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Centotre candeline per la lametina Bettina Caparello

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Bettina Caparello

Bettina Caparello

Bettina Caparello ha superato da tre anni il traguardo di un secolo di vita festeggiata dai figli, dai parenti e dagli amici che le hanno tributato affetto e riverenza non solo per la sua longevità ma anche per le sue qualità, le sue virtù morali e la sua fede

Una donna eccezionale raccontata dalla figlia Ida Ruberto in una lettera, indirizzata a lei, nella quale ricorda il percorso di una lunga vita spettatrice di eventi storici e mondani, dedicata alla famiglia e al bene comune.

Nata a Sambiase nel 1915 e appartenente al Terz’Ordine Carmelitano da più di trent’anni, Bettina Caparello ne ha sempre osservato le regole con profonda fede ed interesse partecipando  ogni giorno anche alla Santa Messa.

Purtroppo, da quasi cinque anni non godendo di buona salute, è assistita dalla figlia Ida che veglia su di lei come una mamma veglia la sua bambina.

«Ti accudisco, ti curo, ti sto accanto, è vero, faccio sacrifici ma ne sono fiera e contenta perché sei la mia mamma e ti voglio tanto bene» scrive Ida nella missiva redatta in occasione del compleanno della madre richiamando alla memoria le vicende tristi e felici vissute nell’arco di un secolo, flagellato dalla prima guerra mondiale in cui Bettina era ancora una bambina e dalla seconda, dilaniata da brutture e sofferenze.

Anni in cui per vivere e crescere dignitosamente era necessario sostenere fatiche e fare sacrifici. Rimasta orfana di padre, caduto sul fronte durante la prima guerra mondiale,  quando aveva appena nove mesi, Bettina crebbe in una famiglia poi allargata, essendosi il padre risposato, ricevendo un’educazione di sani principi morali e religiosi.

«Sin dalla tenera età – scrive Ida – ti sei dedicata, ed eri pure brava, ai lavori di cucito e di ricamo. Sei stata compagna e moglie virtuosa, dedita al lavoro anche nei campi oltre che a casa e al bene della famiglia. Hai vissuto – continua – una vita   normale, senza pretese, ricca di onestà, di tenacia, di esempio per la conduzione di una famiglia sana, trasmettendo il vero valore della vita a me e a mia sorella con la tua esperienza, con la tua saggezza e con la tua semplicità. Hai cercato di dare a noi figlie tutto il necessario per poter affrontare e agevolare la nostra vita».

La sorte non ha risparmiato a Bettina la terribile esperienza di gravi lutti ai quali è riuscita a sopravvivere come la morte prematura del genero Raffaele, del marito Pasquale, del nipote Domenico e del genero Salvatore, rispettivamente il figlio e marito di Ida.

«Nel mio dolore – prosegue Ida – mi sei stata vicina, mi hai confortata e incoraggiata, hai asciugato le mie lacrime regalandomi affetto e sorrisi, mentre mi dicevi e mi dici tuttora: abbi fede e confida nel Signore e vivi la tua vita con coerenza e dignità».

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