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Le battute di spirito: sempre maestre tra ieri ed oggi

3 min di lettura
Francesco Polopoli

Francesco Polopoli

Chi non se le ricorda tra i banchi di scuola? Alcune dette con elegante ironia dai nostri cari Maestri di Vita, perché no?

Ognuno di noi ne possiede un repertorio per ogni circostanza come le frasi d’occasione.

Personalmente, ma non solo io, rammemoro la mia cara docente di filologia classica, che continua ad essere l’amo della mia attenzione: tra l’altro, valentissima!

La pesco persino sui social e lei non si smentisce mai nemmeno lì: di contro alle autocertificazioni degli spostamenti degli ultimi giorni proprio ad un suo collega risponde per le rime con il suo solito aplomb – “Ma scusa, proprio tu te la prendi con le varianti d’autore? Ci abbiamo campato una vita!”.

Gli esempi si fanno così copiosi da riempirsi del suo nome per farne una leggenda: Si narra che una volta la stessa si trovasse in presenza di una laureata in Lettere non particolarmente brillante, la quale andava orgogliosa di un posto di lavoro che si era trovata a occupare per mera fortuna o per intercessioni accademiche.

Si dice che la Filologa chiedesse allora alla fortunata neoassunta: – ” N., ma come hai fatto a sapere dell’esistenza di quel posto?”

– “Eh, Professoressa, io per certe cose c’ho un sesto senso!”

– “Peccato che ti manchino gli altri cinque, N., altrimenti saresti perfetta!”

Che dire! Le arguzie continuano a produrre l’effetto di allora e io le ripresento a me stesso ogniqualvolta le appaio ad un buon Classico. Perché?

Anche i nostri Antichi ce le hanno regalate, senza contagocce, eccome se non l’hanno fatto! Eccone qualcuna, raccontateci da Macrobio a proposito di Cicerone.

Cum Lentulum generum suum, exiguae staturae hominem, longiore gladio adcinctum vidisset, exclamavit: “Quis generum meum ad gladium ligavit?” (Quando vide Lentulo, suo genero, uomo di bassa statura, armato di una lunga spada, esclamò: “Chi ha legato a quella spada mio genero?”).

Nec fratri similem mordacitatem pepercit. Nam cum in ea frater rexerat vidisset clipeatam imaginem eius, ingentibus lineamentis usque ad pectus ex more pictam – erat autem Quintus minimae staturae – dixit amicis: “Nonne alium nisi fratrem meum cognoscitis qui dimidius maior est quam totus?” (E neanche il fratello risparmiò di tali mordacità. Infatti, quando in quella provincia che suo fratello aveva governato, aveva visto un suo ritratto armato di scudo dipinto, secondo il costume, con grandi lineamenti fino al petto – ma Quinto era di esigua statura – disse agli amici: “Non è forse vero che non conoscete nessun altro se non mio fratello, che è più grande a metà che tutto intero?”).

Insomma, anche un motto vivace e spiritoso ha diritti maestri d’autore!

Nella concinnitas ci sta un bel bagaglio di leggerezza, che dà peso ad una storia viva di bellezze. Per sempre, quando passa un Grande Maestro: penso che valga per tutti, non credete!?

prof. Francesco Polopoli

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