CIA Calabria festeggia i suoi 40 anni
2 min di letturaSi è tenuto ieri, presso un noto agriturismo lametino, un convegno per celebrare il 40esimo anniversario di costituzione della CIA Calabria, Confederazione italiana agricoltori, associazione di categoria che rappresenta il settore degli imprenditori agricoli coltivatori diretti.
A portare i saluti istituzionali, il consigliere regionale delegato all’agricoltura Mauro D’Acri (già presidente della CIA regionale).
Assenti per impegni assunti in precedenza, il presidente della Regione Mario Oliverio e il presidente della provincia di Catanzaro Enzo Bruno.
A rappresentare la CIA nazionale, il vicepresidente Alessandro Mastrocinque.
Ad aprire la giornata la proiezione di un filmato sui 40 anni della CIA, alla quale è seguita la tavola rotonda “radici profonde producono alberi rigogliosi” dove, con l’aiuto di Domenico Petrolo e Michele Drosi si è discusso della nascita della Confcoltivatori in Calabria fino ad arrivare alla costituzione della CIA, evidenziando il grande lavoro svolto negli anni dalla Confederazione, sempre al fianco degli agricoltori e discutendo sulle difficoltà degli stessi in questi periodi di crisi.
La giornata si è conclusa con la consegna di riconoscimenti ad illustri personaggi calabresi che tanto si sono spesi per portare in alto il nome della Confederazione.
Tra questi, l’ex sindaco di Lamezia Terme Gianni Speranza, presidente dal 1982 al 1984.
Entusiasta per la grande giornata la giovane imprenditrice lametina Mariagrazia Milone, presidente Cia Calabria Centro che racconta come sia difficile essere imprenditori agricoli in questi periodi.
A capo di un’impresa familiare che si tramanda da un secolo, la Milone associa tradizione a nuove tecnologie che permettono alla sua azienda di stare al passo coi tempi, nonostante la grande concorrenza.
Le fa eco Nicodemo Podella, presidente Cia Calabria, che sottolinea la necessità di nuove politiche europee che possano tutelare i coltivatori italiani e soprattutto calabresi, che si trovano attualmente a dover competere in un mercato poco regolamentato, dove la qualità del Made in Italy non viene per niente protetta.
Giuseppe Donato