Calabria. La CIA-Agricoltori Italiani esorta la regione a riformare i consorzi di bonifica
4 min di letturaLa Cia-Agricoltori Italiani, a più riprese, ha sollecitato un serio intervento riformatore dei consorzi di bonifica calabresi
Comunicato Stampa
I consorzi di bonifica calabresi sono stati ridotti al lastrico da amministratori maldestri e divenuti oramai proprietà privata di un potere oscuro che, da dietro le quinte, li ha asserviti ai propri voleri affaristico-clientelari, in barba a tutte le regole della trasparenza, della sostenibilità economico-finanziaria e della democrazia partecipata.
La Regione Calabria in questo scorcio di fine legislatura ha timidamente mosso i primi passi riformatori, ipotizzando per l’immediato una riperimetrazione degli attuali undici consorzi con l’approdo finale a cinque, uno per provincia, nell’ottica, condivisibile, di un reale risparmio di spesa.
Come si può pensare che in Calabria ci siano cinque consorzi in più della Toscana, tre in più dell’Emila Romagna, otto in più della Puglia, dieci in più della Sicilia, giusto per citare alcuni dei casi più eclatanti, e ritenere tutto questo ancora ammissibile per rendere grazie al potere oscuro.
La CIA ritiene la riperimetrazione un essenziale punto di partenza, ma sarà necessario scoperchiare il pentolone dei bilanci consortili, indagando la veridicità e certezza di poste di bilancio fondamentali quali i crediti e i debiti, ripristinando l’equilibrio economico-finanziario, compromesso da tempo.
L’operazione verità sui conti dei consorzi non può essere rimandata oltremodo, è un atto di giustizia e di sana assunzione di responsabilità da parte di chi ha il potere-dovere di controllo: è venuto il tempo di agire in tempi rapidi, prima che sia troppo tardi, adottando tutte le misure che la Regione può e deve adottare.
La stragrande maggioranza degli agricoltori consorziati, per legge e non per adesione volontaria, costretta a subire l’imposizione consortile senza il sinallagma del servizio reso, chiede che i consorzi vengano restituiti al loro ruolo, oramai svanito nel corso degli anni a vantaggio di logiche di gestione tese all’accrescimento della lobby dei consorzi, che imperterrita, senza vergogna, ha depredato le risorse consortili.
Non si capisce come abbia potuto la Regione Calabria soprassedere rispetto a delibere consortili che hanno finanziato manifestazioni pubbliche della lobby: un preoccupante atto di strafottenza, un messaggio chiaro di onnipotenza garantita che lascia basiti.
La Cia chiede il ripristino della legalità perduta, della partecipazione democratica, negata dal potere oscuro della lobby consortile, che si è inventata l’autentica della delega da parte dei funzionari del consorzio, in netto contrasto a quanto previsto nel DPR 947/62, esercitando un eccesso di potere che ha manifestamente compromesso e falsificato tutto l’iter elettorale tanto nel 2014 che nel 2019.
Addirittura nel 2014, sulla vicenda delle deleghe intervenne una sentenza del Tar Calabria che invitò il Presidente di un consorzio a rimuovere in autotutela quello che fu ritenuto un eccesso di potere, ma costui ha ritenuto di non rispettare la sentenza di un tribunale della Repubblica Italiana, compromettendo tutte le garanzie istituzionali e democratiche da lui dovute, macchiandosi di una condotta grave che ha pregiudicato gli interessi legittimi di migliaia di consorziati. Più di così.
La delibera di quel consorzio che agisce in autotutela dopo cinque anni e a trenta giorni dalla data fissata per le elezioni è una presa per i fondelli, rinvenibile solo nella Repubblica delle banane.
A proposito di democrazia partecipata, i risultati delle elezioni tenutesi nel mese scorso nel consorzio di Trebisacce ci dicono che i votanti sono stati 822 sui 13.661 aventi diritto (6%): un vero plebiscito senza precedenti, di cui andare fieri e fregiarsi in ogni dove (sic!).
Cosa può importare ai signori dei consorzi una vittoria senza numeri, tanto i giochini della terza fascia, con l’ausilio degli sgravi ad personam, sono le vere leve su cui contare per preservare il potere consortile.
Tutto questo appartiene al mondo reale dei nostri Consorzi calabresi, non sono illazioni o pure fantasie: in questo contesto la Cia non è disposta ad andare oltre nella sopportazione dei soprusi e degli abusi, è pronta ad ogni sfida, nella legalità e democrazia, come ha sempre fatto e dimostrato con i numeri che gli agricoltori le riconoscono.
In attesa che si compia la riforma piena dei Consorzi, la Cia chiede che tutti i procedimenti elettorali già conclusi e in corso vengano annullati per condotte gravemente scorrette sui regolamenti, per la presenza di statuti contrari alla legge, per consentire a tutti di partecipare ad elezioni democratiche, che abbiano il paradigma della legalità.
Tanti agricoltori hanno desistito dall’organizzarsi per presentare liste con cui partecipare alle elezioni, in vigenza di regolamenti elettorali contrari alla legge e che solo ad un mese dalle elezioni sono stati riformati e non da tutti i consorzi. Insomma un vero caos da azzerare, da risolvere con immediatezza, senza indugio e senza regali a chi finora ha contraffatto le regole nell’intento riuscito di azzerare la partecipazione democratica.
Non è mai troppo tardi, cara Regione Calabria, produrre atti amministrativi, se rendono giustizia, eliminano il marcio governante e, soprattutto, se restituiscono la democrazia partecipata.
CIA-Agricoltori Italiani Calabria