Corazzo (Carlopoli), ennesimo furto al Progetto Gedeone
3 min di letturaL’amara nota stampa di Antonio Mangiafave che denuncia l’accaduto
Comunicato stampa
Ennesimo furto al Progetto Gedeone a Corazzo, continuano a rubare sedie e tavoli. Ma non posso gridare “all’attentato” è solo un tavolino e 4 sedie, ma vi assicuro che l’amarezza è tanta, a voi non sembrerà nulla, ma questo ennesimo furto mi colpisce profondamente, tutti i sacrifici che facciamo sembrano ancora più pesanti, nell’indifferenza di chi ci prende pure in giro: “eh voi li avete lasciati in bella vista, te che volevate?!”.
Si li abbiamo lasciati in bella vista per farli usare a tutti, per far si che ci si possa fermare in questo luogo e avere un minimo ci confort.
Ma non importa a nessuno non è un attentato! Ma quante cose devono rubare perché lo sia?
“eh voi li avete lasciati in bella vista, te che volevate?!”. (cittadini)
“eh voi li avete lasciati in bella vista, te che volevate?!”. (istituzioni)
“eh voi li avete lasciati in bella vista, te che volevate?!”. (associazioni)
Sono un calabrese normale che ha scelto di vivere in Calabria, di non partire, di dare un senso al vivere quotidiano, di rifiutare le logiche clientelari e d’impegnarsi per il cambiamento di questa mia terra.
Non ho scelto la ‘ndrangheta e non ho scelto l’antimafia, ma la normalità, la più assennata, quella di tutti i giorni. Quella che tutte le mattine mi fa incontrare persone come me. O almeno così vorrei che fossimo tutti, semplicemente normali. Tra mille difficoltà vorrei che tutti ci riscoprissimo normalmente sognatori.
Sognare in Calabria significa sognare una Calabria normale. Attivarsi, essere disponibili a migliorare un luogo e ad aiutare le persone. Chi mi può capire, chi mi può aiutare a realizzare il mio desiderio, se non un luogo qualunque tra i mille che si trovano abbandonati in una valle o su una spiaggia o in un aranceto, nella mia terra?
Così mi sono avventurato sulla strada che porta a Corazzo, fino ai ruderi di una tra le circa 4600 abbazie cistercensi d’Europa. Ruderi sopravvissuti a mille anni di storia trascorsi, come se niente fosse, sulla pelle della mia terra. Ruderi che hanno vissuto il passaggio di personaggi eccezionali, “semplicemente” citati da Dante ad Obama. Uomini con la testa dura, come quella di molti calabresi.
Ho deciso di fermarmi in questo luogo incastonato nella Presila catanzarese. Oggi racconto a tutti i visitatori la storia, i protagonisti, la vita di questa abbazia. Lo faccio con la naturale passione che la mia terra merita.
Non sono solo in questa avventura. Mi accompagnano altre persone normali, come me, o almeno così vorrei che venissimo percepiti.
Animiamo e accogliamo chi arriva, coltiviamo origano, aglio e zafferano, raccogliamo il tiglio. Qualcuno parla di noi, qualcuno ci incoraggia, qualcuno no…
E’ da un po’ che mi domando se non sono troppo “normale” rispetto all’assurdo abbrutimento, all’indifferenza, alla rassegnazione che vedo divampare intorno a me. Di sicuro sogno la normalità, quell’assennata tendenza alla sopravvivenza del buono che caratterizza tutte le creature viventi ma che sembra non appartenere al creato da queste parti. Cerco di resistere, d’impegnarmi, di costruire e preservare, di combattere per cambiare. Voglio essere normale, sognatore di una Calabria normale. …….
“eh voi li avete lasciati in bella vista, te che volevate?!”.
Antonio Mangiafave