Caporalato, Coldiretti Calabria: spezzare la catena dello sfruttamento
3 min di lettura“Non si può tirare il fiato sul caporalato, non è più il tempo di situazioni opache e anche le vicende degli ultimi giorni lo dimostrano. Occorre continuare a spezzare la catena dello sfruttamento che si alimenta dalle distorsioni lungo la filiera, dalla distribuzione all’industria fino alle campagne dove i prodotti agricoli pagati sottocosto pochi centesimi spingono le imprese oneste a chiudere e a lasciare spazio all’illegalità”.
Pietro Molinaro presidente di Coldiretti Calabria nel ribadire l’impegno dell’associazione aggiunge che “occorre promuovere norme che vadano in direzione di un “approccio di filiera”, dalla tracciabilità, all’etichettatura narrante dei prodotti alimentari. La legge sul caporalato è stato un passo importante occorre quindi proseguire coniugando e valorizzando la tutela del Made in Italy agroalimentare e cultura della legalità, ritenendoli due facce della stessa medaglia: un volano e un biglietto da visita pregnante di eticità per il nostro paese.
Conseguente quindi è anche l’impegno a mettere in campo tutti gli strumenti che concorrono a combattere fenomeni di adulterazione, contraffazione e in genere ogni tipo di intervento doloso o fraudolento che mina il valore e l’integrità del Made in Italy. Una costante azione di responsabilizzazione, dal campo allo scaffale, per garantire che dietro tutti gli alimenti in vendita, italiani e stranieri, ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una equa distribuzione del valore. Per questo – continua – occorre affiancare le norme sul caporalato all’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita commissione presieduta da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti.
A pesare per Coldiretti sono le pratiche commerciali sleali come i casi di aste capestro on line al doppio ribasso che strangolano gli agricoltori con prezzi al di sotto dei costi di produzione, nonostante il codice etico firmato l’anno scorso fra il Ministero delle Politiche Agricole e le principali catene della grande distribuzione che avrebbe dovuto evitare questo fenomeno che spinge a prezzi di aggiudicazione così bassi che strozzano a cascata industriali e agricoltori. I lavoratori stranieri – continua Coldiretti – contribuiscono in modo strutturale e determinante all’economia agricola e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo su un territorio dove va assicurata la legalità per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano un’ombra su un settore che invece ha scelto con decisione la strada dell’attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale.