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Cittadinanzattiva-TDM tra sofferenze sanitarie e domande da 11 miliardi di lire

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ospedale lamezia

Sentiamo, come Cittadinanzattiva-TDM, per un insopprimibile bisogno di trasparenza di fare, a beneficio dei cittadini utenti, una riflessione valutativa ed autovalutativa di un percorso sviluppato a cavallo di una crisi pandemica che ha messo a dura prova il sistema sanitario Nazionale

Comunicato Stampa

Una crisi sistemica che ha sconvolto gli assetti organizzativi che sottendono al normale funzionamento dei servizi sanitari pubblici.

L’elenco delle criticità rilevate nel corso del nostro lavoro di ascolto dei cittadini e di acquisizione delle loro segnalazioni è lungo, ma, pensiamo di doverne citare solo alcune, tra quelle più significative.

Partiamo dalla scelta, con l’avvento della Pandemia, di eliminare l’OBI, adiacente al pronto Soccorso e di trasformarlo in reparto Covid, che ha prodotto disagi ampiamente segnalati con pazienti sottoposti a lunghe attese; si pensi che per una curva enzimatica hanno fatto attese di 6 ore senza il conforto di un letto.

Da rilevare che l’ OBI (Osservazione Breve Intensiva) è un reparto dotato di posti letto monitor, sorto appositamente per i pazienti per i quali è previsto un tempo di permanenza compresa tra un minimo di 6 ore ed un massimo di 24 ore. Aver rimosso l’OBI per ospitare un altro reparto che avrebbe potuto usufruire di altri spazi disponibili (vedi locali di Malattie Infettive) riteniamo che non sia stata assolutamente un’idea geniale.

A proposito di malattie infettive, martedì 26 luglio, sul Quotidiano del Sud a pagina 14 è apparsa, nell’occhiello sopra il titolo dal tono intriso di curiosità e comprensibile mistero, questa notizia “ Erano stati stanziati 11 miliardi delle vecchie lire. Reparto chiuso nel 2017”.

L’articolo richiama un’intervista al Primario di Malattie infettive, dottor Antonio Petronio, che faceva riferimento all’esistenza, fin dal 1990 (L.135790) di un finanziamento di 11 miliardi per la costruzione del reparto di Malattie Infettive. Nel sottotitolo la domanda, drammaticamente attuale, che poneva il Dott. Petronio: ”In caso di pandemia dove andranno i ricoverati? ”.

Una sorta di profezia che si è realizzata e che ci interroga di fronte ai problemi che abbiamo segnalato in questi due anni e passa di pandemia da covid 19 e dalle annesse varianti ancora incombenti.

Come Cittadinanzattiva-Tribunale per i Diritti del Malato ci chiediamo e chiedamo, senza buttare la croce su nessuno, a chi ha avuto, in quella fase, in mano quella pratica (senza, ovviamente, escludere chi aveva il compito del controllo della spesa pubblica): Quanti disagi avremmo potuto superare se quegli 11 miliardi fossero stati spesi per costruire una struttura adeguata in previsione di un evento pandemico che si è, poi, effettivamente verificato a distanza di pochi anni?

Avremmo evitato di cancellare un servizio vitale come l’Osservzione Breve Intensiva (OBI) e non ci saremmo posti la domanda del perché il reparto covid non sia stato trasferito nella struttura esistente dove fino al 2017 era ospitata l’Unità operativa di Malattie Infettive.

Avremmo avuto la possibilità di non doverci inventare propria nulla, compresa la spoliazione di un Santo per vestirne un altro.

Una preoccupata domanda che pensiamo sia lecito porre e doveroso rispondere. Come Cittadinanzattiva-TDM, che continua in questi due mesi estivi ad assicurare la propria presenza nella sede del nostro ospedale per un giorno (il mercoledì) alla settimana, siamo grati all’utenza per la fiducia in noi riposta.

Ci è stato segnalato veramento di tutto: dalla comunicazione difficoltosa dei familiari dei degenti con i loro cari al dolore delle famiglie per una carezza mancata al congiunto morto in solitudine; dai pasti e dall’acqua per i malati ridotti all’osso alla successiva normalizzazione del servizio di ristorazione.

Un esito incoraggiante del nostro impegno, fortemente caratterizzato da stile costruttivo nel nostro rapporto interattivo con le istituzioni; dai tanti problemi segnalati e risolti alle risposte di attenzionamento dei temi posti e non ancora superati; dalle code al Cup ai tempi troppo distesi per una visita specialistica; dalle tante risposte non pervenute che sono ancora in campo e su cui insisteremo fino alla noia, ai nostri immancabili limiti.

Quel che è certo è che non mancherà il nostro impegno per superarli, nell’interesse di chi, di fronte ai disservizi, si espone al rischio della rassegnazione.

Spetta, infatti, ai cittadini e a noi, come volontariato, scavare le buche (i disservizi) per comprenderne le ragioni e, per rimuoverle. E infine, insieme ai responsabili istituzionali, il faticoso compito di piantare gli alberi.

Per Cittadinanzattiva-Tribunale per i Diritti del Malato
Fiore Isabella
Felice Lentidoro

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