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Cantina Sociale Lamezia, Gianni Speranza: un pò di verità

3 min di lettura

Non si placano le polemiche sull’ex cantina sociale di Lamezia Terme, stavolta è l’ex sindaco Gianni Speranza a rispondere all’attuale primo cittadino, Paolo Mascaro

Fatti certi ed incontestabili:

  1. la Cantina Sociale di Sambiase è stata comprata nel 2009 dall’amministrazione da me diretta ad un prezzo conveniente per il Comune;
  2. la Cantina Sociale è stata venduta per scelta e volontà dell’ attuale Sindaco Mascaro.

Il Comune non ha fatto un “affare”

È ormai certificato che Mascaro non dica la verità in maniera voluta e deliberata perché, se sbagliasse in buona fede, ammetterebbe di avere sbagliato e chiederebbe scusa. Solo negli ultimi giorni si è inventato:

  1. che la mia amministrazione avrebbe perso il contenzioso nei confronti dell’ Icom e che lui avrebbe risolto magicamente la questione;
  2. che sarebbe stato obbligato a vendere la Cantina perché nel 2014 la mia amministrazione avrebbe inserito la Cantina nel piano delle alienazioni.

Quando si accerta che quanto da lui affermato non risponde al vero, essendo stato proprio lui appena eletto ad inserire la Cantina nel piano delle alienazioni e ad avviare l’iter per la vendita, invece di scusarsi rilancia con altre bugie.

L’unico suo chiodo fisso è quello di buttare discredito sugli anni in cui io ho fatto il Sindaco, falsificando la realtà. Comprammo nel 2009 la cantina sociale proprio perché tutto il Consiglio Comunale voleva impedire che diventasse un supermercato un’attività commerciale.

L’obiettivo era di lavorare per valorizzarla come sede stabile della fiera, come museo, come luogo di animazione culturale e sociale della comunità. Il prezzo di acquisto è stato conveniente per il Comune e per la città: 650.000 €.

Se i consiglieri comunali di allora (dei miei 10 anni ) avessero sentito le parole dell’ attuale sindaco Mascaro e del consigliere comunale progettista del nuovo supermercato Gallo (”ammasso di ferraglia “ da eliminare) si sarebbero ribellati ed avrebbero mandato a casa il sindaco (tutti indistintamente: opposizione e maggioranza; specialmente quelli originari di Sambiase).

Ma erano altri tempi. Oggi sono pochi quelli che rompono il silenzio. Perché si è voluto evitare un dibattito pubblico e trasparente su questo problema al di là della riproposizione annuale del piano delle alienazioni?

Addirittura leggo sulla stampa che il 12 novembre scorso (2021) ad un incontro presso la Concattedrale di S. Benedetto nel quale si proponeva di valorizzare la Cantina come Museo di tradizione e dell’arte del vino, l’amministrazione, pur avendo già venduta la Cantina ad un privato, avrebbe espresso grande entusiasmo per la proposta!

A chi, come me, porge domande ed interrogativi non si può rispondere scaricando sull’ufficio preposto. Io non conosco le procedure amministrative usate. Ribadisco sinceramente che per me l’ingegnere preposto Gianfranco Molinaro è persona seria e per bene.

Il punto fondamentale della vicenda riguarda il sindaco e l’amministrazione.

Perché non hanno tenuto conto delle osservazioni scritte dalla commissione di accesso antimafia del 2017?

Mi spiego meglio: se si fa la scelta di vendere, il prezzo adeguato da pagare al Comune avrebbe dovuto essere determinato non solo dalle condizioni del bene ma anche dalla possibilità di nuove costruzioni una volta demolito il vecchio manufatto.

Ecco perché la cifra plausibile di vendita al privato era per la commissione di accesso antimafia intorno ai 3milioni e 600.000 euro. Alla fine la cantina è stata venduta per 1milione 230.000 euro. Troppa distanza.

Onestamente credo che l’interesse pubblico, l’interesse della città non sia stato purtroppo salvaguardato ma danneggiato!!!

Gianni Speranza

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