Conosciamo la biodiversità? A Reggio Calabria il primo incontro con i cittadini
4 min di letturaL’Accademia delle Belle Arti di Reggio Calabria ha ospitato il primo Seminario Formativo sulla Biodiversità
Aula Magna dell’Accademia delle Belle Arti di Reggio Calabria gremita durante il seminario formativo “Conosciamo la Biodiversità?”, organizzato dal Centro Europe Direct del Comune di Reggio Calabria in collaborazione con Evermind Società Benefit e promosso dall’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Reggio Calabria.
A porgere i saluti il padrone di casa, Pietro Sacchetti, direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Reggio Calabria: «Per noi un’occasione – ha detto Sacchetti – nella quale avere un ruolo attivo, coinvolgendo l’Accademia con attività didattiche per creare buone e nuove sinergie con la città e i nostri studenti su temi che riguardano il presente e il futuro di tutti» e Marialucia Malara, referente del Centro Europe Direct Reggio Calabria, «iniziamo questo ciclo di incontri formativi di Storie circolari – ha detto la Malara – con l’intento di promuovere intorno al tema della Biodiversità una comunità consapevole con al centro il concetto di cura».
Francesco Biacca e Maria Pia Tucci hanno moderato il pomeriggio, introducendo gli interventi dei relatori e riepilogando le suggestioni emerse.
Il pomeriggio è entrato nel vivo con l’intervento di Michelangelo d’Ambrosio, Presidente Slow Food Calabria, che si è soffermato sulla biodiversità alimentare e anche sul «problema di una diversità apparente dei cibi che ci viene proposta e che quotidianamente consumiamo», sull’importanza e l’opportunità di valorizzare e mettere nella giusta circuitazione culturale ed economica il binomio cibo-territorio.
L’intervento della Professoressa Adele Maria Muscolo, ordinaria del Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, si è concentrato sulla complessità della biodiversità del suolo e «Le minacce con cui si scontra suggeriscono che – ha detto la Docente – abbiamo bisogno di affrontare le sfide di questo millennio acquisendo consapevolezza riguardo a cosa accade anche sotto i nostri piedi proteggendo il suolo e la sua biodiversità per garantire e soddisfare la domanda futura di beni e servizi nella consapevolezza che il suolo è una risorsa sostanzialmente non rinnovabile che svolge funzioni cruciali per le attività umane e ospita – ha concluso – oltre un quarto di tutte le specie viventi del Pianeta e in esso è rappresentato il 95% della diversità biologica globale».
Dallo studio alla pratica, il seminario ha poi proposto le storie professionali, di visione e di scelta di vita di Alfonso Picone Chiodo e di Marcello Manti evidenziando il loro contributo per la valorizzazione della biodiversità culturale che si inseriscono a pieno titolo nel panorama produttivo e turistico della regione.
L’Aspromonte, visto e raccontato da Alfonso Picone Chiodo è passato dagli anni della cosiddetta “sub cultura” a luogo di conoscenza, «Siamo partiti anche dalla letteratura, – ricorda – dal viaggio a piedi di Edward Lear per riappropriarci e rilanciare un territorio che negli anni ’80, era stato ormai etichettato esclusivamente come luogo dei sequestri di persona. Grazie al nostro intervento – continua Picone Chiodo – abbiamo salvato la nostra montagna dalla cementificazione e iniziato a parlare di trekking in Aspromonte e poi di ospitalità diffusa, azioni e pratiche che oggi fanno parte dei circuiti turistici a livello nazionale e internazionale». L’esempio vivace di questa esperienza, così come quella di Marcello Manti, calabrese di ritorno che con il suo il Tipico racconta, orgoglioso, di come «Contro ogni aspettativa ci apprestiamo a festeggiare i nostri vent’anni di attività-. Noi siamo partiti – dice – dal ricostruire relazioni di fiducia con i contadini del luogo, dal valorizzare i prodotti che nell’ area grecanica e a Cardeto, sembravano destinati a scomparire per mancanza di mercato. Oggi, con caparbietà – conclude – siamo un punto di riferimento, un luogo di buon cibo e dove è possibile immergersi nella tradizione grazie ad una biblioteca e ad un’ esposizione dedicata ai temi della cultura contadina».
L’evento ha fornito un’occasione unica per approfondire tematiche cruciali legate alla biodiversità, dalla teoria alla pratica, coinvolgendo attivamente la comunità accademica e cittadina.