A Catanzaro manifestazione pro Palestina, ‘no al genocidio’
2 min di letturaShukri da anni in Calabria, ‘storia ha già condannato Israele’
Circa 200 persone hanno partecipato a Catanzaro alla manifestazione per il cessate il fuoco in Palestina organizzato da una rete di gruppi e associazioni.
Un corteo è partito da piazza Matteotti dopo che sulla parte soprastante il monumento simbolo della città, il Cavatore, è stata issata una bandiera palestinese, per giungere tra canti, urla e striscioni a sostegno del popolo palestinese fino a piazza Prefettura.
“Libera Palestina, stop ai bombardamenti su Gaza, basta genocidio, Gaza oggi è un cimitero la striscia è un tappeto di morti”, sono solo alcune delle frasi scritte sui cartelli e scandite durante la marcia.
“Oggi – ha spiegato Pino Commodari in rappresentanza di Potere al popolo tra gli organizzatori della mobilitazione – siamo qui per manifestare il nostro sostegno al popolo palestinese e condannare lo stato israeliano che sta perpetrando un vero e proprio genocidio bombardando la Palestina.
Condanniamo in maniera chiara le posizioni dei governi occidentali e il Parlamento italiano in tutta la sua interezza.
A Gaza non c’è solo Hamas, c’è il popolo Palestinese che ha il diritto di difendersi dopo oltre 70 anni di attacchi”.
“Ho sperato – ha detto Shukri, palestinese da anni residente in Calabria nel suo intervento – che le cose potessero migliorare. Ma tutto andava a peggiorare. Sono stanco di essere presentato come la parte che fa ingiustizie. Io sono la parte che subisce. Ogni volta il palestinese – ha aggiunto – viene presentato come il terrorista mentre l’israeliano è il poverino che è venuto dopo l’olocausto. Loro sono venuti, ci hanno cacciato e ci hanno preso la terra, mentre io sono stato cacciato da casa mia. Come fanno a morire i nostri bambini tutti i giorni ed essere definiti terroristi senza aver fatto nulla? La storia ha già condannato Israele. Noi – ha detto ancora – vogliamo vivere in pace a Gaza. Non hanno lasciato una sola pietra su un’altra. I palestinesi hanno sogni come gli altri eppure non hanno nessun diritto. Oggi è diventata una bestemmia anche chiedere la tregua”.