Catanzaro, celebrati i 150 anni dell’Azione cattolica
4 min di letturaSi è tenuto a Catanzaro al Seminario Regionale Pio X il convegno regionale dell’Azione Cattolica «150 anni di Azione Cattolica nella storia italiana- scelta Religiosa e attualità dell’Azione Cattolica”». Il momento di confronto è stato organizzato dalla Delegazione Regionale dell’Associazione guidata da Stefania Surace. Le relazioni sono state tenute dall’avv. dello Stato Raffaele Cananzi, già presidente nazionale dell’A.C. e da S.E. mons. Francesco Milito vice presidente CEC e delegato per il laicato. Hanno coordinato Francesco Chiellino presidente AC della diocesi di Catanzaro-Squillace e don Mario Spinocchio assistente regionale. L’Azione Cattolica (1867) è quasi coetanea dell’Unità d’Italia (1861). Il 29 giugno 1867, 151anni fa, due universitari, il viterbese Mario Fani e il bolognese Giovanni Acquaderni, fondano a Bologna la Società della gioventù cattolica italiana (Sgc) approvata da Pio IX, il 2 maggio 1868. Nel corso degli anni e delle fasi storiche – come ha declinato Cananzi – l’Azione Cattolica si è posta sempre a servizio della Chiesa e della società.
Nella prima fase dal 1867-1900 è nato e si è sviluppato un nuovo associazionismo laicale; sono sorti molti sodalizi religiosi-formativi, sociali-mutualistici, stimolati dalla «Rerum novarum» di Leone XIII (1891). I circoli della Sgc, primo nucleo dell’Ac, si diffondono in varie Regioni. L’Opera dei Congressi cerca di coordinare, tra molte difficoltà, il vasto movimento cattolico che si allarga all’impegno politico, con la partecipazioni alle elezioni, superando il «non expedit» imposto da Pio IX dopo la fine del potere temporale. La seconda fase dal 1900-1918 – Si delinea un progetto su base diocesana: la Sgc si dedica alla formazione; l’Unione economico-sociale coordina le iniziative cooperative e bancarie che ha avuto testimonianze concrete in Calabria. Tra le grandi figure spicca l’economista e sociologo Giuseppe Toniolo, inventore delle Settimane sociali. Nel 1908 si avvia l’Unione donne e nel 1917 la Gioventù femminile. Fra tutti emerge come gigante il laico beato Pier Giorgio Frassati. Nella terza fase 1919-1942 – In Italia la Grande Guerra apre una fase nuova e la Sgc diffonde capillarmente il Partito popolare fondato da don luigi Sturzo nel 1919. Pio XI nel 1923-25 struttura l’AC in quattro rami: Gioventù maschile (Giac), Gioventù femminile (Gf), Uomini, Donne.
La dittatura fascista perseguita l’Ac che risponde con una espansione nelle diocesi, sostenuta e controllata dalla gerarchia. Emergono Armida Barelli (Gf), Luigi Gedda (Giac), e gli assistenti tra i quali spicca Giovanni Battista Montini (futuro Paolo VI) . La quarta fase 1943-1968 – L’Ac si impegna nella rinascita democratica dell’Italia, nell’Assemblea costituente, nel sindacato e nella politica a sostegno della Dc di Alcide De Gasperi, anche attraverso i Comitati Civici di Gedda. Figure di spicco sono: Giuseppe Lazzati, Aldo Moro, Carlo Carretto, mons. Franco Costa che animano l’Ac nell’Italia del «miracolo economico». Il Concilio Vaticano II, e Vittorio Bachelet spalancano porte e finestre della Chiesa e dell’Ac. La Quinta fase 1969 ad oggi – Grazie allo statuto del 1969 e alla «scelta religiosa», l’Ac pone fine al collateralismo con la Dc, vive un profondo rinnovamento, rilancia la formazione confermando la scelta di un servizio alla chiesa e alla società. In questo solco si è inserita la relazione di mons. Milito, che ha delineato l’importante ruolo dell’Azione Cattolica in Calabria, dove laici formatisi nelle proprie fila, sono stati impegnati in politica e svolto ruoli di grande impegno nella società testimoniando e incarnando, con lo stile di laici-cristiani, che hanno avuto la visione del bene comune e testimoniando nel quotidiano le ansie e le speranze degli uomini. Sono impronte indelebili di uomini – che nell’obbedienza alla Chiesa e al Vangelo – ha ricordato mons. Milito- si trovano nella storia della nostra regione. Occorre un nuovo slancio – ha proseguito – nell’impegno politico e l’Azione Cattolica deve essere una fucina nel fare emergere figure di alto spessore morale e civile. Il vice presidente della CEC ha invitato l’Azione Cattolica di tutte le diocesi a fare la storia dell’AC. Un utile esercizio – ha concluso – non di nostalgia bensì un contributo per rimanere fedele alla propria storia, alla ricerca di santità ordinaria che ha intessuto l’esistenza di tante generazioni in questi centocinquanta anni per rinnovarsi e lasciarsi interpellare a fondo dalla realtà del proprio tempo per potere continuare a essere dentro di esso, e per esso, esperienza popolare di fede condivisa e di testimonianza credibile del Vangelo”.