un percorso durato oltre 2 anni e mezzo per la famiglia e che l’ha vista impegnata in un continuo botta e risposta con il Settore Politiche Sociali del Comune di Vibo Valentia, con infinita disponibilità a fornire materiali, informazioni, dati e supporto al fine di creare il ‘sistema di rete’ necessario per la predisposizione del Progetto di Vita, quale insieme di interventi di supporto (e non solo di cura) a una condizione esistenziale complessa come quella dell’autismo”.
(ANSA).