Una classe all’appello: i giovani chiamati all’antico nel nome del proprio cognome
5 min di letturaI cognomi sono capitoli di una lunga storia tra passato, presente e futuro.
L’onomastica – scienza fondamentalmente linguistica anche se coesiste una rilevante problematica storico-culturale, antropologica, sociale e geografica – ha in Italia una prestigiosa tradizione: tuttavia manca uno studio sistematico sui cognomi italiani.
(Relativamente alle indicazioni bibliografiche vanno ricordati gli studi condotti da De Felice, Dizionario dei cognomi italiani, Milano, 1978; I cognomi italiani, Bologna, 1980; L. Cibrario, Dell’origine dei cognomi italiani, in “Bollettino dell’istituto storico italiano”, 1860)
Ciò è dovuto soprattutto all’onerosità di affrontare un mare magnum informativo che comporta, in fase incipitaria, la raccolta, l’ordinamento, la selezione di una ingente massa di dati (i cognomi); in seconda battuta, poi, la definizione della loro distribuzione areale e frequenziale; e infine la loro interpretazione etimologica, linguistica e insieme socio-culturale. I nomi propri di persona, nomi individuali e cognomi, hanno perso, ormai da molti secoli, ogni funzione significativa linguistica, e quindi il loro etimo, il loro fondamento e significato lessicale -se sussiste- non ha più alcun ruolo, alcun rilievo o interesse se non quello identificativo, extralinguistico. L’adagio latino Conveniunt rebus nomina saepe suis (spesso i nomi sono adatti alle cose cui appartengono), variazione sul tema proverbiale del nomen omen, individua l’imput di una ricerca volta a comprendere la motivazione intrinseca delle forme cognominali che accompagnano i nostri nomi di battesimo.
Una classificazione semiotica ,confortata da studi, è quella di seguito indicata:
Cognomi di contenuto augurale, gratulatorio e teoforico: Arrivabene, Benvenuto, Bonaventura, Conforto, Rimedio, Laudadio, Diolaiuti, Sperindio, Omodeo.
Cognomi soprannominali da caratteristiche fisiche o intellettuali e di comportamento: Biondo, Rosso, Bellomo, Quattrocchi, Zoppo, Grasso e Grosso, Magro e Piccolo, Sordo, Avveduto e Astuto, Bonomo, Malinconico, Allegro e Ardito, Tardo, Brusco e Rustico.
Cognomi etnici e toponimici: Bergamaschi, Genovese, Brescia, Siciliano.
Cognomi patronimici e matronimici: Di Giovanni, Del Santo, D’Anna, De Maria, Della Zorza.
Cognomi derivanti da mestiere, professione, carica e ufficio, titolo e grado, condizione (sociale ed economica, civile, militare e religiosa): Fabbro o Ferraro, Masiero, Fattore o Manente, Abate, Cardinale.
Lungo il binario della comprensione semiotica e documentaria ci siamo mossi, poi, per comprendere le nostre radici, strutturando una biografia dei cognomina d’appartenenza.
Ecco, allora, i nostri cognomi, nella genesi storica, all’appello: a costituirsi è un registro alfabetico, quello della nostra classe, che si ancora alle Radici del passato:
Audia: questo cognomen dovrebbe derivare, direttamente o tramite ipocoristici, da una forma aferetica del nome medioevale, di origine longobarda, Audibertus (vedi Audiberti), o dal nome augurale longobardo Auda, nome nato dal termine audha (ricchezza, potere).
Barile: forma panitaliana, con maggiore concentrazione nel sud peninsulare; questo cognomen dovrebbe derivare dal fatto di essere il capostipite un artigiano produttore di barili, come vediamo anche nel Baldus di Teofilo Folengo: “Zambellus ait suspirans, «et ayme tapinum! // non habeo panem, sacchellam cerne vodatam, // non habeo vinum, vacuum quoque cerne barillum. // Oyde utinam, sic sic ut ego, disinasset et ipse // Baldus, et ipsa mei mangiatrix Berta poderi”.
Ferrarelli: la provenienza, diretta o attraverso ipocoristici o alterazioni varie, è legata al mestiere di fabbro (dal latino faber ferrarius) o di lavorante all’estrazione o alla fusione del ferro.
Greco: i cognomi Greco, Greci, derivano dal soprannome o nome medievale Greco, che, assieme alle varianti Grecco, Grego e Grieco, assume un chiaro valore etnico (in riferimento alla Grecia); nell’onomastica antica, in effetti, è molto frequente la trasformazione dei nomi etnici in nomi di persona (basti pensare ai casi di Italo, Francesco, Franco, Germano, etc).
Guzzo: è un frequente cognome panitaliano. In Calabria e Sicilia deriva, secondo Rohlfs, dal termine dialettale ‘guzzu‘ = cucciolo, cagnolino. Nel Nord (Veneto, Lombardia, Piemonte) potrebbe invece avere origine dal nome personale Guzzo (Gutius), diffuso fra il ‘400 e il ‘500. In particolare si tratterebbe di un ipocoristico aferetico da nomi come Arriguzzo, Meneguzzo, Uguzzo, ecc.
Lavigna: nomen generico di località individuabili dalla presenza in antico di particolari vigne oppure da toponimi come Vigna (CN), Vigna (PN) e molti altri simili; non è da escludere la valenza religiosa nell’accezione di “Vigna del Signore”.
Leonetti: L’origine di questo cognome è controversa; probabilmente si rifà a soprannomi legati a caratteristiche comportamentali, oppure è opinabile uno stemma in cui comparisse uno o più leoni, oppure un patronimico dal nome medioevale Leone, o dal nomen latino Leon.
Lopetrone: dovrebbe derivare da una variazione dialettale del cognomen latino Petrus.
Da una ricerca fatta presso i registri parrocchiali ho potuto accertare che il cognome Lopetrone è un cognome alterato perché i preti aggiunsero nel corso del 1600, nelle loro registrazioni, al cognome Petrone l’articolo Lo; pertanto i Petrone di San Giovanni in Fiore divennero Lopetrone. Posso ancora documentare che tutti quelli che si chiamano Lopetrone hanno origini in San Giovanni in Fiore, poiché l’aggiunta del prefisso (LO) avvenne in questo paese del cosentino.
Loria: ha ceppi nel fiorentino, a Roma, nel sassarese, nel salernitano, nel cosentino ed in Sicilia; potrebbe derivare dalla Gens Loreia, ma è pure possibile una provenienza dal toponimo andorrano Sant Julia de Loria o, in alcuni casi, da alterazioni del nome del paese di Lauria nel potentino.
Lorìa significa correggia o piccolo anello di pelle e deriva dal latino lorum o dal greco λώρον.
Nei registri parrocchiali dei primi anni del 1600, conservati nella chiesa matrice di San Giovanni in Fiore (CS), compaiono molte persone che portano il nome Lauria. Quest’ultima forma, nel corso del 1600, in quegli stessi registri viene trasformato in Loria.
Mauro: Questo cognomen dovrebbe derivare, direttamente o tramite varie forme ipocoristiche, dal nome bizantino Maurus o dal nome germanico Maur o dal franco Mauri, anche se non possiamo escludere una derivazione dal nome latino Maurus e dal suo diminutivo Maurinus.
Oliverio: forma panitaliana, con massima concentrazione in Campania ed in particolare nel napoletano; derivano tutti dal nome di mestiere di raccoglitori di olive o da modificazioni del nome Oliverius o Oliviero.
Rao: potrebbe derivare da una contrazione del nome latino Raulus, forma troncata di Raulandus. I Rao sono menzionati tra i casati nobili di Sicilia.
Silletta: potrebbe trattarsi di un cognome derivato da forme ipocoristiche del cognomen latino Silla, il cui più famoso portatore fu il tiranno romano Lucio Cornelio Silla Console e generale romano del primo secolo a. C., quello della prima guerra civile romana contro Mario, ma è anche possibile, se non più probabile, che derivino invece da soprannomi originati dal vocabolo dialettale calabrolucano silletta (sorta di pitale smaltato).
Talarico: dovrebbe derivare dall’aferesi del nome ostrogoto Atalarico; si deve ricordare che sotto il regno ostrogoto la Calabria fu privilegiata ed attraversò un periodo molto florido, tanto da rendere diffusi nomi propri appartenenti a questa barbara tradizione.
Prof. Francesco Polopoli