Carnuccio (Royal): fatto il massimo senza palazzetto. Qualcuno rifletta!
5 min di letturaAl PalaSparti e coi nostri tifosi sarebbe andata diversamente. Tanti sacrifici non ripagati
A tre gare alla fine, giovedì 25 a Montesilvano, dopo due giorni a Vibo col Salinis e l’1 maggio a Roma con la Lazio, ecco il bilancio del tecnico della Royal, Paolo Carnuccio.
Una stagione in chiaroscuro: da un lato la retrocessione, dall’altro l’aver costruito un gruppo che ha comunque ‘giocato’ a futsal. Quali le sensazioni?
La retrocessione porta sempre tanta amarezza e delusione ma, in questo caso, prevale certamente la serenità di aver disputato un campionato al massimo delle proprie possibilità. L’aver costruito un gruppo, con tanto lavoro e sacrificio, capace di giocare a futsal in A, è stato motivo di grande soddisfazione.
Lei è arrivato a torneo in corso, quanto lavoro è servito per costruire questo gruppo?
Non è stato semplice perché ho cercato di adeguare il modello di gioco alle caratteristiche dei singoli ma, soprattutto, ho dovuto trasmettere sviluppi e dinamiche in grado di potersi adattare e competere alla qualità della serie A. In questo la squadra, a cui ho dovuto necessariamente infondere autostima, si è applicata in modo egregio mostrando disponibilità ed interesse anche ai minimi dettagli.
Cosa è mancato per andare oltre quelli che sono stati limiti oggettivi dovuti a risorse limitate?
Direi l’esperienza per gestire i momenti di difficoltà nella consapevolezza di dover raggiungere l’obiettivo minimo della permanenza. In qualche frangente abbiamo scontato la capacità di trovare soluzioni e strategie, ma è normale, fa parte del percorso di formazione di ognuno di no. Ciò deve solo far crescere il nostro bagaglio per diventare più forti.
Come ha ritrovato l’ambiente-Royal?
Motivato e consapevole delle proprie responsabilità. Presidente Mazzocca, Dirigenti e tutto lo Staff ad ogni livello, hanno fatto sacrifici veramente indescrivibili per tenere alto il nome della Royal nel panorama nazionale. Posso testimoniare personalmente la passione che hanno messo per difendere i colori della squadra e portare avanti la città di Lamezia Terme.
Quanto è difficile fare futsal femminile al sud ed in Calabria in particolare?
Purtroppo tutto il meridione non è la Calabria, che ha un paradosso molto strano: a fronte di un crescente interesse da parte del movimento (vedi la crescita delle iscrizioni alla C femminile regionale) fa da contraltare la cronica indifferenza delle varie Istituzioni cittadine per sostenerne lo sviluppo. Ciò si ripercuote in modo grave sulle società partecipanti ai vari campionati nazionali costrette a soffrire costi di gestione e, come nel caso della Royal, la mancanza di strutture. In altre regioni del sud tutto ciò è più attenuato.
Che serie A è stata per lei che era, come tante calciatrici, all’esordio?
Impegnativa, ma nello stesso tempo stimolante. Il livello tecnico è massimo ma la cosa che più mi ha impressionato è stata la notevole conoscenza del gioco da parte delle calciatrici. La differenza spesso la fanno loro ed il gran numero di straniere nelle prime cinque squadre di classifica lo testimonia fedelmente. Ho dovuto far ricorso a tutto il patrimonio di conoscenza acquisito per cercare di far competere la squadra. Ci ha penalizzato la formula: con 16 squadre non è pensabile ipotizzare cinque retrocessioni.
Si diceva che al di là della retrocessione non poche squadre hanno sempre elogiato il gioco della Royal. Cosa pensa?
E’ stata una bella soddisfazione personale: i complimenti fanno sempre bene e li divido con staff e giocatrici. Eccetto Kick Off, Salinis, Montesilvano, Florentia e Ternana, la Royal è stata in partita con tutte. Le prestazioni dei singoli ed il gioco sono state componenti omogenee e costanti. Ho portato comunque avanti la mia idea di futsal e raccolto punti con merito, colmando qualche lacuna in organico, specie in zona offensiva, probabilmente avremmo vinto qualche scontro diretto raggiungendo la zona play out. Abbiamo avuto anche tanta sfortuna, con problemi fisici di alcune giocatrici, ma devo comunque fare un elogio a tutte perché nonostante esordienti in A, e con una media età tra le più basse del torneo, sono notevolmente migliorate sotto il profilo della tecnica individuale e collettiva. Si è doppiamente soddisfatti quando si trasmette qualcosa al gruppo che, in tutte le calciatrici, ti ringraziano per quello che hai fatto per loro.
Quanto ha influito giocare ed allenarsi sempre ‘in trasferta’?
E’ stato devastante per la continuità didattica sulle varie situazioni di gioco. In alcuni casi non ci siamo riusciti (es. portiere di movimento), ma abbiamo sopperito con sacrificio e abnegazione. Per questo ringrazio lo staff tecnico che mi ha supportato. La Royal non è retrocessa sul suo campo di gioco, ha vinto un suo campionato speciale: è riuscita a partecipare alla massima categoria nazionale, rappresentando la Calabria intera, senza avere il suo palazzetto! E questo dovrebbe far riflettere molti.
Quanto è mancato l’apporto dei tifosi?
A PalaSparti e coi nostri tifosi probabilmente sarebbe andata in modo diverso. Lo posso dire con sufficiente cognizione di causa avendo visto con i miei occhi cosa, negli anni passati, sono stati capaci di fare i tifosi della Royal con il loro sostegno e, soprattutto, cosa avrebbero fatto in un campionato di serie A dove di tifoserie ne abbiamo visto veramente poche. Questo è un grande rammarico.
Cosa farà Carnuccio la prossima stagione?
Vorrei immediatamente riportare la Royal in serie A. Ma ovviamente non dipende solo dal sottoscritto. Se ciò sarà possibile sarei molto contento perché significherebbe riscattare un campionato di sofferenza e dare soddisfazione a tutto l’ambiente. In caso contrario mi vedrete da qualche altra parte, ma conserverò sempre la Royal nel mio cuore ringraziandola per avermi fatto allenare nella massima serie. Il futsal è la mia passione e la vivo senza pormi limiti.