Coldiretti. Regione autorizzi agricoltori con licenza di caccia ad abbattimento cinghiali
2 min di letturaMolinaro chiede al Presidente Oliverio di adottare la delibera della Lombardia
La strada per contenere la presenza dei cinghiali, c’è!
La presenza invasiva di questi animali – per Coldiretti – è un vero e proprio flagello per l’agricoltura, per l’incolumità e la sicurezza dei cittadini nonché serbatoio epidemiologico tanto è che la loro presenza costituisce un ostacolo all’eradicazione di alcune infezioni, quali la tubercolosi e brucellosi estremamente pericolose per gli allevamenti zootecnici e per la salute umana.
Alla luce di queste ormai accertate condizioni, – Molinaro presidente di Coldiretti Calabria – propone e sollecita il presidente Oliverio, che analogamente a quanto già fatto dalla Regione Lombardia e replicato in altre regioni, che la Giunta Regionale adotti un provvedimento che autorizza, per tutto l’anno l’abbattimento dei cinghiali da parte degli agricoltori, provvisti di regolare licenza di caccia.
Di fatto – continua – come risposta immediata all’emergenza, con la Delibera di Giunta si riconosce la possibilità ai proprietari e conduttori di terreni agricoli titolari di licenza di caccia l’autorizzazione annuale al prelievo venatorio del cinghiale per esercitare una facoltà di legittima difesa in presenza di minime condizioni che semplificano il precedente approccio burocratico.
I numeri – aggiunge – la dicono lunga sulla necessità di innalzare il livello di allerta e programmare efficaci attività di contrasto poichè ormai è a repentaglio l’attività degli imprenditori agricoli che vivono un quotidiano stato di malessere che giorno per giorno cresce in misura esponenziale e la preoccupazione aumenta se si considera anche la capacità di adattamento dei cinghiali ai cambiamenti ambientali, dato che sono comparsi anche in aeree da cui risultavano assenti da anni e stanno mettendo a rischio la stessa presenza e il lavoro degli agricoltori.
E’ una situazione insostenibile e considerevoli sono i danni arrecati, che va affrontata “di petto, – conclude – poichè sta provocando l’abbandono delle aree interne, con problemi sociali, economici e ambientali.