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Borsa cinese tra cryptovaluta e dazi

4 min di lettura
Automazione nel trading: nuove frontiere 2019

La seconda potenza economica al mondo si affaccia al 2020 tra nuove prospettive e problematiche per niente trascurabili

La guerra commerciale con gli Stati Uniti continua, anche se con meno asprezza rispetto a qualche tempo fa. Tuttavia la distensione sembra lontana e la Cina, complice anche la particolare situazione politica ad Hong Kong, non sta passando un buon periodo in borsa.

Il prossimo anno potrebbe vedere un’inversione netta di tendenza. Prima di tutto ci sono le elezioni presidenziali americane, che una volta concluse, potrebbero vedere un cambio di politica nei confronti del gigante asiatico.

Il 2020 sembra anche l’anno in cui si saprà di più sulla cryptovaluta che la Cina sta ormai da tempo sviluppando, e non è affatto escluso che potrebbe essere lanciato proprio entro la fine del prossimo anno, rendendo di fatto la Cina il primo paese al mondo a dotarsi di una propria valuta digitale.

Cina: cryptovaluta nazionale pronta per il 2020

La Cina potrebbe essere il primo paese al mondo a sviluppare e immettere sul mercato una cryptovaluta nazionale e controllata dalla propria Banca Popolare.
È lo stesso presidente Xi Jinping ad auspicare un’accelerazione nello sviluppo di tecnologie atte a completare il progetto, come la tecnologia Blockchain, cardine per tutte le cryptovalute attualmente esistenti.

Il 26 ottobre scorso, inoltre, il Comitato permanente della tredicesima Assemblea nazionale del popolo cinese ha approvato una nuova legge per la regolamentazione dei sistemi di crittografia, il che farebbe presagire tempi anche abbastanza brevi per ciò che riguarda il lancio della valuta virtuale.

Tutto ciò potrebbe rivoluzionare completamente il mondo finanziario e valutario, svincolando l’economia del Dragone rosso dalla dipendenza straniere.

Uno dei motivi di questa accelerata è sicuramente la paura suscitata dal possibile lancio di Libra, cryptovaluta di Facebook, la quale rischia seriamente di decentralizzare la sovranità monetaria, non solo della Cina, ma di quasi tutti i paesi al mondo.

Proprio per questo la diffidenza verso la moneta di Zuckerberg è ancora molta e il progetto si è per ora impantanato tra beghe burocratiche e problematiche riguardanti la regolamentazione.

Il gigante orientale potrebbe quindi anticipare l’azienda della Silicon Valley sul tempo: molti analisti sono sicuri che i tempi per il rilascio di una cryptovaluta cinese siano estremamente brevi, anche 2 o 3 mesi.
Il progetto è in cantiere da quasi 5 anni e sembra che tutte le strutture tecnologiche siano già fondamentalmente pronte.

Inoltre la popolazione cinese ha già molta familiarità con le transazioni online, gestite per la larghissima parte da Alibaba e Wechat, per cui il lancio di una valuta digitale gestita dalla Banca Popolare Cinese non dovrebbe rappresentare un problema per una popolazione già abituata a sistemi di pagamento simili.

Borsa cinese tra dazi e Hong Kong

Dopo anni e anni di crescita smisurata e con tassi a doppia cifra, il mercato cinese sembra aver rallentato la sua scalata, diventando anche meno volatile e più solido.

La situazione degli ultimi mesi non è di certo florida. La guerra commerciale con gli Stati Uniti d’America non sembra potersi concludere in tempi brevi. Inoltre gli scontri ad Hong Kong si riflettono molto negativamente sulla borsa del Dragone.
Gli investitori di tutto il mondo si stanno chiedendo da tempo come investire nella Borsa Cinese e quali strategie adottare.

In questo caso pazientare potrebbe rivelarsi l’approccio giusto. Il prossimo anno di sbloccheranno molte situazioni che definiranno meglio la situazione finanziaria cinese e non solo.

In primis il possibile lancio della cryptovaluta cinese. Non è poi da escludere un accorda finalmente tra le prime due potenze al mondo che metterebbe finalmente fine alla guerra dei dazi.

In vista ci sono infatti le elezioni americane e ciò potrebbe aprire molti nuovi orizzonti. In caso di cambio in cabina di regia si potrebbe assistere semplicemente ad un cambio di rotta rispetto all’amministrazione Trump.

Lo stesso Tycoon potrebbe inoltre stringere per un accordo prima di concludere il mandato per evitare che lo stesso sia poi concluso dalla futura amministrazione.

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