Casarossa40, confermato aumento tassa rifiuti per il 2018
6 min di letturaDopo l’approvazione, avvenuta il 19 ottobre, della Delibera di Giunta n. 469 con cui si sospendeva l’efficacia del DGR 344/2017 attraverso il quale la Giunta Oliverio aveva aumentato fino al 55% le tariffe regionali per il conferimento dei rifiuti per l’anno 2018, lo scorso 23 novembre, sempre con delibera di Giunta, la Regione ha approvato la nuova tariffazione per il prossimo anno confermando, seppur con leggere modifiche, gli aumenti che avevamo già denunciato durante il nostro presidio in piazza lo scorso 14 ottobre e poi con il manifesto affisso per le strade della città nel mese di novembre.
Comunicato Stampa
Viene quindi confermata la nostra ipotesi di un aumento fuori da ogni logica (parlavamo di un 40% circa) per la città di Lamezia Terme: se verranno rispettate le previsioni comunali sulla raccolta differenziata, l’aumento cui sarà soggetto il nostro Comune sarà pari al 37%, passando da 135€/ton del 2015 a 185€/ton a decorrere dal 1° gennaio 2018.
Un aumento di 50€/ton che, viste le condizioni disastrose delle casse comunali, andrà a gravare inesorabilmente sulle tasche dei cittadini lametini.
La logica con la quale sono state riformulate le tariffe di conferimento dei rifiuti ha dell’assurdo perché paradossalmente a registrare aumenti più contenuti, oltre ai (pochi) comuni ipervirtuosi, saranno quelli con una percentuale insignificante di raccolta differenziata.
Ci chiediamo perché i cittadini lametini e calabresi debbano continuare a pagare sulla propria pelle, oltre al continuo disservizio nella raccolta dei rifiuti, anche l’incapacità delle amministrazioni susseguitesi nell’ultimo ventennio, le quali hanno dimostrato di non essere in grado di avviare e consolidare un servizio pubblico di primaria importanza come quello dei rifiuti.
I soldi in tutti questi anni ci sono stati ma, visti anche gli ultimi fatti relativi allo scioglimento del consiglio comunale di Lamezia Terme, pare che abbiano preso altre strade, probabilmente più lucrose per gli amici delle solite consorterie cittadine.
Come se non bastasse il 15 novembre scorso è stata emessa un’ordinanza, la n°119 della Presidenza della Regione, in merito al conferimento dei rifiuti solidi urbani negli impianti pubblici e privati di Lamezia Terme, Rossano, Gioia Tauro e Reggio Calabria.
Un’ordinanza anche questa in perfetto stile calabrese: “contingibile e urgente” nonché “in deroga”.
Come per tutte le ordinanze in deroga, emesse prima dal Commissario all’Emergenza Rifiuti ed ora dalla Presidenza della Regione, a farne le spese saranno i lavoratori degli impianti e i cittadini, in termini di diritti e di tutela della salute.
Ad alcuni impianti (vedi Gioia Tauro) infatti vengono imposti “aumenti della capacità di trattamento di una percentuale fino al 25%” e, considerato che l’impianto non ha subito nessuna modifica significativa in termini di ampliamento e assunzione di nuovo personale, ciò comporterà un incremento delle ore di lavoro degli operai già costretti a operare, tra l’altro, in situazioni disastrose sia in termini di qualità e salubrità dei luoghi di lavoro, sia in termini salariali, come nel caso dell’impianto di Lamezia Terme dove l’Asp e l’Ispettorato di Catanzaro hanno denunciato la mancanza dei requisiti minimi di sicurezza degli impianti, l’insalubrità dei luoghi di lavoro, la mancanza dei dispositivi di protezione individuale per i lavoratori, le mancate operazioni di derattizzazione e sostituzione dei biofiltri, tutti aspetti potenzialmente dannosi per l’ambiente e la salute delle persone.
Sempre in deroga vengono autorizzati gli impianti ad accorciare i tempi previsti dalla legge per la maturazione della Frazione Organica Stabilizzata (FOS) e a produrre rifiuti avente codice CER 19.05.01 (quindi rifiuti che andranno a riempire le discariche), con l’Indice di Respirazione Dinamico (IRD) anche superiore al valore imposto per legge (1000 mgO2/kgSVh) e con il valore del Carbonio Organico Disciolto (DOC) anch’esso superiore al valore imposto dalle norme nazionali (100 mg/l.).
A questo si aggiunge che, in deroga a quanto previsto dalle Autorizzazioni Integrate Ambientali degli impianti di trattamento della frazione organica, si autorizzano gli impianti ad accettare fino al 30% in più della loro capacità nominale di trattamento della Frazione Organica da Raccolta Differenziata (FORD).
Ma cosa si cela dietro a tutte queste sigle incomprensibili per la stragrande maggioranza della popolazione?
Intanto che dagli impianti di trattamento calabrese usciranno rifiuti non compostati destinabili solo a smaltimento in discarica, aggravando così la già drammatica situazione degli impianti di smaltimento regionali sia pubblici che privati. Inoltre il superamento dei parametri dell’IRD e del DOC può comportare serie ripercussioni in termini di inquinamento delle falde e di emissioni in atmosfera, problema particolarmente sentito da chi lavora negli impianti e da chi vive vicino agli stessi.
L’indice di respirazione dinamico, infatti, è un parametro che misura la putrescibilità dei rifiuti. Maggiore è questo fattore più è elevata la biodegradabilità quindi, una volta smaltito il rifiuto in discarica, superiore sarà la formazione del percolato.
In parole povere inquinerà di più. Per questo il DM del 27/09/2010 – recante definizione dei criteri di ammissibilità in discarica, aggiornato con il DM del 24/06/2015 – stabilisce che i rifiuti che possono essere smaltiti debbano avere un indice di respirazione dinamico non superiore a 1000 mgO2/kgSVh.
Inoltre la direttiva 1999/31/CE vieta il conferimento in discarica di quei rifiuti non sottoposti a trattamento. In parole povere, in discarica non si può smaltire il cosiddetto “tal quale” (della famiglia dei codici CER 20 derogati, anche questi, dall’ordinanza in questione) poiché questo tipo di rifiuto non sottoposto a nessuna trasformazione produce molto percolato avendo un indice di respirazione molto al di sopra di 1000 mgO2/kgSVh.
Da notare che il rifiuto urbano indifferenziato raccolto all’interno dei cassonetti cittadini, prima di essere smaltito in discarica, deve passare attraverso un impianto di trattamento (o un TMB o un trito vagliatore con successiva bioessiccazione). Questi macchinari trasformano il rifiuto urbano in rifiuto speciale che, al netto della parte secca, risulta essere: scarti (CER 19.12.12) e parte di rifiuti urbani e simili non compostata (CER 19.05.01) o compost fuori specifica (CER 19.05.03).
Questi rifiuti speciali, anche per l’Europa, possono essere smaltiti in discarica poiché il trattamento ha determinato un cambiamento delle caratteristiche chimico-fisiche del rifiuto stesso, lasciando presumere che la carica inquinante sia considerevolmente diminuita.
Ma è davvero così?
In realtà questo è vero quando un impianto di trattamento funziona bene e quando la parte umida residua ha il tempo necessario per stabilizzarsi affinché l’indice di respirazione dinamico scenda al disotto di 1.000 mgO2/kgSVh, valore che come abbiamo visto viene derogato dalla Regione Calabria.
Purtroppo, com’è noto, non è il caso degli impianti calabresi e, in particolare, di quello lametino.
Ennesima operazione criminosa quindi, evidenziata da altri aspetti non meno importanti: le stesse Asp territoriali, sebbene interpellate, si sono ben guardate dall’esprimere un parere sulla Relazione Illustrativa redatta dalla Regione Calabria a supporto dell’ordinanza in deroga;
la stessa Regione Calabria riporta nero su bianco nella relativa ordinanza la necessità di attivare la Protezione Civile in caso di eventi meteo avversi proprio per scongiurare frane e smottamenti sul versante del costone prospiciente l’impianto di Sambatello, nel comune di Reggio Calabria.
Il quadro che ne esce fuori è quindi abbastanza allarmante, come del resto più volte da noi denunciato.
Ci troviamo di fronte ad impianti obsoleti altamente inquinanti e spesso privi degli standard minimi di sicurezza per i lavoratori e di tutela per la salute dei cittadini.
Come se non bastasse, arriva, sempre puntualissima, la ciliegina sulla torta degli aumenti delle tasse per un servizio pubblico essenziale estremamente delicato che, però, continua ad essere gestito in maniera clientelare, gonfiando ancora una volta le tasche dei signori della monnezza.