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Il “coraggio” dei giovani meridionali

6 min di lettura

Per scegliere di rimanere a vivere e lavorare a Lamezia, come in qualsiasi citta del Sud, ci vuole coraggio, lo stesso, forse, di chi “sceglie” invece di fare le valigie. Tanti sono i giovani lametini che decidono di credere e investire nella propria città: un esempio è quello di Cristiano Matarazzo, che ha aperto un Caffè Letterario. Lo abbiamo incontrato per capire se è ancora possibile realizzare i propri sogni in una città come Lamezia.

di Valeria Folino

Qme Caffè Letterario

Per investire in un’attività, al giorno d’oggi, ci vuole davvero tanto coraggio, soprattutto in una città del Sud come Lamezia Terme. Ma, nonostante la crisi, nonostante tutte le difficoltà lavorative e imprenditoriali, nonostante tutti i problemi legati alla realtà calabrese (così attuali in questi giorni, alla luce dei recenti fatti di cronaca), qualcosa si sta muovendo.
E questo grazie alla determinazione e alla caparbietà di alcuni giovani concittadini.
È la Lamezia e la Calabria che resiste, storie di un Sud diverso da quello dell’eterno luogo comune da più parti propinato.
Un Sud fatto di trentenni ambiziosi e coraggiosi decisi nel voler dimostrare che, anche in una realtà difficile come la nostra, possono nascere opportunità per i giovani i quali, con una buona dose di intraprendenza e coraggio, possono ancora sperare di realizzare i loro sogni.
E, mentre l’Istat disegna per il 2016 un quadro desolante di una gioventù meridionale trincerata in casa con i genitori all’inseguimento di un lavoro che non c’è, giovani poco occupati, poco coinvolti e molto amareggiati; mentre politici e società li etichettano come scansafatiche, schizzinosi, bamboccioni e choosy, tuttavia ci sono molti ragazzi che ancora continuano a credere nelle possibilità di questa terra.
Molti che, con grossi sacrifici economici e non solo, investono ancora nella propria città, portando avanti una grossa sfida e dandole una speranza in più a chi vuole continuare a credere in un futuro possibile anche in Italia, anche al Sud, anche a Lamezia. Giovani calabresi che decidono di non andare via perché, se è pur vero che ci vuole molto coraggio per cercare un lavoro all’estero (purtroppo, nella maggior parte dei casi, non è  una scelta), è anche vero che rimanere è una decisione altrettanto coraggiosa.
Testardi e caparbi, in tanti decidono di non andare via e di insistere nel credere che per realizzare i propri sogni non bisogna per forza fare le valigie. Con la speranza che, un giorno, Lamezia possa diventare per tutti una città migliore, una città dove viene premiato il valore e non “l’appartenenza”, dove chi fa le cose con serietà, passione e professionalità riesce ad ottenere le meritate soddisfazioni senza aver bisogno di quelle “spintarelle” che hanno rovinato il nostro Paese. Dove per rimanere non ci vorrà più “coraggio”. Il coraggio di Cristiano Matarazzo, ad esempio.
Cristiano, 27 anni, studente della Facoltà di Sociologia vive a Lamezia Terme nella quale è socialmente molto partecipe e attivo (tra i suoi impegni anche il Rotaract). Il 27 ottobre 2016 ha inaugurato un’attività in società con Francesco Maglia, Antonio Maglia e Francesco Bonacci: Qmè, il Caffè letterario della città.
Perché non è vero che i giovani lametini si divertono solo con l’uso di droghe o con lo “sballo”  trasgressivo e nocivo, c’è anche un divertimento sano di ragazzi che, giustamente,  vogliono svagarsi un po’, trascorrere un po’ di tempo con gli amici, leggere un bel libro accompagnati da un buon vino o una birra magari, da un po’ di musica e da un po’ di allegria che può far solo bene a tutta la città.
«La frenesia del mondo in cui viviamo, capace di inghiottirci e monopolizzare il nostro tempo, si può riassumere attraverso una delle espressioni più comuni del meridione: “Cum’è?”
Il classico “Cum’è?”, equivalente di “Come va? Che si dice?”, è ormai diventato un intercalare, una domanda la cui risposta non è importante, esempio perfetto di come la frenesia lasci sempre meno spazio alla comunicazione, ai contenuti, alle riflessioni vere. Chiedere “Come va?” e andar via, senza neanche fermarsi ad ascoltare.
Qme Caffè LetterarioIl progetto “Qmè” nasce con l’obiettivo di offrire un’alternativa a tale paradosso. Se il punto di partenza è il chiedersi e chiedere come va, il “Qmè” vuole diventare un luogo e un tempo in cui potersi rispondere, in cui poter comunicare con se stessi e con gli altri.
Studiare accanto ad una tazza del nostro thè migliore, leggere un libro dalla nostra libreria gratuita, partecipare ad uno dei nostri eventi culturali, godere di una delle nostre mostre d’arte, rilassarsi a fine giornata ascoltando della buona musica, gustare un drink preparato dai nostri barman professionisti, o semplicemente chiacchierare con un amico davanti ad un caffè.
Il “Qmè” vuole diventare il punto di riferimento per chi cerca di evadere dal caotico vortice cittadino, un angolo in cui la calma vince sulla confusione, in cui il tempo scorre senza correre. Se volete finalmente regalarvi il tempo che meritate, il “Qmè” è il luogo in cui renderlo possibile»
. Questo si legge sulla pagina Facebook del Caffè.

Abbiamo incontrato Cristiano Matarazzo.

Qme Caffè LetterarioCristiano, cosa ha  significato per te, giovane calabrese, investire in una città, come Lamezia, dove mancano i servizi, dove le tasse ti strangolano, dove la mafia non ti dà respiro, dove corruzione e clientelismo regnano sovrani? È davvero tutto o solo questo Lamezia, o per i trentenni può rappresentare ancora un luogo in cui credere, in cui investire, in cui vivere, creare una famiglia e lavorare bene? 

«Ha rappresentato una sfida senza mezzi termini, per me e per i miei soci…ma il pensiero di mollare è anche peggiore…se tutti molliamo qua non resta nulla».

  • Ha mai pensato di andar via dalla sua città e dalla sua regione?

«Lamezia può essere ancora un bel posto in cui vivere serenamente…c’è sicuramente un gran lavoro da fare ma perché sprecare la possibilità di costruire? Io credo che si possa cambiare molto e che questo è un territorio vergine sotto molti punti di vista. Il che può essere stimolante in realtà. Ho pensato spesso a scappare a investire idee e forza fuori dove il terreno pare più fertile…ma questa è la mia città e prima di fare bene fuori bisogna far bene a casa tua».

  •  Tutti ormai sanno cos’è un Caffè Letterario, ma se dovesse spiegare a chi non conosce questo tipo di attività, come definirebbe “Qmè”? 


Qme Caffè Letterario«Qmè è un caffè letterario e questo prevede ovviamente eventi culturali e letterari…ma è anche un lounge bar…sempre tenendo il taglio del caffè letterario…un posto in cui rilassarsi e divertirsi senza stress…un ambiente raffinato ma anche molto informale».

  • Alla luce di questi sei mesi di “impresa”, che riscontro ha avuto da parte della cittadinanza? 

«In questi 6 mesi il riscontro è stato molto positivo…la gente inizia a seguire con più attenzione certe cose, si interessa alla cultura…e rimane sempre estasiata dal concetto che sta dietro al locale…quasi come se non credesse che a Lamezia si sia realizzata una cosa del genere».

  • Per concludere, qual è la speranza e l’augurio per la sua città?

«Il mio augurio per Lamezia è che possa continuare su questa strada…su questa nuova consapevolezza che si avverte soprattutto nell’indignazione totale della cittadinanza quando avvengono fatti di cronaca che gettano fango su chi lavora con onestà e impegno rischiando davvero…il mio augurio è che si possa andare sempre in questa direzione perché è la via della rieducazione, l’unica cosa che restituirà a questa città la sua dignità».

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