Cgil e Cgil Fp: situazione ospedale Cosenza al limite
3 min readMobilitazione collettiva all’Annunziata per il diritto alla salute
Comunicato Stampa
Tra il taglio di un nastro, l’allagamento di un reparto e le dimissioni del primario del Pronto Soccorso, l’Annunziata continua la sua via crucis e, se non sua, certamente degli utenti in difficoltà che vorrebbero poter fruire in maniera dignitosa dei servizi al fine di veder garantito il proprio diritto alla salute.
Sono note le vicende che hanno visto, in queste settimane, il nosocomio bruzio in trend su tutti i social con i video degli allagamenti, dopo un forte temporale, dei reparti di pronto soccorso e rianimazione, fortunatamente senza alcun danno per pazienti e operatori, ma che restituisce la situazione di una struttura ormai allo sbando.
La tanto attesa inaugurazione dei lavori di ristrutturazione del pronto soccorso aveva fatto ben sperare anche in termini di investimento in risorse umane destinato all’ottimizzazione della qualità ed efficienza dei servizi erogati ai cittadini.
I fatti ci dicono, invece, che un’altra estate è trascorsa tra carenze di personale medico – addirittura, sembrerebbe che, in alcuni turni, fosse disponibile un solo medico – e tentativi di farvi fronte attraverso l’utilizzo di medici di altri reparti; non diversa è l’emergenza per infermieri e operatori socio sanitari che hanno dovuto effettuare turni di lavoro massacranti barcamenandosi in una situazione di disorganizzazione con evidente rischio per la sicurezza propria e dei pazienti.
Nel mentre le ambulanze sono costrette a rimanere ferme coi pazienti a bordo impedendo, così, eventuali ed ulteriori interventi sul territorio. La situazione del reparto di pronto soccorso dell’Annunziata non è altro che la cartina di tornasole di quanto accade nella maggior parte dei reparti.
Non basta dare una mano di vernice e vantarla con roboanti comunicati se sotto il bel tappeto restano turni massacranti, locali inidonei, blocco degli istituti contrattuali e della contrattazione, premi di produttività non erogati, prestazioni aggiuntive non retribuite, comprese quelle finalizzate all’abbattimento delle liste d’attesa.
Se non fossimo, come invece siamo, scevri da pregiudizi e retropensieri, si potrebbe intravedere una volontà di “allontanare” i cittadini dalla sanità pubblica per accompagnarli verso il privato, abbondantemente finanziato e pronto ad accogliere, ed anche tempestivamente, chiunque possa pagare.
Se la situazione, seppur precaria, continua a reggere lo si deve all’abnegazione e allo spirito di servizio della maggior parte di medici e operatori, ma l’implosione del sistema è un rischio che un territorio come il nostro non può correre ed è per questo che chiediamo, ormai da anni, un piano straordinario di assunzioni e una organizzazione efficiente attraverso la valorizzazione del lavoro, delle competenze e delle professionalità.
Non intendiamo convincerci di essere cittadini di serie B, né il diritto alla salute può essere l’ennesima scommessa di questa terra.
La misura è colma e dalla prossima settimana lavoreremo a una non più rinviabile presa di posizione collettiva che veda insieme sindacati, partiti, cittadinanza, associazioni e tutte le forze attive e propositive della nostra comunità, uniti in una mobilitazione che ci vedrà in piazza il prossimo ottobre.