Azienda Zero, sferzata di D’Ippolito al centrodestra e al Movimento 5 Stelle
2 min di lettura“Valutazioni della Corte dei Conti confermano le nostre perplessità, Scarpinato e Cafiero De Raho finora muti”
«La valutazione che la Corte dei Conti ha operato sulla legge regionale della Calabria istitutiva dell’Azienda Zero, riguardante la gestione sanitaria, conferma tutte le perplessità che avevamo individuato su questa manovra del centrodestra, di fatto avallata dai due consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, impermeabili rispetto alle nostre osservazioni».
Lo afferma, in una nota, il deputato di Impegno Civico Giuseppe d’Ippolito, che spiega: «Nello specifico, la magistratura contabile ha evidenziato la mancanza di uno studio dell’impatto finanziario della legge e precisato che la Regione Calabria ne ha giustificato i costi alla carlona. Ancora, la Corte dei Conti ha contestato che dalla relazione e dalla scheda tecnica del provvedimento non si rinviene affatto un organigramma definito dell’Azienda Zero e, in barba alla legge dello Stato, manca addirittura la correlata stima del fabbisogno, della proiezione dei costi e delle relative coperture su scala decennale».
«Questa è l’ennesima conferma – attacca il parlamentare di Impegno Civico, candidato senatore nel collegio plurinominale della Calabria – del fatto che il Movimento 5 Stelle appoggia in sostanza il centrodestra. A livello nazionale il partito di Conte ha determinato la caduta del governo Draghi, insieme alle truppe parlamentari di Salvini e Berlusconi. A livello regionale, il Movimento 5 Stelle si pone sulla stessa linea di Forza Italia, della Lega e dell’intero centrodestra, di cui ne rappresenta il migliore alleato a palazzo».
«Cafiero De Raho e Scarpinato, candidati da Conte per impressionare l’elettorato, sono finora silenti – conclude D’Ippolito – rispetto al merito delle questioni più urgenti della Calabria. La loro candidatura certifica la riproposizione del metodo seguito da Conte con la nomina di Cotticelli, che noi avversammo, cioè l’idea, sbagliata, che alla Calabria servano generali dei carabinieri e magistrati piuttosto che politici del territorio che riescano ad entrare nel merito dei problemi concreti».