Chiara Dynys: mobili approdi per lo sguardo
3 min di letturaA Lugano una splendida mostra di Chiara Dynys, personaggio originale e poliedrico, presenza tra le più affermate dello scenario artistico internazionale, che ha esposto in più occasione in Calabria.
La sua più recente personale nella nostra Regione è stata ospitata nel 2015 al Museo MARCA.
Nei raffinati spazi espositivi della Cortesi Gallery di Lugano, dal 21 febbraio al 30 aprile 2018, è visitabile la mostra personale “Broken Views” di Chiara Dynys, originale e poliedrica artista italiana tra le più interessanti presenti sulla scena artistica internazionale.
La mostra costituisce un felice momento di sintesi del suo lavoro di ricerca in cui si può cogliere lo sviluppo evolutivo del suo linguaggio, sempre coraggioso e coerente, lucida espressione dell’attuale tempo storico, di quella globalizzazione nella cui peculiare dimensione “liquida”, nelle cui incessanti dinamiche mutazionali, l’artista si muove con sicurezza, senza limiti linguistici.
E, in questa direzione, lei stessa afferma “Io non perseguo uno stile, ma perseguo il linguaggio. Cambio sempre materiali, cambio forme. Nel cambiamento c’è una coerenza. E’ una coerenza che è all’interno del linguaggio stesso, non già nella diversità di tematiche e soluzioni comunicative”.
Non a caso in questa mostra di Lugano Chiara Dynys propone all’analisi tre cicli di opere declinati in un percorso di visione affascinante e complesso, incentrato sulla necessità e sulla difficoltà del “guardare”, sulla densità di valenze significanti che l’opera in sé condensa, a seconda di come e da dove la si guarda, a seconda delle angolazioni del vedere e dei punti di vista, diventando in ciò stesso luogo di quiete apparente, pervaso in realtà dalla sottile inquietudine, dalla sottesa tensione di uno sguardo smorzato, continuamente in bilico tra rivelazione e nascondimento.
Nelle opere di Chiara, infatti, c’è sempre qualcosa che si frappone alla pienezza del vedere ma che, nel contempo, sospinge ad un reiterato esercizio dello sguardo, coinvolto in un ripetersi continuo di passaggi, di attraversamenti su più piani, di rivelazioni improvvise, di slittamenti linguistici e visivi.
Nella galleria Cortesi sono esposte per la prima volta le opere del ciclo “Liseberg” (letteralmente “la montagna di Lisa”), dal nome di un parco di divertimenti svedese, ripreso nel periodo di chiusura invernale, in cui alla gioiosa e chiassosa vitalità di giostre e ottovolanti si sostituiscono immagini di cieli plumbei e l’eco fragile di emozioni ai margini di un tempo sospeso.
E, in un ininterrotto susseguirsi di antinomie visive e concettuali, a queste opere inedite, nella scansione espositiva, si susseguono quelle in metacrilato colorato, i libri con dualità oppositive scolpite sulle pagine aperte, i box in vetro e specchio con tarsie geometriche di “Look at you”.
Le opere, apparentemente molto diverse, mutano il proprio destino di unicità rapportandosi le une alle altre e divenendo, nell’empiricità dello sguardo, un insieme unitario in cui ciascuna opera è in sé un tutto e una parte di un intero, in una continua, fluida ridisposizione sintattica generatrice di nuove possibilità conoscitive e modalità d’essere.
Le diverse opere si offrono allo sguardo che ne indaga la disposizione segnica, le connotazioni linguistiche e plastiche, ne coglie le seduzioni, ne sperimenta gli inganni percettivi, ne provoca i percorrimenti analitici e le riflessioni mentali.
Ogni opera diviene così un frammento elettivo in divenire che racconta di sé e predispone ad una nuova scrittura unitaria, a nuove seduzioni in un intersecarsi di piani visivi e di significato, di itinerari dello sguardo che si aggira inquieto tra simile e dissimile, tra verità e finzione, tra suggestioni di temi e di materiali, scoprendo per ognuna di esse, al confine tra entropia e univocità di messaggio, la possibilità più alta di significare tutte insieme.
Teodolinda Coltellaro