Cittadinanzattiva e TDM: lettera aperta al direttore sanitario
3 min di letturaFelice Lentidoro, per il tribunale del malato, e Fiore Isabella di Cittadinanzattiva sottoscrivono il loro disappunto con missiva al dottor Gallucci
All’Attenzione Del Direttore Sanitario
A. O. L Amezia Terme, Dott. Gallucci
Lettera Aperta
Egr. Dottor Gallucci, ho molto riflettuto prima di scriverLe per segnalare un episodio particolarmente increscioso verificatosi ai miei danni, ed indirettamente ai danni dei cittadini malati che, tramite il TDM, segnalano all’azienda le criticità riscontrate nell’erogazione dei servizi nell’Ospedale di Lamezia Terme.
Ho deciso di disturbarLa per la mia incrollabile fiducia nella socializzazione degli eventi problematici, i cui significati ci interrogano e ci danno la chiave interpretativa per una lettura dinamicamente educativa dei comportamenti degli uomini.
Da questa lettura dinamico-comportamentale nessuno può ritenersi esonerato, soprattutto quando si è chiamati a prendersi cura di chi vive il dramma della malattia e della sofferenza.
Intorno alle ore 11,00 di ieri, lunedì 21 marzo 2022, un paziente oncologico mi informava delle difficoltà incontrate nella prenotazione di una Tac richiesta dal reparto oncologia del nostro ospedale presso il quale è in cura.
Per avere qualche informazione corretta sui motivi dell’impasse ho pensato di chiamare la radiologia. Mi ha risposto il primario del reparto di cui, e me ne scuso, mi sfugge il nome, dopo essermi identificato quale responsabile del TDM di Lamezia Terme.
Ho posto, con tono pacato, le ragioni della sopra segnalata criticità incoraggiato da un mio atteggiamento, unanimemente riconosciuto, di coerenza negli approcci istituzionali, giustamente ostile ad ogni tentazione di risoluzioni personalistiche.
Nonostante ciò, dall’altra parte del filo, con stile poco dialogante per non dire palesemente inelegante, mi veniva segnalato:
1. che gli facevo perdere tempo;
2. che si trovava con il personale medico falcidiato dal covid;
3. che le priorità adottate, per gli esami strumentali di competenza, ponevano i malati oncologici dopo altre tipologie patologiche;
4. che, se fossi stato io in grado di fare miracoli fornendogli il personale necessario il problema lo avrebbe risolto.
Con questo improbabile auspicio, che sollecita un’approfondita riflessione sulla “teologia del miracolo”, il mio sbrigativo interlocutore chiudeva la sua, per qualche verso comprensiibile filippica, mortificando un volontario di Cittadinanzattiva di 70 anni, ancora illuso che lo stile e la comprensione avessero, almeno in un luogo di cura, diritto di cittadinanza.
Ma la speranza che qualcosa cambi nella comunicazione tra gestori dei servizi pubblici e i cittadini che ne dovrebbero fruire, rendendola più ecologica, è una prospettiva ancora aperta e non del tutto svanita.
Altrimenti, come spesso mi viene spontaneo proferire, di fronte al rischio della rassegnazione: “ non ci resta altro da fare che pettinare bambole”
Ringrazio per l’attenzione e cordialmente saluto.
Fiore Isabella
(Responsabile del Tribunale per i diritti del Malato Lamezia Terme)