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Cinquant’anni fa il terremoto del Belice

3 min di lettura
Belice terremoto 1968

Sono passati cinquanta anni dal terremoto del Belice, il violentissimo evento sismico che colpì la Valle del Belice in Sicilia (compresa tra le province di Palermo, Trapani a Agrigento). Era la notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968. Mezzo secolo di progetti, aiuti e ritardi.

 

Terremoto del Belice, la scossa che mutilò la Valle

Le prime scosse che interessarono la vasta area e che inaugurarono il terremoto del Belice, furono avvertite già nel primo pomeriggio del 14 gennaio. Questi eventi provocarono danni già abbastanza consistenti a Gibellina, Menfi, Montevago, Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Santa Margherita di Belice e Santa Ninfa. La Valle registrò le scosse più forti alle 2.33 e 3.01 della notte cogliendo tanti nel sonno, ma non sorprendendo molti abitanti che, in maniera quanto mai preveniente e salvifica, decisero di trascorrere la notte all’aperto dopo le avvisaglie delle ore precedenti. Si calcolò una magnitudo di 6.4 e del X grado della scala Mercalli (di uguale intensità a quella del terremoto del Friuli che nel maggio 1976 registrò il bilancio apocalittico di 990 vittime). L’evento sismico fu avvertito per un’ampia area: da Palermo fino a Pantelleria.

I dati sulle vittime accertate del terremoto del Belice variano: secondo alcune fonti in 231 morirono a causa dello smottamento e i feriti furono 600. Secondo altre fonti le vittime arriverebbero alle 370 unità e i feriti supererebbero il migliaio. Gli sfollati totali, invece, sarebbero stati circa 70 000.
Non solo il distruttivo terremoto di quella notte funesta: in tutto l’anno 1968 nella Valle furono segnalati ben 345 scosse; di queste, 81 di magnitudo superiore a 3.

Sicilia terremoto del Belice

L’intervento dello Stato e le critiche

“Uno spettacolo da bomba atomica” dichiarò uno dei piloti degli elicotteri giunti sul posto. Le immagini dell’epoca ci danno la consistenza della catastrofe e del dramma vissuto da quelle popolazioni.
L’epicentro del sisma fu tra gli abitati di Gibellina, Salaparuta e Poggioreale, paesini del trapanese che rimasero completamente distrutti. Anche Montevago, in provincia di Agrigento, fu letteralmente cancellato dalle cartine. Il terremoto del Belice scoprì il vaso di Pandora di una Sicilia dimenticata, fatta da abitazioni fatiscenti e pericolanti; una condizione che lo Stato conosceva ma che trascurava. Tutta la penisola scoprì forse per la prima volta quella parte obliata di Italia.

Nei giorni successivi al terremoto la zona fu visitata dal presidente della Repubblica Giuseppe Saragat e dal ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani. Le rappresentanze dello Stato poterono constatare le immense proporzioni dei danni.

50 anni terremoto del Belice

Molte critiche piombarono riguardo agli interventi che lo Stato attuò per aiutare le popolazioni terremotate: dall’inadeguatezza delle baracche messe a disposizione coperte da tetti in eternit, alle trascurate tendopoli erette, fino ai ritardi nella ricostruzione e messa in sicurezza dei centri più colpiti dal sisma. Le condizioni disumane portarono molti siciliani a emigrare, anche incentivati dalle agevolazioni che lo Stato concesse ai terremotati per lasciare l’isola. Tanti comitati locali si opposero a questa scelta, che fu al centro di numerose critiche.

Il Belice oggi

In questi ultimi cinquant’anni la Valle del Belice è stata oggetto di proclami, sprechi, appalti e stanziamenti troppo spesso al centro di interessi politici e malavitosi. Qualcosa è stato fatto, interi paesi sono stati ricostruiti a vari chilometri di distanza dalle macerie dei vecchi centri, ma ancora molto rimane da costruire, mentre perdura l’isolamento di vaste aree della Valle.
Le ultime baracche utilizzate per ospitare i terremotati della Valle del Belice furono smantellate soltanto nel 2006, trentotto anni dopo le scosse di quella tragica notte tra il 14 e 15 gennaio 1968.

Antonio Pagliuso

 

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