Cisal: le astratte denunce di Tansi e la sveglia di Oliverio
5 min di letturaPare che, finalmente, con l’arrivo del nuovo anno la nebbia che aleggiava sul Settore di Protezione Civile della Regione Calabria ed in particolare sull’operato del dirigente, dott. Carlo Tansi, si stia diradando.
Già per tutto il 2016 questo sindacato ha tentato di far capire ai vertici amministrativi della Regione Calabria che le esternazioni estemporanee del dott. Carlo Tansi fossero degni più di una comune massaia (con tutto il rispetto per chi ha deciso di dedicarsi esclusivamente a mandare avanti la propria famiglia) che di un professionista bilanciato che dirige, per altro, un settore importantissimo dell’Ente.
Come sindacato, la CISAL, ha puntualmente documentato corposo dossier probante l’incapacità e la scorrettezza del dott. Tansi nel porre in essere una campagna mediatica che non solo appare fine a se stessa ma si fonda su un gratuito discredito dell’immagine dell’Ente Regionale e dei suoi lavoratori, soprattutto quelli della Protezione Civile.
Il corposo dossier – unitamente al “resoconto” della Commissione Speciale di Vigilanza del 15 febbraio 2016 – che ha audito il dott. Tansi circa le sue dichiarazioni scomposte rilasciate in più occasioni, è stato consegnato ai competenti uffici della Regione Calabria e contestualmente è stato richiesto l’avvio di un procedimento disciplinare i cui esiti ancora oggi non sono noti.
Con velata soddisfazione prendiamo atto che, di recente, anche il presidente Oliverio abbia iniziato a prendere le distanze dal modo di fare del dirigente Tansi, in particolare con riferimento alle continue esternazioni e farneticazioni che quest’ultimo pubblica continuamente sulla propria pagina Facebook.
Ci chiediamo se può un dirigente regionale continuare ad utilizzare il proprio profilo Facebook così come lo utilizza il dott. Tansi e se ci sia qualcuno, oltre a noi, che gli abbia mai detto che occorre, in un ruolo come quello da lui ricoperto, mantenere fede ad un codice deontologico consono con la funzione che egli stesso ricopre.
Esiste forse differenza tra un comune “dipendente” regionale e un “dirigente”? Noi crediamo di no e siamo certi che se tale comportamento lo avesse tenuto un “dipendente”, anziché un “dirigente”, il procedimento disciplinare sarebbe stato già certamente applicato.
Sulla scorta della valutazione della documentazione da noi prodotta in data 17 ottobre 2016, avevamo chiesto di volere accertare se la reiterata attività di esternazione del dott. Carlo Tansi abbia violato:
- Il DPR n. 62/2013 – articoli 3-12-13 e 16 adottato con Delibera della Giunta Regionale n. 244 del 16 giugno 2014;
- Il CCNL della dirigenza dell’Area II del 22 febbraio 2010 – articoli 5 e 7.
Nessuna risposta abbiamo ricevuto in tal senso. Nonostante il nostro intervento, ancora oggi ci rendiamo conto che lo stile del dott. Tansi è rimasto sempre lo stesso: dichiarazioni scomposte, accuse senza nomi e cognomi, illazioni fumose e prive di una qualunque base certa. La domanda sorge spontanea: chi permette tutto questo? Chi sponsorizza il dott. Tansi? Da chi è protetto?
Nell’era dei “social” il buon Tansi ha capito come infinocchiare un sacco di follower che lo seguono con fiducia. Ora finalmente è chiaro! Il mantra “il presidente è con me!” non vale più. Il re è nudo! Deve rispondere all’esortazione del Presidente Oliverio di denunciare i brogli di cui dice di essere a conoscenza, e tutti quelli che dice di aver trovato in Protezione Civile.
In una recente intervista rilasciata sempre dal dott. Tansi, si legge che si sarebbe guadagnata l’inimicizia del sindacato CISAL per aver ridotto lo stipendio di alcuni amministrativi della Protezione Civile che arrivavano a guadagnare 7.000 mila euro netti il mese. Appare inverosimile, a nostro giudizio, che siano state elargite cifre così elevate, oltretutto senza che l’ufficio del personale della Regione Calabria – preposto al pagamento – abbia sollevato alcuna eccezione.
Perché continuare a raccontare, da più di un anno, sempre le solite bugie? A chi giova tutto questo se non allo stesso dott. Tansi che vorrebbe essere osannato come il tutore della legalità? Sin dal momento del suo insediamento, ripete sempre le stesse cose. Nulla di nuovo.
Del resto al sindacato non è mai risultato che ci sia stato un dipendente che abbia ricevuto tali cifre; se così fosse invitiamo il dott. Tansi a fare chiarezza su questa vicenda – una buona volta per tutte – dichiarando i nomi dei dipendenti e a fare le dovute rimostranze nelle sedi opportune.
Il sindacato CISAL ha come obiettivo la difesa dei diritti dei lavoratori in ossequio, sempre, alla normativa vigente e senza voler contrastare con quest’ultima. Ciò che si contesta al dott. Tansi è il suo modo di fare “denuncia” e oggi questa condotta viene, finalmente, evidenziata anche dal Presidente Oliverio.
Potremmo chiedere, persino, che ci sia riconosciuto il primato nell’aver denunciato, anzitempo, il comportamento scomposto del dott. Tansi, ma poiché abbiamo maggiormente a cuore gli interessi dei lavoratori, desideriamo e pretendiamo che si trovino le soluzioni ai problemi che ruotano attorno ed all’interno della Regione Calabria e per i quali la politica è chiamata in causa.
In mezzo al guado c’è la Regione Calabria. Non sappiamo a chi si riferisse il dott. Tansi nel fare certe ultime affermazioni o denunce sul proprio profilo Facebook (vedi, ad esempio: “concorso farsa”!, “il problema dei concorsi-farsa non sono solo i politici raccomandatori ma anche i membri-burattini delle commissioni…” o ancora, “in Calabria la meritocrazia è merce rara: per vincere un concorso ci vogliono gli amici degli amici degli amici…”).
Restiamo convinti che queste denunce si debbano fare in Procura e non sui social.
La denuncia su social – evidenzia la CISAL – lascia il tempo che trova, semmai è utile a caricare emotivamente la massa, rendendo un pessimo servizio alla verità e alla società, infangando gente.
Prenda atto il dott. Tansi del nostro invito e si assuma precise responsabilità non limitandosi a fare semplice demagogia. A nulla – conclude la CISAL – serve ottenere il consenso della massa se poi non si agisce concretamente per il conseguimento della giustizia.
Non si possono invocare diritti se viene meno l’adempimento dei propri doveri, e la denuncia è un dovere, soprattutto quando riguarda la Pubblica Amministrazione, la quale, alla presenza di una denuncia qualificata, è tenuta a svolgere un’attività istruttoria necessaria per l’avvio di determinati procedimenti.