Bonus Covid, mega truffa da 110 milioni di euro: indagati avvocati e commercialisti lametini
3 min di letturaBonus Covid, mega truffa in cui sarebbero coinvolti noti professionisti, avvocati e commercialisti, lametini. Tredici persone indagate e 110 milioni di crediti fiscali sequestrati.
Questo il risultato dell’operazione condotta dalla procura di Roma contro l’organizzazione truffaldina nata ufficialmente per aiutare le imprese e i commercianti in difficoltà con i bonus Covid: bonus ottenuti in realtà ricorrendo a reati tributari, truffa e autoriciclaggio.
Nel mirino la società Crescita Italia Srl nata nell’agosto 2020 nella Capitale ad opera della famiglia Molinaro di Lamezia. Nel registro degli indagati di tredici persone originarie di Lamezia, Feroleto Antico e Catanzaro tra cui, appunto, Roberto Molinaro e i figli Samuele, Veronica e Angelino, Stefania Molinaro, Eleonora Petruzza, Florinda e Valentina Stefanizzi, Alfonso Pagano, Emanuele Campana, Agostino e Giulia Carnovale, Pasquale Barra. Tutti accusati di truffa aggravata in concorso e di reati tributari in relazione al sistema che, secondo i magistrati capitolini, sarebbe nato intorno a “Crescita Italia”: una realtà societaria che a fine 2020 fatturava 1,5 milioni di euro, mentre nei primi 10 mesi dell’anno in corso il fatturato è salito a 63 milioni di euro.
Ad interrompere il ‘giro’ truffaldino, è stata la guardia di finanza mentre a lanciare i campanelli d’allarme è stata l’Agenzia delle Entrate che ha avviato approfondimenti sulla spettanza dei bonus previsti dai decreti Rilancio e Cura Italia del 2020. Incentivi statali connessi alle spese di locazione di immobili ad uso non abitativo e riconosciuti sotto forma di crediti d’imposta in misura pari a una percentuale dei canoni effettivamente versati (fino al 60%). In pratica, secondo la magistratura, la società Crescita Italia Srl, avrebbe acquisito crediti per la cifra posta sotto sequestro da 700 persone diverse, per lo più extracomunitari che gestiscono piccoli supermercati tra Roma e Napoli. Le verifiche avrebbero portato alla luce la “fittizietà” dei crediti di imposta, che sono stati ceduti attraverso un sito internet della società che operava in tutta Italia.
La società si proponeva come soggetto giuridico capace di far conseguire alla clientela ‘liquidità mediante lo smobilizzo immediato di crediti di imposta derivanti da norme speciali’, acquistandoli e pagandoli subito dopo aver svolto controlli documentali circa la loro genuinità, per poi cederli a sua volta a terzi, dietro compenso. Secondo quanto emerso dalle indagini, nei primi dieci mesi del 2021, l’impresa avrebbe acquistato crediti di imposta per un valore nominale di oltre 110 milioni da diversi soggetti molti dei quali, in base ai primi riscontri “risulterebbero privi di consistenza imprenditoriale o, comunque, non potrebbero beneficiare delle agevolazioni fiscali”. M.S.