Lo scrittore Carmine Abate incontra gli studenti del Liceo Fiorentino
2 min di lettura“Raccontare, raccontare, finché non muore più nessuno. Mille e una notte, milioni e una notte”
Con questo distico di Elias Canetti si apre la narrazione del nuovo romanzo “Le rughe del Sorriso” del celebre autore calabrese Carmine Abate.
Con tali parole, il prof. Ruberto, nel presentare l’autorevole ospite del Liceo “Fiorentino”, ha voluto sottolineare anche l’importanza che la narrazione può assumere per differire o eludere la morte. Ciò, perlomeno, è la lezione che proviene da un’opera immortale come le “Mille e una notte”, madre di ogni esperienza narrativa ma anche da un romanzo intenso e profondo come “Le rughe del sorriso”, edito da Mondadori.
Nella giornata di ieri 18 marzo, gli studenti del “Fiorentino” hanno avuto occasione di confrontarsi sulle scabrose tematiche trattate all’interno di un romanzo corale in cui la pluralità di voci narranti costruisce gradualmente la storia di una ragazza somala, Sahra, incantevole quanto misteriosa, che, fuggita dalla sua terra d’origine, viene accolta nel centro di seconda accoglienza di un immaginario paesino della Calabria, Spillace, usato spesso come sfondo dallo scrittore di Carfizzi.
Da un giorno all’altro, si perdono le tracce di questa ragazza di colore, enigmatica ed avvenente e, come un investigatore, il suo professore di italiano, Antonio Cerasa, ne ricostruirà la storia, un percorso biografico segnato da mistero e sofferenza.
L’improvvisato detective, segretamente “amorato” della protagonista, comincerà poi una ricerca che lo condurrà in varie zone della Calabria dove raccoglierà opinioni ed esperienze su uno dei temi più discussi dell’attualità italiana.
L’autore stesso ha infatti confessato di aver avuto paura di parlare di immigrazione; l’urgenza di scrivere però arriverà dopo la visione di una ragazza nera che, di fronte ad una folla inferocita, reagisce con un sorriso affabile e disarmante.
L’obiettivo della storia è quello di portare il lettore ad abbattere i pregiudizi poiché l’immigrazione non deve essere concepita come un insieme di numeri: ogni persona ha una sua storia e una sua personalità e l’autore ci invita a riflettere poiché non si può giudicare qualcuno prima di conoscerlo.
Nonostante la difficoltà delle tematiche, Abate ha appassionato i ragazzi con riferimenti ai propri trascorsi giovanili, alla lingua arbëreshë della terra d’origine, alla precoce vocazione di scrittore. Ha ricevuto e ricambiato affetto ed entusiasmo.