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Calabria da riscoprire: la Torre Spaccata di Amendolara

3 min di lettura
Calabria da riscoprire: la Torre Spaccata di Amendolara

Torre Spaccata di Amendolara Foto di Domenico Rodilosso

Situata sulla spiaggia del comune di Amendolara, la Torre Spaccata è tra le costruzioni storiche più apprezzate dell’Alto Jonio cosentino. A lei è dedicato l’appuntamento settimanale di “Calabria da riscoprire”. 

 

Il comune di Amendolara

Il comune di Amendolara è situato sul versante ionico della provincia di Cosenza, raggiungibile lungo la SS 106. Con circa 2.800 abitanti è tra i comuni più popolosi della Comunità montana dell’Alto Jonio.
Il nome di Amendolara – o Minnuàre, come è chiamato il paese nel dialetto locale – deriva con tutta probabilità dall’etimo greco Amygdalaria, vale a dire “Mandorlai”. La ragione è da individuare nella produzione di mandorle che caratterizza l’area.
Altre fonti, invece, fanno risalire il nome a quello della famiglia La Mendelèa.

Simboli del paese

Tra le costruzioni simbolo dell’abitato, famose sono il castello medievale (circa XI secolo, ma molto modificato rispetto all’aspetto originario) e, a circa 20 chilometri dalla spiaggia, la secca di Amendolara. Quest’ultima, secondo leggenda, corrisponderebbe all’Isola di Ogigia, dimora della nereide Calipso, di omerica memoria. La secca è oggi apprezzata meta di pescatori e appassionati di snorkeling.

La Torre Spaccata di Amendolara

Ritornando alla realtà, un altro simbolo del comune di Amendolara è la Torre Spaccata.
La torre è situata sulla spiaggia di ciottoli della frazione Marina; invece, il suo nome (probabilmente nato nei secoli a noi più prossimi) è dovuto al fatto di essere praticamente spaccata nel mezzo.
L’edificazione della torre, datata 1517, si deve a Fabrizio Pignatelli, Principe di Cerchiara e Signore di Amendolara. Come la maggior parte delle torri costiere calabresi, fu costruita per l’avvistamento delle incursioni dei pirati turchi che impazzavano nelle acque del Mediterraneo.
Non appena appurata la presenza saracena, i militi locali mandavano segnali al Castrum Petrae Roseti (il Castello federiciano di Roseto Capo Spulico) e alla Torre di Albidona per le dovute contromosse.

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Cessati i problemi con le forze saracene, in epoca moderna la particolare torretta è stata a lungo abbandonata a se stessa. Ha subìto, inoltre, nel corso degli ultimi secoli, vari crolli dovuti a terremoti e alla sua esposizione agli agenti atmosferici.
Un restauro avuto qualche anno fa ha riportato a una condizione apprezzabile la caratteristica torre, simbolo di tempi antichi e di una Calabria da sempre multietnica.

Antonio Pagliuso
Foto di Domenico Rodilosso
 

 

 

 

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