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Coprifuoco, colori e zone: cosa può cambiare

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Lo stato dell’emergenza Covid in Italia e la ripartenza del Paese che vede calare i contagi: le parole del sottosegretario Costa

Coprifuoco in Italia, ma anche colori e zone rosse, arancioni e gialle e le nuove riaperture in vista. Cosa può cambiare?

A fare il punto sullo stato dell’emergenza covid e la ripartenza del Paese, con misure via via in adeguamento ai contagi e dati in calo, è il sottosegretario alla Salute Andrea Costa.

Sul coprifuoco, spiega Costa a Sky TG24, ospite di ‘Buongiorno’, “mi auguro che si possa arrivare alle 24, ma già le 23 sarebbe una risposta positiva perché sono convinto che un’ora in più non è quella che può determinare particolari criticità dal punto di vista dei contagi e della diffusione del virus”. “Oggi siamo difronte ad un quadro profondamente diverso rispetto a qualche settimana fa. I dati – ha spiegato – sono ogni giorno in miglioramento, soprattutto aumentano i vaccinati nel nostro Paese. E credo che dobbiamo assumerci la responsabilità di fare una scelta, i cittadini chiedono alla politica di creare le condizioni affinché il Paese possa ripartire. Dobbiamo farlo con senso di responsabilità e gradualmente così come lo stiamo facendo. Ma per il coprifuoco siamo difronte alla possibilità di dare una risposta che aiuta a ristabilire un clima di tranquillità e abbassare un po’ la tensione nel Paese. Credo che anche di questo ci sia bisogno”.

“Siamo davanti ad un governo con sensibilità e probabilmente è molto più difficile fare sintesi. E’ il mio pensiero come lo era il 26 aprile quando abbiamo deciso questo percorso delle riaperture. Già allora ritenevo che sarebbe stato opportuno iniziare con il coprifuoco alle 23. E’ una mia sensibilità e mi auguro che prevalga il posticipo fino alle 24. E’ una discussione aperta ma credo – ha continuato – che il quadro di oggi ci permetta di fare questa discussione e alle attività di lavorare con qualche opportunità in più e ai cittadini di fruire di servizi con maggiori possibilità”.

“La posizione del Presidente Draghi – ha spiegato Costa – è quella di mantenere un equilibrio e fare una mediazione fra sensibilità diverse. Ovviamente mi pare che più volte abbia espresso in maniera chiara quale sia la volontà del Governo e di far tonare il Paese alla normalità nel più breve tempo possibile. E’ chiaro che dobbiamo tener conto che la pandemia esiste ancora nel nostro Paese. Ma credo anche al revisione dei criteri che determinano aperture, colori e zone di rischio sia un elemento fondamentale che può stabilire un cambio di passo. Se continuiamo dare lo stesso peso rischiamo di prendere decisioni che non corrispondono al quadro del nostro Paese. I dati da valutare oggi sono altri. Quando si considerava esclusivamente l’indice di contagio non c’era il vaccino ed era chiaro che una percentuale di contagiati colpiva anche cittadini che rischiavano la vita. Oggi – ha detto ancora – quello scenario non c’è più perché gli ultraottantenni e i fragili li stiamo mettendo in sicurezza e qualche contagio in più non provoca ospedalizzazioni, terapie intensive o decessi”.

Per quanto riguarda invece “l’abbandono dei ‘colori’ e il passaggio a zone di rischio (alto, basso, moderato) è un’ipotesi alla quale si sta lavorando il Cts sta elaborando i dati. Credo che facciamo un passo avanti se arriviamo a prendere decisioni anche puntuali sul territorio per cercare di dare una risposta più corretta e coerente. Sostengo che dobbiamo dare delle possibilità in più laddove ci sono le condizioni”, ha spiegato ancora Costa.

Intanto, “possono esserci sicuramente degli anticipi per le riaperture dei centri commerciali e dei parchi tematici“, ha detto ancora il sottosegretario, aggiungendo: “Le date stabilite il 26 aprile nel Decreto ‘Aperture’ sono state stabilite con lo scenario di allora. Oggi dopo due settimane di piano vaccinale il quadro è cambiato e ovviamente è possibile che quelle date vengano riviste. Per i parchi tematici, la cui riaperture è prevista per il 1° luglio, oggi ci sono le condizioni per un anticipo. Anche per i centri commerciali bisogna fare delle differenziazioni e riflessioni Faccio l’esempio degli outlet che abbiamo assimilato ai centri commerciali mentre non lo sono, è come voler chiuder due vie del centro di Roma”.

Per Costa, inoltre, gli “stadi sono luoghi sicuri perché all’aperto e dove è facile stabilire il distanziamento e fare un controllo. Credo che nell’ultima giornata di campionato sia più sicuro avere qualche migliaio di tifosi negli stadi che non per strada e nelle piazze delle città. E’ una riflessione ancora aperta, per quanto mi riguarda farò il possibile. La lega ha fatto una richiesta di buon senso del 10% del pubblico in presenza. Nel merito si esprimerà il Cts”, ha concluso il sottosegretario.

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