Catanzaro. L’interdisciplinarietà al servizio del cittadino fragile. E’ possibile?
4 min di letturaL’Università Magna Graecia al fianco di famiglie e persone con demenza
Il termine fragilità identifica una persona più che una malattia o un corteo di sintomi che richiedono attenzione e quotidiana presa in carico.
Nel grande capitolo della fragilità rientra tutto: dalle malattie oncologiche a quelle neurodegenerative che possono interessare tutte le età.
In Calabria le Demenze rappresentano un’importante fetta di popolazione. Circa 41 mila le persone che, insieme alle loro famiglie, vivono nella solitudine delle mura domestiche.
Per cercare di rispondere a questo bisogno alcune Società Scientifiche insieme con l’Università Magna Graecia di Catanzaro, l’Associazione RaGi ed esponenti del Comune e della Regione Calabria, pur nella diversità dei ruoli, ma nel rispetto delle autonome competenze istituzionali e professionali, condivideranno insieme un percorso il cui obiettivo sarà quello di dare un riscontro concreto ad un bisogno che nasce da una vasta problematica che affonda le sue radici principalmente nella comunità territoriale e quindi sociale.
Per tale motivo martedi’ 11 gennaio alle ore 10,00 nel salone del San Giovanni a Catanzaro è stata organizzato un incontro dibattito da titolo: l’interdisciplinarietà al servizio del cittadino fragile. È possibile?
Tale momento, aperto a tutta la cittadinanza, sarà moderato da Luca Gallelli Farmacologo Clinico dell’Università Magna Graecia di Catanzaro e vedrà la partecipazione di Giovambattista De Sarro Rettore dell’Università Magna Graecia; Lucia Muraca, Componente direttivo nazionale SIMG Società Italiana Medicina Generale Area Fragilità; Pietro Gareri, PastPresident Nazionale AGE Associazione geriatri extraospedalieri; Elena Sodano, Presidente Associazione RaGi per le Demenze Calabria; Ilario Lazzaro, Direttore generale f.f Asp Catanzaro; Elga Rizzo, Direttore Amministrativo Policlinico Mater Domini; Rosario Lo Stumbo, Assessore Comunale alle Politiche Sociali del Comune di Catanzaro; Filippo Mancuso, Presidente del Consiglio regionale della Calabria e Tilde Minasi Assessore Regionale alle Politiche Sociali.
“Ad oggi la terapia farmacologica è l’unico trattamento fornito alle famiglie per tentare di mitigare i disturbi comportamentali nei pazienti con demenza – afferma il prof. Giovambattista De Sarro-. Ma tutto ciò non basta più ed occorre trovare alternative sociali e terapeutiche che siano di supporto alle famiglie. Per tale motivo l’Ateneo catanzarese ha deciso di scendere nel territorio e dare risposte concrete ai pazienti con demenza ed alle loro famiglie, attraverso uno studio scientifico del modello della Casa Paese portato avanti dalla Associazione RaGi e che vede impegnati il team dei ricercatori della UOC di Farmacologia Clinica dell’AOU Mater Domini di Catanzaro, i progettisti della RaGi, oltre che Enti, Istituzioni e Società Scientifiche che hanno aderito al progetto. L’Ateneo calabrese si distacca dal puro ambito sanitario e di ricerca e fa emergere con forza anche la sua terza missione. L’università non è solo assistenza, ricerca e didattica ma è anche brevetti e attività sociale. Solo così l’Ateneo diventa a pieno titolo parte integrante della vita dei cittadini e della crescita del territorio”.
“Quando non c’è la cura, il prendersi cura deve e può riempire questo vuoto anche attraverso processi ambientali e sociali di inclusione – afferma la presidente della RaGi Elena Sodano- e l’includere, rappresenta una competenza presente in ogni contesto della cura che si definisca buona cura. Camminare insieme all’Università Magna Graecia è un motivo di forza per la filosofia terapeutica che sta alla base del progetto CasaPaese perché, come diceva lo psicoanalista Bruno Betlaim: Se un ambiente è capace di distruggere un individuo, un ambiente può anche riorganizzarlo e guarirlo”.
E così la CasaPaese diverrebbe una sorta di socioterapia ambientale e non solo per le persone con demenza. Un nucleo territoriale e sociale, un contenitore accogliente, ma anche protettivo, all’interno del quale la persona fragile può contare su elementi che gli rispecchiano importanti elementi di sé.
Da questo – afferma il prof. Luca Gallelli – nasce l’esigenza di un confronto attivo per capire se è possibile una presa in carico interdisciplinare per questi pazienti ed in tale percorso tutta la cittadinanza è fortemente invitata a prenderne parte.
E’ giunto il momento– continua Luca Gallelli – che i cittadini si trasformino da meri osservatori, talvolta distratti di un fenomeno, a parte attiva di un processo di crescita che deve risollevare l’etica di ciascuno e far rivivere la Città, la Provincia e la Regione.