Barbanti (IV): Più vaccini e controlli, non meno scuola
3 min di letturaComunicato Stampa
In un periodo come quello attuale fare leva sulla paura è sin troppo semplice. È troppo facile in questo momento chiedere la chiusura delle scuole sull’onda della paura che tutti noi genitori, giustamente, proviamo.
Ma prima di farci trascinare dal sentimento, analizziamo i dati dei contagi recenti in modo da poter orientare le nostre decisioni sulla base di evidenze empiriche e comprovate.
In Calabria risultano attualmente positive 7343 persone, ovvero lo 0,38% della popolazione. A Lamezia Terme i positivi sono circa 261, ovvero lo 0,37%. In entrambi i casi si tratta di 3 persone ogni 1000 abitanti. Ben al di sotto della grande maggioranza delle altre regioni.
In Calabria l’indice Rt di trasmissibilità è pari a 0,83; meglio di noi, in tutta la penisola, soltanto Bolzano (0,61) e Umbria (0,82).
Sappiamo infatti che la Calabria si troverebbe in zona gialla se non fosse per l’ultimo decreto legge che le ha di fatto abolite sino a dopo Pasqua.
Ovviamente non bisogna abbassare la guardia di fronte a questo virus che si sta mostrando molto subdolo; anche noi infatti abbiamo alcuni (pochi per fortuna) Comuni in cui i Sindaci hanno predisposto chiusure totali, quelle da zona rossa per intenderci, a fronte di situazioni di contagio molto al di sopra della media. Ci sta. Anzi, è d’obbligo. Tuttavia i numeri sopra esposti ci consentono di quantificare l’esposizione al rischio che, in questo momento, in Calabria appare ben inferiore al resto d’Italia.
Chiedere, quindi, la chiusura a priori delle scuole nel mentre tutte le altre attività sono sostanzialmente aperte appare un non senso. Se dobbiamo chiudere le scuole, allora deve essere zona rossa per tutti.
I protocolli di sicurezza delle scuole, alla luce dei numeri e ad eccezione di alcuni rari casi, si sono rilevati efficaci nel contenimento della pandemia, perché quindi dovremmo privare i nostri figli del diritto allo studio ed alla socialità quando poi gli adulti godono di libertà e conseguenti rischi di contagio?
Uno studio dell’università di Oxford ha stimato che la DAD, che va vista come una soluzione estrema e non come metodo ordinario di insegnamento, provoca una perdita di apprendimento che può arrivare sino al 55% rispetto al normale corso scolastico. Ed il danno maggiore tocca agli studenti più giovani, che si ritrovano basi più fragili su cui costruire la conoscenza futura: è il presupposto per abbandoni e scelte al ribasso. Infine, un’indagine di Indire su più di tremila insegnanti segnale che la DAD, pur essendo ripetiamo l’unica alternativa in tempo di pandemia, viene giudicata inadatta a conservare appieno elementi fondamentali dell’insegnamento, come la qualità della relazione fra pari, della relazione educativa, dell’interazione, della collaborazione e della comunicazione.
Ecco perchè ritengo che la soluzione, finché possibile, non si deve trovare in una chiusura generalizzata delle scuole. Bisogna invece sollecitare le vaccinazioni, l’esecuzione periodica di tamponi e creare le giuste condizioni per proseguire la didattica in presenza nelle scuole. In altre parole, bisogna chiedere più sicurezza, non meno scuola.
On. Sebastiano Barbanti