“Bollari!”, e il Grandinetti si trasforma nella “Cecella” dello Jonio all’epoca del regime
3 min di letturaIn scena al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme Bollari “Memorie dallo Jonio” per il secondo appuntamento del 2022 della stagione teatrale AMA Calabria
Uno spettacolo di e con Carlo Gallo, con la collaborazione artistica di Peppino Mazzotta.
Produzione Teatro della Maruca
Non c’è scenografia, né un cast. Il palco è vuoto e l’attenzione tutta concentrata sulla voce, le parole e i gesti dell’unico attore protagonista, Carlo Gallo.
In sottofondo, a dar ritmo ad un racconto antico, farcito delle tradizioni dei pescatori dello Jonio, il rumore del mare.
“Al mondo ci vuole acqua salata. Perché nell’acqua salata ci sono i pesci, e i pesci sono vita!”, è presto chiarito.
L’assenza di orpelli rende bene la desolazione e la povertà che fanno da sfondo alle dinamiche narrative.
L’atmosfera evocata è quella di un suggestivo racconto orale, in cui l’italiano si alterna al dialetto in omaggio al patrimonio di valori e tradizioni del sud, alla discrezione e all’orgoglio della sua gente.
Il fatto si svela pian piano, e insieme a lui i personaggi. Le parole bastano a rendere nitida l’immagine.
Ad accogliere il pubblico un grido, sempre più raro: “Bollari!”, quello utilizzato per annunciare l’avvistamento dei tonni a largo, subito seguito dalla pratica illegale delle bombe in mare.
L’elemento che ritorna più spesso nei dialoghi, nei gesti, nelle motivazioni è la fame.
E’ la “Cecella” il miglior peschereccio dello Jonio? Le vicissitudini sembrerebbero confermare: due anziani pescatori si contendono il primato e naturalmente, i pesci da portare a casa per sfamare la famiglia. Un bottino sempre più esiguo, la carne sa di polvere da sparo e non basta neppure per una zuppa.
Sono tempi duri per la Crotone del regime fascista, illusa dalle promesse di una politica fatta di slogan e sudditanza: “La Calabria deve fare un passo avanti e lo farà”, aveva gridato il Duce parlando dall’alto al popolo meridionale, “quattro parole in croce” che lasciavano basiti persino i seguaci più agguerriti del partito.
In un’ora scarsa di monologo, Carlo Gallo ci restituisce il volto più autentico della nostra terra.
La Calabria è un anziano con il viso scavato e le rughe profonde, dignitoso nelle sue difficoltà, di poche e stentate parole ma grande capacità comunicativa, devoto al lavoro e alla famiglia, fino alla morte.
Allo fine dello spettacolo, niente appare più umano di questa terra e dell’acqua che la bagna.
“Bollari memorie dello Jonio” è un bellissimo e autentico frutto nato dai colori della macchia Mediterranea, una fiaba d’altri tempi.
I presenti in sala battono fragorosamente le mani ben due volte, Gallo ringrazia commosso.
La Calabria, dalla sua anima più profonda e dimenticata, pure.
Maria Francesca Gentile