“Ciccu e Cola”
2 min di letturaPremesso che è un’esclamativa che si usa per riferirsi a due individui della stessa risma e che operano in tandem per combinar pasticci o per giuocar tiri birboni, mi sono chiesto se è il caso di dire che anche per il nostro lametino valga l’idea della coppia vincente per l’audience popolare della risata. Stanlio e Ollio, Gianni e Pinotto, Franco e Ciccio, don Camillo e Peppone, Zuzzurro e Gaspare, Bud Spencer e Terence Hill, Ficarra e Picone, e dulcis in fundo «Ciccu e Ccola» e «Manicu di cassarola», all’occorrenza, giusto per riderci sopra!
Tuttavia non escludo che possa trattarsi di persone immortalate successivamente dalle loro caratteristiche: forse due compagni inseparabili e che litigavano di continuo, beccandosi animosamente.
Quasi una tragicommedia il loro legame: condannati a stare insieme perennemente a litigare, come in un girone dantesco, perché no!?
Quanto so è che persino a Milano me li ritrovo come pseudonimo di un giovane recensore per i fratelli Treves Editore, il che mi lascia pensare ad una notorietà duale prima ancora del 1875.
Se poi circoscriviamo l’attenzione ad un’opera buffa, ad essi intitolati, rappresentata nel Teatro Nuovo la sera dell’8 dicembre 1857, con musica del maestro Alfonso Buonomo, beh, finiamo col dare contorni romantici alla loro storia.
Nell’Alto Sannio, in un’indagine (stile) Chi l’ha visto, li ritroviamo dirsi «Cola cummanna Cicce e Cicce cummanna Cola», ovvero «Cola (Nicola) comanda Ciccio (Francesco) Ciccio comanda Cola», a significare che ci si rimbalza i comandi e gli ordini senza che nessuno li esegua.
Da noi, invece, dei due, quello più coinvolto è il primo, a dire la verità: «o ma’, Ciccu mi tocca! Toccami, Ciccu, ch’a mai vò!» («Mamma, Cecco mi tocca! Toccami, Cecco, ché la mamma vuole!»: un noto modo di dire costituito da due parti apparentemente contrapposte, in cui si fa riferimento ad una ragazza che dà a credere di volere scansare certe situazioni imbarazzanti, mentre lei, in realtà, fa di tutto per cacciarvisi dentro fino al collo.
E a questo punto la domanda sorge spontanea: che fine ha fatto Cola in tutto ciò!? Perché ad un certo punto ce lo troviamo scaricato!? Potrebbe aprirsi un giallo linguistico da Quarto Grado….
Prof. Francesco Polopoli