Crudele la chiusura del credito alle piccole e medie imprese italiane
2 min di letturaSi rinnovano le denunce sull’aumento della stretta sul credito alle Piccole e Medie Imprese da parte delle banche, da molti ritenuto una delle principali cause della loro attuale crisi.
Comunicato Stampa
“Nulla di nuovo sotto le stelle”, verrebbe da dire.
Il “credit crunch”, come si dice nel gergo tecnico tendenzialmente anglofono, non riguarda solo la sempre più feroce stretta del credito alle piccole e medie imprese (solo a loro, per dire il vero), ma anche il contemporaneo ignobile rialzo dei tassi di interesse applicati dalle banche.
In questo scenario appaiono disgustosamente ipocrite le tante dichiarazioni indignate contro l’operato delle banche provenienti dal mondo della politica, dimenticando che sono proprio i partiti politici, nella forma bipartisan e senza eccezioni, a occupare consistenti pezzi dei consigli di amministrazione delle maggiori banche italiane, avallandone strategie e metodi.
A chi giova tutto questo?
Di certo non giova ai cittadini, alle famiglie e alle piccole e medie imprese italiane, forse l’ultimo elemento sano e produttivo di una società escludente, accentratrice e, salvo drastici cambiamenti di rotta, sempre più proiettata verso il viale del tramonto.
Perché le banche sono forti con i piccoli e deboli con i grandi?
Perché, per il recupero dell’insolvenza dei grandi debitori, le banche sono permissive mentre diventano belve feroci con i piccoli imprenditori, spesso, tra l’altro, impossibilitati a coprire piccoli scoperti bancari per colpa della Pubblica amministrazione che ritarda i pagamenti oltre ogni regola di mercato?
Ciò nonostante, come il calabrone che per le leggi della fisica non dovrebbe essere in grado di volare, così le piccole imprese per le leggi dell’economia, non dovrebbero essere in grado di sopravvivere nel mondo globalizzato.
Eppure, nonostante i limiti oggettivi (sottocapitalizzazione, difficoltà a sostenere investimenti adeguati per riuscire a competere con concorrenti di maggiori dimensioni, mancanza di un’adeguata formazione manageriale), ancora oggi esse sono capaci di generare crescita.
Se mai sarà, sarà grazie a loro, magari facendo rete, che il nostro Paese riuscirà a uscire dalla crisi.
I piccoli e medi imprenditori, veri campioni del made in Italy, che vogliono crescere senza aver paura di cambiare, sappiano che, come sempre, la CICAS è al loro fianco per sostenerle e difenderle.